Buone feste 2019: lettera d’amore alla mia ragazza e ai miei bimbi per Natale
Una sera di pochi anni fa, mancavano quattro giorni a Natale, avevo rivisto mio padre dopo molti anni in cui non ci eravamo incontrati, né avevamo più parlato: per gran parte della mia vita da adulto era scomparso e riapparso, senza dare alcun cenno di vita per lunghi periodi. Frasi di auguri mai dette, parole mancate, incomprensioni e scelte di vita assai diverse ci avevano tenuti lontani, ed ora è scomparso, nel senso che non potrà più riapparire. L’ho perdonato: la vita è un girotondo di centinaia di errori fra pochissime scelte giuste, per cui la maggior parte delle volte, nelle vite degli altri, ci ritroviamo travolti, nostro malgrado, da tutto questo.
Parole e frasi mancate per Natale
Quella sera di pochi anni fa era apparso dal nulla ed era venuto a vedere un mio spettacolo. Subito dopo gli applausi me lo sono trovato in camerino che mi fissava con gli occhi lucidi e con la voce rotta dall’emozione, mi aveva detto una frase che non avevo compreso da subito ma che è rimasta lì, nel mio cuore, fino a poche ore fa, in attesa di uscire al momento giusto. Mi aveva detto che io ero tutto quello che lui avrebbe voluto essere ma che: «forse dopotutto era proprio così che doveva andare. Perché in fin dei conti, tutto quel che sono stato e che mi ha portato fin qui, ha fatto sì che tu fossi quel che sei, ed era così che doveva essere… Così doveva andare.» Poi mi aveva accarezzato, piano per non fare troppo forte, mi aveva preso la faccia fra le sue manone rugose, come quando ero bambino, e con una voce piena di rimpianti, aveva aggiunto: “Quando sei solo, sei solo. La felicità non è felicità se non è condivisa, piccolo mio… ricordatelo sempre: non c’è niente di più bello che stare insieme. Ci sono tanti motivi per stare insieme ma non ne ho più ritrovato uno buono per restare da solo…” e se n’era andato via. Così come era apparso, era di nuovo scomparso. Mi aveva voltato le spalle e aveva ripreso a camminare senza voltarsi, come fanno nei western quando vanno verso il tramonto, perché era sempre stato un grande appassionato di cinema, dei film, “quelli vecchi”. Mancavano quattro giorni a Natale ma in quel momento provavo solo una profonda rabbia, per tutto quello che avevo perduto, per quello che non mi era stato dato, perché era andato via per l’ennesima volta e, nonostante le sue parole, non ero riuscito a comprenderne il senso profondo.
Sono passati alcuni anni da quella sera, io e la mia ragazza ora abbiamo due bimbi, anzi un bimbo e una bimba, e da poco tempo abbiamo traslocato e viviamo fuori città, in campagna, con ancora qualche scatolone qua e là da sistemare: nel frattempo la mia casa è diventata un porto di mare, proprio come il mio babbo avrebbe voluto che fosse la sua quando noi eravamo piccolini, c’è sempre qualcuno che ci viene a trovare, si suona sempre. Ma, nonostante questo, ci sono giorni difficili, momenti in cui non si è in grado di comprendere come fare ad uscirne, in cui vorresti fuggire, in cui ti rendi conto cosa voglia dire davvero essere adulti. Giorni in cui ti senti schiacciato dal peso delle responsabilità, ed hai paura di non farcela, sei terrorizzato all'idea di non farcela per le piccole meravigliose vite che dipendono da te. Giorni in cui vorrei essere un idiota e forse così sarebbe tutto più semplice o forse sono un idiota e per questo è tutto così difficile. Giorni in cui vorrei non essere in questo mondo. Ed è per questo che mi chiudo nella mia camera e mi metto a scrivere. E lo faccio perché è il mio lavoro, o forse perché è l’unica cosa che so fare, o meglio ancora lo faccio per tenere chiuso quel maledetto mondo fuori.
