Chi è Sylvain Bellenger, il neo direttore del Museo di Capodimonte
Siamo andati al Museo di Capodimonte di Napoli per conoscere il nuovo direttore Sylvain Bellenger, nominato l’estate scorsa in seguito al concorso per la selezione dei venti nuovi direttori dei principali musei italiani. Bellenger è uno dei due direttori stranieri, sono otto in totale in Italia, presenti in Campania. L’altro è il tedesco Gabriel Zuchtriegel che guida il Parco Archeologico di Paestum.
Francese, 60 anni, Bellenger si è laureato in filosofia nel 1978 e poi specializzato in storia dell’arte alla prestigiosa École du Louvree della Sorbonne. Dal 2012 e fino a pochi mesi fa ha diretto il dipartimento di pittura e scultura europee medioevali e moderne all'Art Institute di Chicago. Dal 2005 al 2010 è stato curatore capo all’Institut National d’Histoire de l’Art (INHA) di Parigi. Dal 1999 al 2005 è stato curatore della sezione di pittura e scultura europea al Cleveland Museum of Art. Dal 1992 al 1999 ha lavorato come direttore e curatore capo del Château and Museums of Blois. Dal 1987 al 1991 è stato direttore dei Museums of Montargis, in Francia. Ha inoltre collaborato con la Getty Foundation, la National Gallery of Art di Washington, a Yale e a Palazzo Farnese a Roma.
“È stato Capodimonte a farmi compiere la scelta di storico dell’arte dopo che lo visitai nel 1980 – ci ha raccontato Bellenger – ed oggi posso dire che è per me un sogno esserne diventato il direttore. È sicuramente la più grande sfida della mia carriera”.
Tra i nuovi progetti in programma per Capodimonte Bellenger ci ha anticipato un grosso impegno per il Bosco: “Ci sono 17 edifici oltre al Museo di grande valore storico. Sto lavorando a un progetto di partnership con molte università tra cui quella del Texas, la Sorbonne e anche l’università di Tokyo per dei progetti di scambio di ricercatori, artisti… poi sto lavorando all’idea di mettere in rete i grandi porti del mondo con Napoli, quindi Genova, Marsiglia, Lisbona, ma anche Stoccolma, Shanghai”.
Tra i primi problemi da risolvere invece Bellenger ci ha spiegato che “innanzitutto, dobbiamo migliorare l’accessibilità al Museo e al Bosco. Internamente dobbiamo lavorare all’accorpamento degli uffici che ora sono seminati un po’ ovunque ed è impossibile per me coordinarli in modo efficace. Inoltre posso da subito garantire che finché ci sarò io qui il Bosco non sarà mai né privatizzato, né chiuso ai cittadini, né a pagamento. Le associazioni che in questi mesi si sono fatte sentire per paura che avvenisse qualcosa del generre possono stare tranquille. Anzi io voglio creare un corpo speciale di cittadini napoletani a difesa del Bosco, “Gli amici del Bosco”. Quando la domenica sera vedo il parco pieno di rifiuti non riesco ad accettarlo. Io stesso sto per trasferirmi qui, all’iinterno del Parco perché voglio vivere nel sito ed essere sempre presente”.
In ultimis, gli abbiamo chiesto di commentare la polemica di questa estate in merito alla nomina dei direttori "stranieri" a cui Bellenger ci ha risposto prima con una battuta: "Devo dire che io sono Normanno e i Normanni erano qui a Napoli prima degli italiani!" e poi "Devo dire che io capisco che qualcuno possa non essere felice al 100% di avere un direttore non italiano alla guida di un museo così prestigioso. Il patrimonio artistico è qualcosa in cui un popolo investe il proprio orgoglio la propria identità. Ma io non mi sento straniero né qui, né quando ero negli Stati Uniti, oggi viviamo in mondo globale e il concetto di straniero è molto difficile da definire".