Chi era Amalia Signorelli, l’antropologa scomparsa a 83 anni: da De Martino alla tivù
Se ne è andata a 83 anni Amalia Signorelli, studiosa con una lunghissima storia di ricercatrice e accademica nelle Università di Urbino, Napoli e Roma. Da antropologa, prima di diventare un'importante opinionista per giornali e televisioni, si è occupata dei processi di modernizzazione e del cambiamento culturale nell'Italia meridionale, di migrazioni, di clientelismo, della condizione femminile, delle trasformazioni e le culture urbane. Suoi molti studi sulla cultura popolare a Napoli e in Campania nel Novecento.
Negli ultimi anni, Amalia Signorelli è stata opinionista nei programmi televisivi Ballarò, Dimartedì, Fuori onda, Otto e mezzo e Servizio pubblico. Nata a Roma, si era laureata nel 1957 discutendo una tesi diretta da Ernesto de Martino, conosciuto durante l'anno accademico 1954-1955 mentre teneva un corso di Etnologia nella Facoltà di Lettere dell'Università di Roma. A partire dal 2014 scriveva per Il Fatto Quotidiano.
Faceva parte, dunque, della schiera degli allievi di De Martino, con cui ha collaborato successivamente in programmi di ricerca sotto la direzione di De Martino, Tullio Seppilli e Angela Zucconi. Il suo impegno sociale si concretizzava nei suoi studi, per molti anni ad esempio la Signorelli è stata impegnata nell'Ufficio studi dell'Istituto per lo sviluppo dell'edilizia sociale. Mentre all'Università di Napoli, facoltà a cui ha formato importanti generazioni di nuovi antropologi, così come a Roma, ha diretto il Centro di ricerca audiovisiva sulle culture popolari.
Negli ultimi anni, molti dei suoi sforzi di studiosa si erano concentrati sui temi dell'emigrazione, è stata consulente della CEE e dell'ILO per l'emigrazione. Nel 2011, per Selleio Editore, aveva dato alle stampe "Pensare e ripensare le migrazioni". Diversi gli studi anche su antropologia urbana in relazione all'urbanistica delle nostre grandi città.