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Caravaggio, continuano le scoperte: trovate 69 nuove opere

Lo storico Franco Moro ne è certo: fra i migliaia di dipinti anonimi chiusi negli archivi di tutto il mondo, 69 sono di Michelangelo Merisi, detto Caravaggio.
A cura di Federica D'Alfonso
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Ritratto di Caravaggio, Ottavio Leoni (1620)
Ritratto di Caravaggio, Ottavio Leoni (1620)

La figura di Caravaggio è forse una delle più celebri e discusse della storia dell’arte. Il suo realismo drammatico ha influenzato generazioni di artisti, tanto da dar vita al termine “caravaggismo”, che indica proprio lo stile di artisti come Jusepe de Ribeira o Artemisia Gentileschi, ispirati dalla luce e dalle ombre di questo straordinario personaggio. Ma quando si parla di Caravaggio, non si ha solo a che fare con uno degli innovatori dell’arte a cavallo fra Cinque e Seicento: si parla anche di un uomo oscuro, la cui vita e le opere sono per gran parte ancora discusse. E proprio in questi giorni si torna a parlare di lui, grazie alle dichiarazioni di uno studioso, che ha affermato di aver trovato ben 69 nuove opere del pittore milanese.

Dopo cinque anni di studi e ricerche, lo storico dell’arte Franco Moro è giunto ad una conclusione che, se confermata, rivoluzionerebbe per sempre la conoscenza che abbiamo di Caravaggio: lo studioso ha individuato, in una lunga lista di opere anonime, ben 69 tra dipinti e disegni che secondo lui nasconderebbero la mano di Caravaggio.

Cena in Emmaus, Caravaggio, Londra, National Gallery.
Cena in Emmaus, Caravaggio, Londra, National Gallery.

Gli studi di Moro si collocano nel filone di una lunga serie di scoperte riguardanti l’artista milanese: ultime, quelle che nel 2012 sostenevano di aver trovato nuovi dipinti e disegni giovanili di Michelangelo Merisi, detto Caravaggio. Molti altri studiosi, più che sull’arte, si sono soffermati sulla vita breve ma travagliata del pittore: i processi per omicidio e la fuga ininterrotta dalle autorità, il soggiorno a Napoli e l’incerto luogo di sepoltura. Franco Moro ha unito questi due punti di vista, quello dell’artista e quello dell’uomo tormentato in fuga dalla legge, per elaborare la sua innovativa teoria: ci sarebbero, nascoste nei musei di tutto il mondo, opere fino ad ora ritenute anonime, ma quasi certamente riconducibili alla mano inconfondibile di Caravaggio.

Non una “scoperta” di “nuove” opere mai viste: bensì un’attribuzione attenta e certificata di molti capolavori che fino ad ora erano considerati senza nome. Perché mai tantissimi dipinti sarebbero finiti nel dimenticatoio? L’ipotesi di Moro è affascinante: a causa dell’accusa di omicidio pendente sul capo del pittore e la decretazione della sua damnatio memoriae nel 1608, molti possessori delle sue opere avrebbero preferito cancellare o addirittura cambiare il nome di Caravaggio dalle tele e dai documenti.

Gli studi, dagli archivi di Milano a Padova

La conversione di San Paolo (particolare), Caravaggio, collezione privata Odescalchi, Roma
La conversione di San Paolo (particolare), Caravaggio, collezione privata Odescalchi, Roma

Nel saggio in uscita per Allemandi Editore, “Caravaggio sconosciuto. Le origini del Merisi, eccellente disegnatore, maestro nei ritratti e nelle cose naturali”, Moro tenta di far luce sul periodo giovanile di Michelangelo da Merisi, quello che l’artista trascorse tra Lombardia e Veneto. Non a caso, cospicue fonti per le sue ricerche vengono proprio da lì, dal fondo grafico dell’Ambrosiana di Milano: qui lo studioso avrebbe scoperto un foglio preparatorio del braccio dell’armigero nella famosa “Conversione di Saulo dell’Odescalchi”, oltre che quello per il braccio de “I musici”, conservato al Metropolitan, e quello di un fanciullo inginocchiato inserito nella “Madonna del Rosario” e nel “Cavadenti”. La maggioranza delle opere “nuove” scoperte da Moro sarebbero dunque disegni, arte in cui, sostiene lo stesso studioso, Caravaggio eccelleva.

“Caravaggio disegna per ‘progettare’ idee, oppure per il piacere di farlo, come nel caso del ritratto muliebre che ipotizzo sia quello della Lena”, ha spiegato. Un disegno in particolare ha attirato l’attenzione di Moro: quello recante il nome di Maurizio Colonna, datato 1605. Colonna era notoriamente amico dell’artista, tanto da ospitarlo nei suoi possedimenti durante la fuga seguita all’accusa di omicidio. Perché non nascondere anche il suo nome sulla tela per salvarlo dall’infamia?

I Musici, Caravaggio, Metropolitan Museum of Art, New York
I Musici, Caravaggio, Metropolitan Museum of Art, New York

Franco Moro ha spostato poi la sua attenzione su Padova, dove ha trovato due tele attribuite ad Apollodoro, che però egli ascrive al Caravaggio. “Credo sia stato a Padova per via dell’importanza di quel centro universitario in ambito scientifico (c’era Galileo). Ecco il suo interesse per le lenti, utili a sveltire il lavoro compositivo sulla tela, non certo a dimenticare il disegno. Forse il Merisi era stato da giovane a bottega dal Porcìa, il cui stile è rozzo rispetto a quello emozionale di Caravaggio, per me autore di quei dipinti”

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