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È nata a Napoli, ha ucciso la matrigna e altre cose che non sapevi di Cenerentola

L’origine della storia di Cenerentola si perde nella notte dei tempi, dall’antico Egitto alla Cina. Ma in Italia questa fiaba viene raccolta per la prima volta a Napoli, in un’opera importantissima e di forte gusto partenopeo.
A cura di Giorgio Moretti
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Parlare di racconto di successo è riduttivo. Qui siamo davanti a una fiaba archetipica: il padre, la figlia. La matrigna, le sorellastre. E poi le vessazioni, l'aiuto magico, il trionfo. Ce ne sono centinaia di versioni, e sicuramente quella scritta da Charles Perrault è la più famosa: è quella che molto probabilmente hai in mente quando senti parlare di "Cenerentola", ed è alla base del film Disney.

Ma qualche decennio prima di Perrault (e una paio di secoli prima dei Fratelli Grimm) un altro autore aveva attinto alla tradizione di questa fiaba popolare mettendola nero su bianco: Giambattista Basile, letterato campano. Il suo La gatta cennerentola fu inclusa nella sua raccolta Lo cunto de li cunti ("il racconto dei racconti"), pubblicata postuma negli anni '30 del Seicento. Questa versione è ben più articolata di quella di Perrault, decisamente più intensa (ad esempio le matrigne sono due, la prima viene fatta fuori proprio da Cenerentola) e ha uno splendido colore meridionale, fra pastiere, casatielli e il padre che fa avanti e indietro con la Sardegna.

Le sorellastre intendono umiliare la modestia dei lavori intorno al focolare a cui la sventurata (il cui vero nome è Zezolla) è costretta, e lo fanno con un nomignolo derisorio. Che però, nella narrazione di Basile, non è solo "Cenerentola", ma "Gatta cenerentola". L'irrisione è più marcata, il concetto è rafforzato: Zezolla diventa una bestiolina della cenere inchiodata nella sua domestica quotidianità, aliena a ogni possibilità di riscatto.

La seconda ondata di successo italiano di questa fiaba si deve al melodramma "La Cenerentola" di Gioacchino Rossini, che la compose e mise in scena fra il 1816 e il 1817, mentre era direttore del San Carlo di Napoli. Il libretto dell'opera, scritto da Jacopo Ferretti, è basato sulla storia di Perrault e sul libretto della Cendrillon di Nicolò Isouard. Ma il nome-nomignolo italiano della protagonista fu recuperato dall'invenzione di Basile.

Per antonomasia "cenerentola", da nome della protagonista di questa fiaba universale, passa a significare chi è umilmente addetto alla cura della casa. Un significato che, quando si rammenta l'immagine della gatta cenerentola, monta due volte in forza.

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Nato nel 1989, fiorentino. Giurista e scrittore gioviale. Co-fondatore del sito “Una parola al giorno”, dal 2010 faccio divulgazione linguistica online. Con Edoardo Lombardi Vallauri ho pubblicato il libro “Parole di giornata” (Il Mulino, 2015).
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