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Caravaggio e il mistero della Madonna dei palafrenieri: con la realtà virtuale torna a San Pietro

Concepita per l’altare di San Pietro, la “Madonna dei palafrenieri” di Caravaggio fu rifiutata e spostata alla Galleria Borghese, dove è tuttora visitabile. Adesso, grazie alla realtà virtuale, sarà di nuovo visibile nel luogo per cui era stata originariamente concepita.
A cura di Redazione Cultura
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L'8 aprile del 1606 Caravaggio consegna una tela dal titolo "LMadonna dei palafrenieri", anche detta Madonna della Serpe, un dipinto a olio su tela che mostra Maria ed il Bambino mentre schiacciano il serpente del peccato originale, alla presenza di Sant'Anna. Attualmente il dipinto è conservato nella Galleria Borghese di Roma, dove si trova dal giugno di quello stesso anno. Oltre quattro secoli dopo, però, grazie alla realtà virtuale, quel dipinto sarà collocato nel luogo dove originariamente sarebbe dovuto essere, che ha originato più di un mistero attorno a questo splendido dipinto.

Inizialmente, infatti "La Madonna dei Palafrenieri" di Caravaggio doveva apparire nella splendida cornice dell’altare di San Pietro,o oggi dedicato a San Michele Arcangelo. Ideata per quello spazio, l’opera viene commissionata al pittore il 31 ottobre 1605 dall’Arciconfraternita dei Parafrenieri (i responsabili delle scuderie pontificie) per rendere omaggio alla loro patrona Sant’Anna. Ma dopo la consegna dell'opera, con tanto di ricevuta firmata dal Merisi, il capolavoro viene rifiutata perché pare non piacere ai committenti. La motivazione? Troppo vecchia e distaccata quella Sant’Anna. E troppo popolana la Madonna, che mostra il petto e tiene per le braccia un bambino nudo.

Così la tela viene smontata e il 16 giugno venduta al cardinal Scipione Borghese. Ancora oggi, infatti, la tela è esposta alla Galleria Borghese. La ricostruzione di come sarebbe dovuta andare, dopo più di quattro secoli, sarà visibile nel film "Caravaggio – L’anima e il sangue", prodotto da Sky e Magnitudo film, che debutterà nelle sale cinematografiche il 19, 20 e 21 febbraio prossimi. Il film è girato in formato Cinemascope 2:40, che assicura una visione più «allungata» delle immagini, simile a una tela, ed è una delle prime produzioni italiane in 8K.

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