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Che cos’è il Nuovo Umanesimo di cui parla Giuseppe Conte

Non è la prima volta che il premier Giuseppe Conte parla di “Nuovo Umanesimo” nei suoi discorsi. Ma cosa vuol dire con quest’espressione? Dal concetto di “humanitas” nei latini, fino al Rinascimento e poi alle teorie del filosofo della complessità, Edgar Morin, perché il concetto di Umanesimo è sempre attuale.
A cura di Redazione Cultura
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"Molto spesso negli interventi pubblici pronunciati ho evocato la forma di un nuovo umanesimo: non ho mai pensato fosse lo slogan di un governo, ma un orizzonte ideale per il Paese". Così parlò Giuseppe Conte, il premier incaricato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per la formazione di un nuovo governo, sostenuto dalla coalizione M5S e Partito Democratico. L'attuale presidente del Consiglio dei ministri, nonché con ogni probabilità il futuro, non è nuovo, come lui stesso ha evidenziato, all'utilizzo di un'espressione del genere: Nuovo Umanesimo. Locuzione probabilmente dovuta non solo alla formazione giuridica del premier, ma anche alla sua concezione della politica, a partire da quella sovrapposizione tra "popolo" e "populismo" che diede ai tempi della formazione della prima maggioranza di governo, quella gialloverde che per quattordici mesi lo ha sostenuto. Nello specifico, di cosa parla Conte quando accenna a un "Nuovo Umanesimo"?

Il Nuovo Umanesimo secondo Giuseppe Conte

Quando il premier Giuseppe Conte parla di "Nuovo Umanesimo" cita, innanzitutto, il filosofo e pedagogista Edgar Morin, che nel volume "Insegnare a vivere. Manifesto per cambiare l'educazione" usava l'espressione "nuovo umanesimo", a proposito della necessità del genere umano di tornare a quell'umanesimo, concetto di origini rinascimentali, che rimetteva al centro l'uomo e le sue naturali inclinazioni, contro le storture (medievali all'epoca, del capitalismo sfrenato oggi). Ecco cosa scriveva Morin:

Come fare a riunire i saperi delle varie discipline? Serve un pensiero complesso che permetta di unire ciò che è separato. Oggi serve un nuovo umanesimo… Come apprendere a vivere? La conoscenza non si ha con la frammentazione ma con l’unione. È necessaria una riforma della conoscenza del pensiero, un nuovo umanesimo globale che sappia affrontare i temi della persona e del pianeta. I giovani oggi si sentono persi, non trovano le ragioni dell’essere. Durante la seconda guerra mondiale i ragazzi dovevano resistere al nazismo, divennero partigiani, contribuirono a liberare le loro vite e le loro nazioni. E oggi? Oggi i giovani sono chiamati ad affrontare un compito ancora più ampio: la salvezza del genere umano. Hanno una missione grande davanti a loro e dobbiamo educarli ad apprendere e a maturare una conoscenza adeguata ad assolvere a questo compito fondamentale a cui sono chiamati.

Nel richiamo a quel "nuovo umanesimo globale che sappia affrontare i temi della persona e del pianeta" è evidente l'allaccio, a sua volta, ai temi relativi a uno sviluppo sostenibile e alle energie rinnovabili di cui ha più volte parlato il presidente uscente e rientrante allo scranno più importante del Consiglio dei ministri. Ma il nuovo umanesimo di cui parla Giuseppe Conte ha, a sua volta, un forte legame all'umanesimo di stampo rinascimentale, che a sua volta si richiamava al significato più alto della parola latina "Humanitas", che rimanda ai tratti essenziali e costitutivi dell'essere umano, cioè tutto ciò che è degno dell'uomo e che lo rende civile, innalzandolo sopra la barbarie. Ovviamente, nell'accezione moderna, da Morin in poi (di recente, nel 2017, il filosofo e storico Michele Ciliberto ha pubblicato per Laterza un volume dal titolo "Il nuovo umanesimo") il nuovo umanesimo diventa accoglienza della sfida della complessità e suggerisce una più moderna – diremmo aggiornata – corretta e completa proposizione dell’essere umano come espressione della vita.

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