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Cerchi nuova musica sul web? Biennale Musica presenta “/nu/thing”: le “cose nuove” raccolte e discusse in un blog

Editoria musicale, sale da concerto, negozi di dischi, non ospitano più le vere novità del panorama musicale internazionale. Dove trovare, dunque, nuova musica di ricerca? /nu/thing è la risposta di Biennale Musica.
A cura di Luca Iavarone
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Un annuncio su tutti ci è sembrato intrigante quest'anno in Biennale: Ivan Fedele, direttore del Festival Internazionale di Musica Contemporanea, lascia, per un giorno, carta bianca a un giovane collettivo riunitosi attorno ad un blog musicale di ricerca, i /nu/thing. L'occasione ci è sembrata ghiotta per intervistare i musicisti e gli ideatori di questo progetto, che si prefigge di creare una piattaforma web di proposta e discussione intorno alla musica contemporanea emergente.

Partiamo dal nome /nu/thing: i rimandi possono essere tanti, dal collettivo Wu Ming, il gruppo di scrittori indipendenti nato nel 2000 e che, nel 2004, sfornò il romanzo "New Thing" (ad opera di Wu Ming 1, ovvero Roberto Bui) incentrato sulle sperimentazioni degli anni '60, all'assonanza con ‘nothing', in un periodo in cui la funzione del compositore e della musica contemporanea sembra sia azzerata, al riferimento più evidente alle ‘nuove cose' della musica, proposte, discusse e commentate nel loro blog (www.nuthing.eu).

Vediamo la musica sotto la stessa prospettiva: quella della condivisione di partiture, di incontri o scontri, di serate a parlare dei nostri lavori o dei lavori di altri. Ci accomuna la consapevolezza che la musica di oggi (contemporanea per forza di cose) è più viva che mai. […] Si discuterà non solo di ciò che è la musica oggi, ma anche di ciò che potrebbe o dovrebbe essere: la sillaba "nu", intorno a cui ci riuniamo, rappresenta al contempo suono e nota potenziale. […]Questa è la strada che scegliamo per cercare di dare alla musica di oggi un ruolo sociale diverso dal divertissement. In questo crediamo di dare il nostro contributo di artisti a una comunità musicale, e delle arti tutte, che deve cominciare di nuovo a discutere di cose: /nu/thing.

Dal blog /nu/thing

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Il concerto proposto nella giornata di totale libertà concessa dalla Biennale ai /nu/thing è stato strutturato come una playlist, uno zapping dal ritmo estremamente serrato tra musica acustica, elettronica, videoarte e soundart. Un giovanissimo quartetto d'archi, il Quartetto Maurice (Giorgia Privitera, Laura Bertolino, Federico Mazzucco, Aline Privitera), coadiuvato da due solisti di grande pregio (Laura Catrani alla voce e Igor Caiazza alle percussioni), ha eseguito magistralmente le partiture scelte durante tre mesi di discussione web dai fondatori del blog (Andrea Agostini, Raffaele Grimaldi, Eric Maestri, Marco Momi, Andrea Sarto, Daniele Ghisi).

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Si impone all'attenzione immediatamente una scelta ardita, fuori dal comune, per lo meno per il contesto ufficiale in cui siamo: cominciare il concerto (e inframmezzarlo) con alcuni audio-video presi in prestito da Mtv. Si tratta di "Usavich", il cartone animato giapponese a puntate brevissime di Satoshi Tomioka, con le storie di due due conigli e una rana in un carcere russo. "Due piccoli studi sul potere" di Fabio Cifarello Ciardi, in cui i discorsi di Blair e di Obama vengono ridoppiati musicalmente (eccettuati i respiri), continuano il gioco multimediale che fa da collante, per i /nu/thing, tra esperienze musicali più usuali: due quartetti d'archi ("Clearing I" di Kristian Ireland e "Coppi" di Valerio Murat), un trio ("Tremling Time II" di Mario Diaz de Leòn) e il brano per soprano e 2 violini di Chris Swithinbank.

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"Composizione" di Emanuele Casale è un pezzo per voce sola, una sorta di lamentazione funebre o pianto rituale, tanto ricercato quanto poco sperimentale rispetto alla "playlist", il che per contrasto fa risaltare su tutte questa composizione per capacità evocativa e abilità interpretativa. Con "Interférence" di Aurélio Edler-Copes siamo nel campo della soundart, non tanto distanti dalle installazioni di Roji Ikeda, ma è comunque interessante che questa nuova arte, ancora ibrida (ne abbiamo già parlato in Che cos'è la soundart?), trovi posto in un concerto, anziché nel contesto solito del museo o della galleria d'arte. Il brano per violoncello e pedale whammy di Simon Steen-Andersen, benché sembrasse avere buone potenzialità, ha avuto intoppi tecnici nella parte elettronica, quindi non siamo in grado di fornirne una lettura oggettiva. Segnaliamo invece la straordinaria teatralità, unita a una ricerca interessantissima sull'elemento visivo, della performance per violoncello e rullante "Next To Beside Besides #0+4" dello stesso Steen-Andersen, in cui i due esecutori dialogano ritmicamente e sonoramente con gesti speculari. Per saperne di più sui brani del concerto rimandiamo, comunque, al blog dei /nu/thing.

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Per concludere è d'obbligo una riflessione sui mezzi, sugli obiettivi e sugli scenari che /nu/thing potrebbe dischiudere. Da una parte c'è il rammarico che il collettivo non abbia osato troppo, perché, pur avendo avuto carta bianca dalla Biennale, non si è posto in dialogo con essa, né ha proposto forme alternative di fruizione alla forma concerto. Non c'è stato un sano scontro, né la messa in atto di un'alternativa interattivamente valida da parte di chi si pone come una novità della nuova comunicazione, a concerti del tutto analoghi, intermediali ed efficaci presenti in cartellone come, ad esempio, il visionario "Ombre della mente" di Pierre Jodlowski. /nu/thing avrebbe potuto reinventare lo spazio di fruizione della musica contemporanea, proporre playlist personalizzate per ogni singolo spettatore, così come personalizzato è ormai l'accesso e il contenuto della navigazione di ogni singolo internauta. D'altro canto siamo speranzosi che il collettivo, avendo avuto questa enorme vetrina, possa avere l'intelligenza e la capacità di capire profondamente lo spirito della rete, incarnandolo, perché il blog non sia più solo un mezzo, ma diventi, e qui sarebbe la vera rivoluzione, il fine della loro proposta creativa e artistica.

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