Cesare Cremonini su Alaska Baby: “Ho messo in discussione me stesso, per non ripetermi dovevo evolvermi”
In occasione della tappa napoletana del firmacopie di Alaska Baby, ottavo album da solista e dodicesimo in carriera, primo in tutte le classifiche FIMI, abbiamo incontrato Cesare Cremonini a Napoli, chiedendogli cosa lo ha spinto fino in Alaska, un'esperienza totalizzante dalla quale è stato tratto un documentario che sarà distribuito da Disney+ a partire dal prossimo 18 dicembre.
Un nuovo disco è sempre un nuovo inizio. Che inizio è quello di Alaska Baby?
Venivo da un momento molto importante della mia carriera, gli stadi, Imola, esperienze in cui ti specchi con te stesso e con quello che hai dato in 25 anni di carriera. In un momento in cui quasi tutti i primi dischi in classifica sono di artisti esordienti, non sarei mai riuscito a tirare fuori la forza, il desiderio e la fame necessari senza rimettermi in discussione come persona. Quella fame me la sono andata a cercare in giro per il mondo, ho dovuto fare dei passaggi umani molto importanti per creare un album come Alaska Baby.
A proposito di rimettersi in discussione, hai parlato di mettere da parte l'ego. Quanto è difficile farlo quando sei una delle popstar più amate d'Italia?
Quando parlo di ego mi riferisco a quella parte di te che serve per aggredire il mondo, per conquistare gli altri portandoli a seguirti nella tua avventura musicale. Quando poi devi andare a scrivere, a raccontare te stesso, è necessario evolversi artisticamente per non ripetersi e per non sederti sugli allori. A questo punto l'ego diventa un problema ed ecco perché avevo bisogno di uno shock per tornare alla condizione di intimità che serve per raccontarsi.
Questa evoluzione a cosa ti ha portato?
Posso confessare di aver vissuto sempre con l'idea che il risultato di quello che facevo sarebbe stato determinante per la mia felicità. Ho deciso di mettere in crisi questo modello: devi vincere prima di proporre un album al pubblico, dentro di te, mentre ci lavori, mentre lo realizzi e quello che succederà dopo sarà la conseguenza. Alaska Baby rappresenta questo passaggio per me.
La vita è fatta anche di incontri, come quello con Elisa, Luca Carboni e Davide Petrella. Che importanza hanno avuto per te e per la tua carriera?
Non sono feat. quelli con Luca e con Elisa, sono incontri umani, inaspettati e giganteschi per me. Davide Petrella è la stella polare di una grossa parte della musica italiana e di un cantautorato piuttosto evoluto di Napoli e io sono orgogliosissimo del suo percorso. C'è una parte dei miei dischi che io compongo sempre insieme a lui, è una parte fondamentale. Davide e Napoli mi hanno insegnato della cose che non avrei mai potuto avere. Napoli ha un legame con Bologna fortissimo, cosa può volere di più un bolognese nella vita se non un sold out al Maradona?