Il regalo di Natale
E così è accaduto qualche ora fa, anzi esattamente il 21 dicembre (mancavano quattro giorni a Natale), che ero lì seduto cercando di scrivere qualcosa senza risultati, schiacciato dal mutuo, dalle rate delle tasse in ritardo, dal condominio, dagli estratti conto dei regali di Natale, dalle bollette, le fatture mediche, le assicurazioni, dalla paura di non farcela, etc etc etc fin quando, non riuscendo a scrivere un sola parola, mi metto lì ad aprire uno degli ultimi scatoloni della scrivania rimasto ancora chiuso, e mi capita fra le mani una lettera che il mio papà aveva scritto di suo pugno e che mi aveva dato proprio quella sera lì di alcuni anni fa, quando mancavano quattro giorni a Natale. L’avevo già letta ma ora che l’avevo ritrovata, era come un regalo inaspettato, una piccola magia di Natale, come quella delle favole, che arrivava al momento giusto, un momento in cui finalmente riuscivo a comprenderne il senso: ci preoccupiamo sempre di quello che non abbiamo e non ci fermiamo mai a pensare a tutto quello che abbiamo. Stiamo male perché stiamo bene, è questa la verità e non ce ne facciamo una ragione. Andiamo sempre in fretta, quando invece la vera rivoluzione sarebbe rallentare, ascoltare, togliere, non aggiungere, fermarsi a respirare, insieme, perché non c’è niente di più bello che stare insieme. Era questo che avevo dimenticato e la sua lettera me lo ricordava nel momento in cui più ne avevo bisogno: non c’è niente di più bello che stare insieme. “Ci sono molte buone ragioni per stare insieme ma non ne trovo più una valida per restare da solo.”
Un canto di Natale d'amore
Ed è per questo, ragazza mia, che quella che stai leggendo è una lettera d’amore, un mio regalo di Natale per te, perché troppo spesso dimentichiamo tutto quello che di meraviglioso abbiamo, troppo spesso diamo le cose per scontate e non facciamo parlare le parole che vorremmo. È un dono un po' speciale per dirti che non c’è niente di più bello che stare insieme, non c’è niente che non si possa fare se si sta insieme, perché stare insieme è questo: avere qualcuno che ti stringa troppo forte, che abbia troppo bisogno di te, che ti conosca troppo bene, qualcuno che sia anche troppo per te, come tu lo sei per me. Qualcuno che si avvicini di notte a te con dei piedi così freddi e ghiacciati in cerca di calore che stenti a credere che possano appartenere ad un corpo ancora vivo. Qualcuno che ti rubi il giornale, che si sieda sulla tua poltrona, che ti faccia ridere, che rovini il tuo sonno perché non smette di russare, qualcuno che ti ferisca a fondo e ti faccia sprofondare, qualcuno che sappia farti riemergere da quella profondità. Qualcuno che mi dica “vabbè dai vedrai che ce la faremo, tanto noi stiamo insieme chi se ne fotte del mondo fuori”.
Qualcuno che cambi canale mentre sto guardando. Qualcuno che giochi con i bambini come nessun altro al mondo sa fare, qualcuno che li rincorra sulla sponda del fiume, qualcuno che mi faccia svegliare quando vorrei ancora dormire. Qualcuno che giri con la cartina della città nei paesi stranierei e mi da fastidio perché io vorrei girare senza meta, ma poi sorrido perché sei così carina con quella cartina in mano più grande di te. Qualcuno che abbia sempre il regalo giusto, la parola giusta, lo sguardo giusto. Qualcuno che abbia il culo più tondo che si sia mai visto. Qualcuno che mi tenga a freno, che mi dica di non esagerare, di non fare sempre figure di merda, qualcuno che rida tanto quando faccio sempre figure di merda. Qualcuno che rida quando cado, qualcuno che mi si aggrappi quando non vuole cadere. Qualcuno che mi costringa a farcela, che mi coinvolga in tutto, che colori le mie giornate. Qualcuno che ci sia perché io ci sono. Qualcuno che ti stringa troppo forte, che abbia troppo bisogno di te, che ti conosca troppo bene, qualcuno che sia anche troppo per te, come tu lo sei per me. Perché insieme, spaventati, confusi, ce la faremo, sempre, perché non c’è niente di più bello che stare insieme.
Tutto qua. Volevo solo dirtelo ragazza mia. Volevo solo dirti che ci sono molte buone ragioni per stare insieme ma, come ti avrebbe detto il mio papà, non ne trovo una valida per restare da solo, senza di te, senza di voi. Non abbiate paura mai piccoli miei, non c'è niente di più bello che stare insieme.
Buon Natale.