Chi erano davvero i Re Magi: i nomi, da dove provenivano e i dubbi sulla loro storia
Il 6 gennaio, ogni anno, secondo la tradizione religiosa cristiana si festeggia l'Epifania, il primo giorno in cui Gesù si mostra in pubblico dopo essere nato, e si commemora anche l'arrivo a Betlemme, città natale di Gesù, di tre re magi. Questi, secondo le narrazioni tradizionali, arrivano dopo un lungo viaggio in cui hanno seguito una stella cometa, e portano dei doni per la nascita di Gesù. Si tratta, tradizionalmente, di tre uomini chiamati Melchiorre, Baldassarre e Gaspare, che portano rispettivamente oro, incenso e mirra come doni.
L'unico testo cristiano canonico che parla dei re magi è il vangelo di Matteo, nei primi 12 versetti del secondo capitolo. Il vangelo parla solo di "alcuni magi" che "giunsero da oriente". Tuttavia, attraverso la storia e grazie ai vangeli apocrifi – cioè non considerati parte del canone cristiano ufficiale – si è diffuso il mito dei re magi come è conosciuto oggi. Nella tradizione, come detto, sono tre, ma alcuni testi parlano anche di un quarto magio.
I Re Magi sono realmente esistiti?
Storicamente, il termine "magi" viene dal persiano antico e si riferisce a dei sacerdoti del popolo dei Medi, che abitava il moderno Iran. In particolare si tratta di sacerdoti dello zoroastrismo, una religione basata sugli insegnamenti del profeta Zarathustra – oggi ancora praticata dalle comunità Parsi soprattutto in India.
Secondo le testimonianze arrivate dallo storico greco Erodoto, vissuto nel quinto secolo prima della nascita di Gesù, il legame tra religione e astronomia era molto forte tra i Medi, e i sacerdoti erano le persone più colte all'interno della comunità. Per cui si può pensare ai magi, nel racconto di Erodoto, come a degli astronomi, saggi che si occupavano anche dell'interpretazione dei sogni. Proprio perché i sacerdoti erano considerati persone con poteri magici, la parola "magio" ha la stessa origine della parola "mago" in italiano.
L'origine dei Re Magi raccontata dai loro nomi
Nel vangelo di Matteo, l'unico testo canonico della Chiesa cattolica che parla dei magi, non vengono riportati i loro nomi. Si pensa che questi siano stati aggiunti al mito secoli dopo. In particolare i nomi Melchiorre, Baldassarre e Gaspare – i più usati nella leggenda raccontata dai cristiani in Europa – verrebbero da un manoscritto greco che risale al quinto o al sesto secolo, scritto ad Alessandria d'Egitto e arrivato all'epoca contemporanea solo con una traduzione di alcuni secoli dopo.
In altre zone del mondo, le comunità cristiane non usano gli stessi nomi. In Armenia, ad esempio, si sono diffusi i nomi Kagpha, Badadakharida e Badadilma, mentre in Etiopia si parla di Hor, Karsudan e Basanater e in Siria di Larvandad, Gushnasaph e Hormisdas.
Anche il fatto che fossero "re" è stato aggiunto dopo. Fin dal terzo secolo si iniziò a parlare di re perché un passaggio del Vecchio testamento, nella Bibbia, parlava di re che avrebbero reso onore al salvatore del popolo ebraico. Infine nel Medioevo, uno dei salmi – cantilene sacre – recitati nella festa dell'Epifania parla di alcuni "re" che portano dei doni.
Perchè i Re Magi portano oro, incenso e mirra
I tre doni dei magi – oro, incenso e mirra – sono tra i pochi dettagli che vengono citati direttamente nel vangelo di Matteo. Per i primi due, è piuttosto apparente il motivo per cui fossero ritenuti dei doni importanti. Si tratta di materiali estremamente preziosi e che simboleggiano rispettivamente regalità e sacralità.
Per quanto riguarda la mirra, invece, questa è una resina che si ottiene lavorando la corteccia di alcune piante, diffuse sopratutto in alcune aree dell'Africa orientale e della penisola arabica. All'epoca, era una sostanza utilizzata in molti rituali sacri, quindi ha un valore simbolico come dono. Tra l'altro, la mirra viene usata anche per ungere il corpo di Gesù prima che venga sepolto, quindi si ricollega nella simbologia cristiana alla sua natura divina.
Perché i Re Magi potrebbero essere quattro anziché tre
Il numero tre è emerso nei secoli di tradizione cristiana, dato che il vangelo di Matteo parla solo di "alcuni magi". È un numero con una forte valenza simbolica, e potrebbe essere nato sia per corrispondenza con alcuni passaggio della Bibbia, sia per sottolineare che tutto il mondo (il numero tre spesso indica la totalità, ed era anche il numero di continenti conosciuti all'epoca) onorava la nascita di Gesù. Più semplicemente, si parla di tre magi anche perché i doni erano tre.
Tuttavia, uno dei racconti tradizionali legati alla storia dei magi parla di un quarto magio, chiamato in alcune versioni del racconto Artaban, partito con gli altri tre, che avrebbe portato in dono alcune perle. Nel corso del viaggio, però, avrebbe donato tutte le perle a persone bisognose e alla fine non se la sarebbe sentita di presentarsi davanti a Gesù senza un dono. Al racconto di Artaban ha dedicato un intero libro il pastore presbiteriano Henry van Dyke, nel 1896, intitolandolo "Artaban, il quarto re".
Seguirono davvero la stella cometa?
Una "stella cometa", in termini astronomici, non esiste: stella e cometa, infatti, sono due corpi celesti completamente diversi. In particolare, mentre le stelle sono masse di gas che bruciano ed emettono luce, le comete sono solitamente fatte di ghiaccio e di roccia, si muovono nello spazio e in alcuni casi possono essere osservate.
Nel vangelo, Matteo parla di una stella. Si deve forse al pittore Giotto l'idea che questa fosse una cometa: nel dipinto L'adorazione dei magi, completato nel 1305, appare infatti la classica rappresentazione di una stella con una ‘coda' luminosa.
Secondo il cosmologo e astrofisico americano Grant Mathews, invece, avrebbe potuto trattarsi di un allineamento tra il Sole, Giove, la Luna e Saturno. Questo evento astronomico, avvenuto attorno all'anno 6 avanti Cristo, avrebbe potuto indicare ai magi la direzione di viaggio a est, dato che in quella direzione era visibile l'allineamento.
Dove vanno i Re Magi dopo la visita a Gesù
Anche il viaggio dei magi dopo la visita a Gesù bambino viene raccontata nel vangelo di Matteo. Dopo aver elencato i doni consegnati, infatti, il testo riporta che i magi vorrebbero tornare a Gerusalemme, per comunicare al re Erode l'esatta posizione di Gesù. Tuttavia, un angelo appare loro in sogno e li avvisa di non farlo, perché Erode aveva intenzione di uccidere il bambino.
Perciò, "per un'altra strada" i magi ritornano "al proprio paese", dice il vangelo. Da quel momento i magi non vengono più citati, e la storia prosegue con un altro angelo che avvisa Giuseppe, compagno di Maria, la madre di Gesù, di fuggire in Egitto perché Erode non uccida Gesù.