Caravaggio, i Musei Capitolini di Roma ripartono dal Merisi: oltre 40 dipinti in mostra
Caravaggio e i caravaggisti in mostra. Fino al 13 settembre 2020, ai Musei Capitolini di Roma, la mostra "Il tempo di Caravaggio. Capolavori della collezione di Roberto Longhi". Oltre 40 dipinti, tra cui spicca il famoso Ragazzo morso da un ramarro di Michelangelo Merisi tra le Sale espositive di Palazzo Caffarelli. In cui fanno bella mostra di sé, nella mostra curata da Maria Cristina Bandera direttore scientifico della Fondazione Longhi, dedicata alla raccolta dei dipinti caravaggeschi del grande storico dell’arte e collezionista Roberto Longhi (Alba 1890 – Firenze 1970), di cui quest'anno ricorre nel 2020 il cinquantenario della scomparsa, i dipinti degli artisti che nel secolo XVII hanno subito in varia misura l’influsso dalla rivoluzione figurativa del Caravaggio.
Roberto Longhi: un pioniere nella riscoperta di Caravaggio
Longhi, in un'epoca in cui Caravaggio non era affatto la rockstar dell'arte quale è oggi, raccolse un numero notevole di opere. Tra queste, il nucleo più rilevante e significativo è senza dubbio quello che comprende le opere del Caravaggio e dei suoi seguaci. Lo storico dell’arte si dedicò allo studio del Caravaggio, all’epoca uno dei pittori “meno conosciuti dell’arte italiana”, già a partire dalla tesi di laurea, discussa con Pietro Toesca, all’Università di Torino nel 1911. Una scelta a suo modo pionieristica, che dimostra come il giovane Longhi seppe da subito riconoscere la portata rivoluzionaria della pittura del Merisi, così da intenderlo come il primo pittore dell’età moderna.
Il Ragazzo morso da un ramarro di Caravaggio
Il Ragazzo morso da un ramarro di Caravaggio risale all’inizio del soggiorno romano di Caravaggio e databile intorno al 1596-1597, colpisce per la resa del brusco scatto dovuto al dolore fisico e alla sorpresa, che si esprimono nella contrazione dei muscoli facciali del ragazzo e nella contorsione della sua spalla. Ma anche per la “diligenza” con cui il pittore ha reso il brano della natura morta con la caraffa trasparente e i fiori, come sottolineò Giovanni Baglione già nel 1642.