Chissà cos'avrebbe pensato Charles Bukowski, nato il 16 agosto 1920 ad Andernach, in Germania col nome di Heinrich Karl Bukowski e famoso con lo pseudonimo letterario di Henry Chinaski, del successo inarrestabile dei suoi versi su Twitter e Instagram. E chissà se quest'epoca cinica, primitiva e "disintermediata" forgiata nel suo immaginario anche dai suoi sei romanzi, decine di racconti e migliaia di poesie gli avrebbe ispirato qualcosa, oppure l'avrebbe liquidata con un'altra bevuta. Non c'è intervista o rarità video su YouTube in cui non stia fumando una sigaretta, l'autore di "Taccuino di un vecchio sporcaccione" e "Post office", cosa impossibile al giorno d'oggi. Charles Bukowski era nato in terra di Germani, dove aveva vissuto per soli sei anni, se n'era andato ben prima che il nazismo prendesse il potere. Benché fosse di origini polacche, suo padre era un cittadino americano, sua madre tedesca. Ma la sua città a cui resterà per sempre legato il suo nome è Los Angeles, quella in cui morirà nel 1994.
"La gente è il più grande spettacolo del mondo. E non si paga il biglietto" scriveva dal suo Novecento, senza sapere cosa sarebbe successo poi con l'avvento dei social network e la corrispondente commedia umana d'oggi. Quel secolo, d'altronde, è passato. Morto e sepolto.
Un secolo dove uno scrittore talentuoso se la passava male per gran parte della vita e poi, improvvisamente, arrivava il successo a causa di qualcuno che ci aveva visto giusto, che magari vedeva lungo. Con la possibilità che le cose andassero persino peggio. D'altronde, dell'epoca in cui era solo un impiegato postale, Charles Bukowski disse che avrebbe dovuto scegliere se diventare pazzo continuando a lavorare lì oppure diventare uno scrittore e morire di fame. E lui scelse di morire di fame, diventando immortale.
Invece arrivò il successo. Tanto successo. Per questo santo bevitore, sfrenato accumulatore di esperienze sessuali, che sulla pagina voleva riportare semplicemente la vita. E per lui la semplicità era tutto, perché è lì che si può trovare la profondità. Quella fu la chiave del suo successo. Che post mortem è diventato inarrestabile e ancora oggi si stampa qualsiasi cosa abbia la sua firma in calce. Quello no, non è mai cambiato nell'industria editoriale. D'altro canto, lo scrisse lui stesso: "Secoli di poesia e siamo sempre al punto di partenza".