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“Cadauno” o “cada uno”? E che c’entra il cadere?

Quando al mercato si legge “carciofi 20c cada uno” c’è sempre qualcuno che ridacchia sotto i baffi. Perché la grafia corretta, ricordiamolo, sarebbe “cadauno”. Ma questa consuetudine ortografica non va vista come un monolito: dietro al “cadauno” c’è l’evoluzione mediterranea di una parola bastardissima.
A cura di Giorgio Moretti
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Il significato lo sanno tutti: vuol dire "ciascuno". E figuriamoci, ci mancherebbe, è una parolina da piccolo commercio, da negozietto o da supermercato, insomma è una parola da scaffale, umile. Ma non per questo priva di interesse. Anzi proprio il fatto che si trovi confinata sulle etichette di merce in vendita inizia a raccontarci la sua lunga storia.

Emerge in italiano da un'espressione del latino medievale: "cata unum" (toh, allora si scriveva staccato!). Ma va chiarito un punto su questa affermazione. Quando si dice che una parola trae origine dal latino medievale non si parla del medioevo delle crociate, di Dante, dei tornei, ma del medioevo primo, quello che segue alla caduta dell'Impero d'Occidente, il medioevo dei barbari e dei Bizantini. In particolare questo "cata unum" si profila al crepuscolo fra due ere, quando il baricentro del mondo si era spostato a Costantinopoli e la luce latina si faceva greca.

Senza apparecchiare certezze, è probabile che il "cata" latino riprenda proprio il "katà" greco, con valore distributivo (grossomodo avrebbe il significato di "per", come in "una pizzetta per uno"). Insomma, il "cadere" che ci viene in mente non c'entra nulla! Così il "cata unum" prende il significato di "ciascuno". Anche se certi studiosi non escludono che "cadauno" sia un ibrido costituito direttamente da elementi greci e latini ("katà" e "unum"). Sia come sia, prende piede con successo evidente, e inizia a battere il Mediterraneo ("cadauno" lo troviamo anche in spagnolo).

Le teste più maliziosa avranno capito dove vado a parare. Che certo, la grafia corrente è "cadauno" e la norma che lo sancisce è forte e chiara, guai a scriverlo diversamente. Ma osservando un po' la storia che c'è dietro, è una norma che fa sorridere: s'impone il risultato contingente di un misto, mediato o no, di greco e di latino, univerbato, rimasticato in secoli di commerci per terra e per mare. Non è una norma scolpita nella pietra, è una consuetudine. Ed eccola una parola viva: bastarda, schietta, buona per la vita quotidiana, che si fa posto in lingue diverse, ritorta e semplice come un olivo millenario. 

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Nato nel 1989, fiorentino. Giurista e scrittore gioviale. Co-fondatore del sito “Una parola al giorno”, dal 2010 faccio divulgazione linguistica online. Con Edoardo Lombardi Vallauri ho pubblicato il libro “Parole di giornata” (Il Mulino, 2015).
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