Chi ha scritto la biografia del Principe Harry: la storia di JR Moehringer, biografo da Pulitzer
Tutto è cominciato con un'autobiografia, quella di John Joseph "J.R." Moehringer, la sua. Agassi, dopo averla letta, gli ha chiesto di aiutarlo a scrivere la sua storia e così è nato "Open", uno dei casi editoriali di questi ultimi anni. Poi si è accodato Phil Knight, fondatore di Nike. Nativo di New York, 57 anni, Moehringer è cresciuto a Manhasset con una madre single. Ha origini italiane da parte del padre e una grande attitudine per la scrittura. Nei primi anni '90 lavora per il New York Times e per il Los Angeles Times, ma non solo. Nel 2000 vince il premio Pulitzer e nel 2005 decide di raccontare con un libro la sua storia, la sua gioventù. Il romanzo si intitola "Il bar delle grandi speranze" e darà il via alla sua carriera da ghostwriter che lo porterà a quello che è già il caso editoriale dell'anno, ovvero il libro del Principe Harry, "Spare".
Da Agassi al principe Harry, come è diventato ghostwriter Moehringer
Il tennista Andre Agassi, il fondatore di Nike, Phil Knight e infine, appunto, il principe Harry. Tre biografie scritte da lui, ma non firmate. La prima volta è stata quando, dopo aver letto The Tender Bar, Agassi lo nota. Leggendo il romanzo si rende conto che immergersi nella storia è semplice, non è come cercare di terminare la solita autobiografia scritta con menzioni e varie citazioni. Il libro è romanzato, scorrevole e gli suscita il desiderio di raccontarsi al pubblico allo stesso modo.
Così il tennista contatta il ghostwriter e nel 2009 nasce "Open", considerato un esempio di come scrivere un libro autobiografico di uno sportivo, che scava in maniera cruda e onesta la vita ben nota di un personaggio già celebre e conosciuto. Agassi racconta che per scrivere le sue memorie Moehringer si è trasferito vicino da lui a Las Vegas, dove il tennista gli aveva comprato casa per farlo lavorare al suo libro. Tutto ciò che aveva chiesto lo scrittore era di avere in casa un lungo tavolo su cui poter disporre le scene che avrebbe dovuto mettere insieme, come fosse una collana. Si incontravano al mattino da Whole Foods per fare colazione con i burritos e discutere del loro progetto.
Il metodo utilizzato da Moehringer per scrivere le biografie dei personaggi famosi
Attento e meticoloso nel lavoro, quando comincia un libro non riesce a dormire di notte finché non lo finisce. Questo è il metodo di Moehringer da ghostwriter, ma non sono tutti uguali gli scrittori. Alcuni incontrano il soggetto un paio di volte, poi proseguono telematicamente con telefonate, e-mail e messaggi. Altri invece trascorrono qualche ora in una stanza con la persona di cui devono raccontare la storia, o ancora chi per un giorno segue la routine quotidiana della vita pubblica e privata del soggetto. Non è il caso di Moehringer, non lo è stato quando ha dovuto scrivere il libro di Agassi.
Il suo lavoro, come riportato dal New York Times, è quello di estrapolare informazioni inedite sui personaggi che deve descrivere, sollecitandoli o ponendo loro domande ‘scomode'. Agassi ha rivelato che Moehringer con lui l'ha fatto, ponendogli domande difficili, necessarie per aiutarlo a scavare più a fondo, ma l'approvazione ultima di ciò che veniva scritto era sempre sua. Per questo si sentiva al sicuro durante la stesura e voleva che venisse riconosciuta la bravura dell'autore inserendo il nome sulla copertina del libro, ma Moehringer ha preferito restare anonimo.
La discrezione del ghostwriter e il motivo della firma nascosta
La sua discrezione è uno degli ingredienti segreti per il suo successo, ma è anche il motivo per cui non è trapelato nulla riguardo il suo rapporto interpersonale con il principe Harry o ulteriori romanzi da lui scritti senza firma, al di fuori di questi famosissimi tre. A rivelarlo è Will Schwalbe, che era il capo redattore di Hyperion quando ha pubblicato "The Tender Bar": "Altre biografie scritte da Moehringer come ghostwriter? È difficile dirlo – ha detto Shwalbe – è il terzo di cui sono a conoscenza. Potrebbe essercene uno là fuori che non conosco".
Questo perché molti non vogliono ammettere di essersi fatti aiutare. "L'analogia che faccio sempre – ha detto al New York Times Morel, l'agente che mette in contatto ghostwriter e personaggi di vari mondi – è che un tempo nessuno avrebbe mai ammesso di avere appuntamenti su Internet, mentre ora tutti ne parlano. In passato, nessuno avrebbe mai ammesso di lavorare con un ghostwriter o un collaboratore, mentre ora la cosa è ampiamente accettata". Non è il caso né di Agassi, né di Harry che non hanno avuto problemi a far emergere il nome del loro ‘collaboratore' nonostante non sia presente sulla copertina.
La risposta di Moehringer alle critiche social sui ‘troppi errori' presenti nel libro
Oltre 400mila copie vendute nel Regno Unito nel giorno della sua uscita, Spare è il libro più letto degli ultimi giorni. Il connubio del membro della famiglia reale con il celebre ghostwriter ha consentito un'ampia diffusione e suscitato grande interesse pubblico. Non sono mancate le polemiche, però, che hanno accusato l'autore di non essere stato preciso nel riportare le vicende. Sui social sono arrivate numerose critiche riguardo incongruenze nella narrazione di eventi storici, testimoniati anche con foto e video. Un esempio è un affermazione di Harry sul giorno della morte della regina Elisabetta II nel marzo 2002. Il principe ha sostenuto di trovarsi all'Eton College, ma le foto che precedono i giorni della morte della regina testimoniano il contrario. Pare che Harry in quei giorni, come riporta GBNews, fosse a sciare in Svizzera. Ha poi raccontato il primo appuntamento della moglie, ricordandola vestita con maglione e jeans, ma l'ex attrice di Suits lo smentisce sostenendo di aver indossato un abito. L'incongruenza più grande però è stata riscontrata dagli storici nel racconto della sua discendenza. Harry ha sostenuto di essere il "bis-bis-bis-bis-bis-nipote" di re Enrico VI, il quale però, stando agli studi degli storici, aveva avuto un solo figlio morto a 17 anni nella battaglia di Tewkesbury nel 1471. Il monarca del XV secolo non ha avuto altri discendenti, quindi l'esiliato duca del Sussex non sarebbe stato onesto nel racconto.
A queste e altre critiche o riflessioni ha risposto direttamente Moehringer con un post su Twitter in cui riporta una frase di Spare, il libro di Harry in cui il principe sostiene che "il confine tra memoria e realtà, tra interpretazione e fatto è sfocato. Ci sono errori involontari. Qualunque sia la causa, la mia memoria è la mia memoria… c’è tanta verità in ciò che ricordo e come lo ricordo, quanta ce n’è nei cosiddetti fatti oggettivi".