Chiude lo Spazio FORMA. Milano perde la sua Casa della Fotografia
Non è di buon auspicio per la cultura italiana cominciare l'anno nuovo con una notizia così avvilente: da gennaio verrà chiuso lo Spazio FORMA, la Casa della Fotografia di Milano, probabilmente il luogo di maggior prestigio e interesse dedicato alla fotografia in Italia.
FORMA era sorto nel 2005 e nel 2010 era diventato una Fondazione per iniziativa della casa editrice Contrasto, leader nel campo delle pubblicazioni sulla fotografia. Era senz'altro un progetto ambizioso rendere l'edificio fatiscente di piazza Tito Lucrezio Caro, di proprietà dell'Azienda dei Trasporti Milanesi, uno spazio stabile dedicato alle arti fotografiche, con aree espositive diversificate, una fornitissima libreria, una sala proiezioni dalla programmazione sempre aggiornata con film, mostre e incontri con i protagonisti della fotografia internazionale e, come se non bastasse, una fitta attività didattica trasversale, dai progetti per le scuole fino al master parauniversitario di alta formazione. Tre appuntamenti fissi scandivano il calendario annuale di FORMA: una grande collettiva sulla "Storia della fotografia", una monografica dedicata a "I grandi autori", e lo spazio dedicato allo sguardo contemporaneo su "I maestri della moda e del ritratto".
Un investimento notevole, più di 5 milioni di euro, per donare alla città un luogo di incontro e di scambio di idee, che valorizzasse la grande fotografia italiana, la portasse al grande pubblico e ne favorisse il confronto con i grandi maestri internazionali. FORMA aveva attrezzato un'area espositiva di 800 mq con un'illuminazione per layout differenziati, predisposto due sale per gli appuntamenti di più ampio respiro e allestito la Sala Bianca per mostre più intime e raccolte. Si era infine dotata di uno Spazio Laboratorio, di aule didattiche e di un Ristorante.
Un intervento che, oltre all'interesse culturale in senso stretto, ha donato una rivalutazione patrimoniale senza pari a quegli spazi dismessi dell'ATM. Ma sappiamo tutti, oramai, che la crisi è in grado di spazzare via tutto, e anche il buon senso. E così, in un momento di difficoltà causato dalla riduzione degli investimenti privati, FORMA chiede alle istituzioni, ATM e Comune di Milano, di poter continuare a utilizzare quegli spazi in comodato d'uso, senza pagare più il fitto. Una richiesta irrisoria a fronte degli sforzi imprenditoriali iniziali e del servizio offerto per quasi dieci anni alla città di Milano.
Così il presidente Roberto Koch ci ricostruisce i tentativi degli ultimi anni di far sopravvivere FORMA a Milano: «Credo che abbiamo dato di più di quanto chiediamo. Al contrario chiedevamo solo una piccola restituzione del credito che avevamo maturato. In questi nove anni abbiamo visto quattro Assessori alla Cultura, tre Presidenti dell'ATM, però non si è riusciti ad arrivare ad un punto. Quando il nuovo presidente dell'ATM, Bruno Rota, è stato messo in carica alla fine del 2011 da parte della nuova giunta di Milano del sindaco Pisapia, abbiamo ripreso con lui un discorso fatto con il Presidente precedente, Catania, che era arrivato a una conclusione, ma lui ci ha detto "Il nostro core business è un altro, ATM non si può occupare di cultura"».
FORMA chiude, dunque, ma la sua reputazione a livello nazionale e internazionale è diventata così alta che non potrà far altro che aprire altre sedi in altre città e tentare investimenti all'estero. Magra consolazione e più che altro una sconfitta per la città di Milano e per la cultura italiana.
L'ultima mostra a FORMA, visitabile fino al 12 gennaio, si chiama "Una passione fotografica. Immagini da 8 anni di mostre", una retrospettiva di quanto la Casa della Fotografia abbia saputo offrire dalla sua nascita fino ad oggi. Tantissimi i fotografi in mostra: Richard Avedon, Piergiorgio Branzi, Gianni Berengo Gardin, Robert Capa, Stefano Cerio, Lorenzo Cicconi Massi, Elliott Erwitt, Maurizio Galimberti, Mario Giacomelli, Mimmo Jodice, William Klein, Wendy Sue Lamm, Jacques Henri Lartigue, Saul Leiter, LIFE, Martial, Nino Migliori, Erwin Olaf, Martin Parr, Marco Pesaresi, PREMIO F, Martin Schoeller, Massimo Siragusa, Phil Stern, Paolo Ventura, Albert Watson, WOMEN CHANGING INDIA, Andrew Zuckerman.
Abbiamo intervistato il presidente Roberto Koch che, nelle toccanti note all'ultima mostra ha citato Manet: «Fare una mostra è cercare amici e alleati per la battaglia, ha scritto Edouard Manet nel 1867. E in effetti, si organizzano mostre per convincere, per sensibilizzare, per imporre un’idea, proporre uno stile, per voltar pagina. Insomma, e come diceva Manet, per partire in battaglia. Anche la fotografia non sfugge a questa regola. Anzi, sembra forse che l’aforisma di Manet sia stato composto proprio pensando alla fotografia – e chissà se poi in fondo non sia stato veramente così».