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Case chiuse: il governo del cambiamento propone il “bunga bunga” di Stato

Mentre tutta l’Europa, Olanda in testa, abbandona i bordelli preferendo sanzionare i puttanieri, l’Italia vuole legalizzare il “bunga bunga”, rischiando un balzo indietro devastante sui diritti delle donne. Flaiano diceva: la situazione politica in Italia è grave, ma mai seria. Ecco allora cinque domande scottanti per i nostri politici.
A cura di Andrea Melis
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All’inizio pensavo di scrivere un articolo serio e circostanziato. Avevo studiato le informazioni Eurostat che nel 2013 analizzarono il fenomeno a livello europeo: la prostituzione coinvolge circa 42 milioni di donne, il cui 90% è sotto il giogo di un qualche protettore. Avevo raccolto i dati ufficiali per smontare tutti i falsi miti che stanno prendendo piede in Italia: riaprire le case chiuse ridurrà i traffici criminali, aumenterà il gettito fiscale, regolamenterà molte questioni sanitarie e di “decoro” urbano. Mentre in realtà la legalizzazione dei bordelli ha miseramente fallito ovunque.

In Olanda, che per prima regolamentò i quartieri a luci rosse, le fonti ufficiali attestano che solo il 30% delle 25.000 prostitute registrate sono olandesi. Quelle clandestine restano molte di più, e tra di esse il 70% risultano prive di documenti, e permangono vittime della criminalità organizzata. Tanto che il sindaco di Amsterdam ha approntato il piano “Project 1012”, che ha già trasformato parte delle famose vetrine hot in ateliers di alta moda.

Tra le altre cose, la legalizzazione avrebbe dovuto rimediare alla piaga della prostituzione minorile, ma l'Organizzazione per i diritti del fanciullo calcola che in Olanda i minorenni avviati alla schiavitù sessuale siano passati dai 4.000 nel 1996 ai 15.000 nel 2001, un terzo dei quali provenienti dall'estero. E il traffico dei minori non accompagnati è in piena espansione in tutta Europa.

Anche in Germania e in Grecia – dove il sesso a pagamento è stato legalizzato – non solo non si è intaccato il business criminale ma non ottengono neppure vantaggi per le casse dello Stato: le prostitute iscritte alla previdenza  tedesca sono pochissime, 44 su 400 mila stimate. I magistrati tedeschi in compenso si lamentano perché la legalizzazione ha reso ancora più difficile incriminare gli sfruttatori. E poi ci sarebbe la questione morale: quando la prostituzione è legalizzata, la domanda cresce, perché gli uomini imparano che è normale comprare un corpo di una donna, oltrepassare i limiti, avere il potere di violentare, possedere, diventare padroni.

Poi però ho visto i sondaggi su Fanpage: il 91% degli italiani (e quindi delle italiane) pare siano invece favorevolissimi alla riapertura delle case chiuse, che ricordiamolo, fu una grande battaglia politica di una donna, la senatrice Angelina Merlin. Un iter lungo e complesso, iniziato nel '48. Varie resistenze ne fecero slittare l'approvazione sino al 20 febbraio 1958 con il parere contrario dei missini e dei monarchici. La proposta di riaprile ora che tutta l’Europa va abbandonando questo modello fallimentare a favore del nuovo “modello nordico”, approvato nel febbraio 2014 dal Parlamento Europeo che mira a sanzionare pesantemente i clienti e dare massimo appoggio alle prostitute per aiutarle a uscire dal giro della criminalità organizzata, ha il sapore della beffa.

Il sesso in fondo, come ogni mercato, esiste solo se c’è domanda. Il problema sono i puttanieri, dunque, non le puttane. Secondo la risoluzione europea infatti "regolarizzare la prostituzione rappresenta una forma di schiavitù incompatibile con la dignità umana”, “svilisce l’essere umano fino al livello di merce” e soprattutto influenza i rapporti tra uomini e donne facendo aumentare la violenza maschile poiché “gli uomini che acquistano sesso hanno un’immagine degradante delle donne”.

Allora mi sono chiesto se come sempre avesse ragione il grande Flaiano, secondo cui la situazione politica in Italia è grave, ma mai seria. E ho rinunciato a trattare l’argomento in modo serio, per cercare di evidenziare quanto sia totalmente ridicola questa proposta, sfidando i nostri parlamentari a portare nel dibattimento politico e in aula alcune semplici domande sul tema:

  1. Saranno autorizzati anche bordelli per omosessuali e transessuali o si consentirà la libera depravazione solo ai ragazzi e padri di famiglia eterosessuali?
  2. Ci saranno discriminazioni per le donne di colore? O si istituirà come per le radio una quota patriottica? (ogni tre extracomunitarie una prostituta italiana?)
  3. Poiché per gli Adinolfi, i Pillon, e tutti gli inquisitori impegnati nella nuova caccia alle streghe le donne servono unicamente per generare figli, come la mettiamo con gli anticoncezionali di Stato?
  4. E ammettendo che Dio sia infallibile, ma gli anticoncezionali no, in caso di incidenti di percorso, e vista la quantità di obiettori di coscienza e gli attacchi alla legge sull’aborto, ci ritroveremo pieni di figli di puttana?
  5. I navigator, obbligheranno i percettori del reddito di cittadinanza a dover accettare di prostituirsi per non perdere il sussidio se arriva una chiamata di lavoro da un bordello?

In tutto questo sfascio morale, politico e etico, di un Governo del cambiamento che non fa altro che riavvolgere le lancette della storia, personalmente mi aggrapperò ad altrettante certezze:

  1. Il mestiere più antico del mondo non è la prostituzione ma è il politico.
  2. L’unico che sghignazza è Berlusconi: dopo averla spuntata sull’assegno di mantenimento potrà anche dimostrare all’ex moglie Veronica Lario che non era un vecchio malato ma un pioniere.
  3. L'unica ipocrisia che si eviterebbe coi bordelli sarà la strage inutile di mimose e scatole di cioccolatini che ci aspetta tra pochi giorni.
  4. Più che riaprire la Case Chiuse, bisogna urgentemente introdurre l'antidoping obbligatorio per i parlamentari, Viagra compreso.
  5. Come sempre, solo la poesia ci salverà:

Sul corpo delle donne

Altro che Vietnam
Waterloo
Caporetto
Normandia:
dall’alba di Eva
al femminicidio,
dall’aborto
alla lunghezza di una gonna,
dagli stupri,
alla scollatura,
dalla fecondazione
al taglio dei capelli,
eserciti di maschi
come soldataglia fetente,
aizzati da Generali spietati
che li arringano da pulpiti e balconi,
emicicli e tribune,
combattono da secoli
battaglie non loro,
con disumana ferocia,
sul corpo delle donne.

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Andrea Melis (Cagliari, 1979), grafico, videomaker e scrittore, ha pubblicato articoli di cultura, interviste, inchieste e racconti per riviste e quotidiani nazionali e stranieri. Tra i membri fondatori del Collettivo Sabot, ha firmato romanzi insieme ad autori come Massimo Carlotto e Francesco Abate, tra cui Perdas de Fogu (E/O, 2008). La sua prima opera in poesia, #Bisogni, una selezione di versi autoprodotta in mille copie grazie a una campagna di crowdfunding, è andata esaurita in poco più di un mese. Il suo ultimo libro è edito da Feltrinelli, Piccole tracce di vita. Poesie urgenti (2018). Collabora come autore di testi con artisti, illustratori, fotografi, musicisti e compagnie teatrali di tutta Italia. Scrive editoriali poetici per FanPage.it
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