Centotrentacinque anni fa nacque il cigno bianco Anna Pavlova
Nonostante il titolo associato alla ballerina russa Anna Pavlova fosse La morte del cigno di Mikhail Fokine, sulla musica di Camille Saint-Saens tratta da Il Carnevale degli animali, oggi ricordiamo la nascita di quel meraviglioso cigno in quel di San Pietroburgo ormai centotrentacinque anni fa. Il destino condusse la madre della piccola Anna ad assistere ad una rappresentazione de La Bella Addormentata di Marius Petipa e Piotr Ilich Ciaikovskij al Teatro Marinskij che, in pochi attimi, la folgorò fino a spingerla alle audizioni presso la scuola di ballo dell'omonimo teatro russo. Il passo d'addio giunse presto, così come il debutto con la Compagnia di Balletto nel pas de trois de La Fille mal gardée di Jean Dauberval, unico passaggio di Anna Pavlova nelle fila del Corpo di Ballo del Teatro Marinskij stesso. Da quel momento i successi della prima ballerina sono stati costanti in tutto il mondo, finanche nei posti più sconosciuti e lontani portando la danza dove non era mai stata prima di allora. Il mito di Anna Pavlova tuttavia è nato nel collo del piede, nel fisico longilineo e minuto, nella grazia fragile ed eterea, nonché in quel senso artistico divenuto poi celebre con l'interpretazione de La morte del cigno di Mikhail Fokine, coreografo ispiratissimo dalla ballerina classica per eccellenza.
La morte del cigno ha ingannato generazioni di giovani ballerini
Eh sì, purtroppo in giro per il mondo spesso si è associata La morte del cigno di Mikhail Fokine e Camille Saint-Saens a Il Lago dei cigni di Marius Petipa, Lev Ivanov e Piotr Ilich Ciaikovskij del 1895. Un errore grossolano che si ripete senza sosta per la presenza magnetica del cigno, evidentemente uno dei simboli per eccellenza del balletto classico. La morte del cigno è stata sin dalla prima rappresentazione pietroburghese del 1905 una fusione di tecnica e senso artistico che coinvolgeva tutto il corpo, quale esempio di come la danza potesse soddisfare non solo l'aspetto scenico, ma penetrare anche nell'anima, generando emozioni e immaginazione. Il titolo originario del balletto era Il Cigno ma in seguito, grazie alla intensa e drammatica interpretazione di Anna Pavlova, fu chiamato La morte del cigno. Tuttavia quella interpretazione generò una rivoluzione nell'interpretazione stessa di Odette ne Il Lago dei cigni ciaikovskiano, donandone maggiore pathos e drammaticità. Risultato che ha consentito ad Anna Pavlova di esportare il proprio alone dal Sud Africa alla Nuova Zelanda, dall'Europa all'America tutta, dall'Australia all'India con la residenza fissa in quel di Londra. Ne Il Carnevale degli animali di Camille Saint-Saens, il cigno piacque da morire ad Anna Pavlova e ne chiese a Mikhail Fokine un titolo tutto per lei, con prove e prove nel suo giardino di casa ad osservare uno e più cigni nelle rispettive movenze. Da lì le migliaia di perfette esecuzioni del cigno Anna Pavlova che a L'Aja, giusto prima di morire, ha urlato di poter stringere tra le mani il suo costume di cigno. Affinché la morte di Anna fosse per sempre la morte del cigno.