Alla mia richiesta d'aiuto ricevo due risposte: una amichevole, una amicale. Entrambe possono essere calde, cordiali, affabili, ma non sono affatto la stessa cosa. Quale preferiremmo ricevere? Che differenza c'è? (È anche su queste questioni apparentemente semplici come questa che la nostra lingua mostra la sua complessità.)
‘Amicale' è spesso indicato, nei dizionari, come sinonimo di ‘amichevole'. Alcuni autori, più precisi, evidenziano che ‘amicale' è meno comune, e appartiene a un registro linguistico più elevato, a un parlare più ricercato. Ma non è qui che si trova la differenza che c'è fra queste due parole.
Condividono la medesima base, cioè ‘amico': ciò che balza all'occhio è che però vi aggiungono due suffissi diversi, cioè ‘-ale' ed ‘-evole'. Sono entrambi suffissi propri di aggettivi, ma sono proprio loro a veicolare sfumature differenti.
Il suffisso ‘-evole' lo troviamo in piacevole, biasimevole, onorevole, compassionevole. E ci appare, per così dire, più dinamico: partendo da un verbo (o da un nome), descrive un'attitudine, o spesso un'azione, agita o subita. Una cosa piacevole dà piacere, una cosa onorevole è da onorare, il compassionevole è volto e intento alla compassione. Quindi? L'amichevole agisce da amico. Il suffisso ‘-ale', invece? È più neutro, e non si porta dietro simili sfumature: personale, finale, attuale, patrimoniale. Sono parole pulite. Il risultato è che ‘amicale' descrive un'aggettivazione più strettamente vincolata al concetto di amico, e indica una qualità più intima e solida. Insomma, se l'amichevole si comporta da amico, l'amicale è amico, e c'è una bella differenza.
Se con Tizio ho un rapporto amichevole, vuol dire che fra noi ci comportiamo in maniera cordiale. Anche se magari non ne conosco il nome, anche se non abbiamo mai parlato di niente più del tempo. Se con Caio ho un rapporto amicale, vuol dire che io e Caio siamo amici, senza ulteriori dubbi, margini o sfumature. Un discorso amichevole può essere gradevole ma vederci completamente disinteressati; un discorso amicale è complice, e ci siamo dentro fino al collo.