Buon compleanno Marcel Proust: 5 focus per ricordare la sua colossale “Recherche”
Il 10 luglio del 1871 nasceva a Parigi Marcel Proust, una delle più immense personalità del ‘900 letterario. Un intellettuale a tutto tonto, scrittore, saggista e critico letterario. Il suo bagaglio culturale fu quello della poesia francese di fine Ottocento e dei suoi traguardi, da Baudelaire a Rimbaud, da Verlaine a Mallarmè, abbinata all'intima consapevolezza di una sottile e solida identità tra stato d'animo e natura. Il suo genio sarà sempre identificato con la monumentale opera Alla ricerca del tempo perduto, pubblicato in sette volumi tra il 1913 e il 1927. Sette volumi che saranno una preziosa occasione di creare uno specchio esistenziale nei confronti di chi leggerà, era difatti questa la sua liberatoria visione della scrittura nei confronti di qualsiasi lettore, come aveva ben definito con parole nitide in un passo de Il tempo ritrovato:
Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso.
La Recherche è un'opera colossale e incommensurabile, sfiora quasi l'infinito per le sue storie, i suoi personaggi, il numero di pagine che rappresentano tutta l'interiorità del mondo, un universo in cui potersi perdere. Ecco 5 focus per comprendere la vera essenza dell'opera letteraria più ‘vasta' del mondo.
1. "Alla ricerca del tempo perduto", sette volumi di puro sentimento umano
La potenza espressiva della sua originale scrittura e le dettagliate descrizioni dei processi interiori legati al ricordo e al sentimento umano costituiscono nella Recherche, un viaggio nel tempo e nella memoria, un percorso che si snoda tra vizi e virtù, una fra queste il tentativo di intuire di cos'è fatto il tempo e poter così cercare di fuggire il suo corso. Forse questo è possibile attuarlo solo attraverso il ritrovamento del tempo perduto, del ricordo e della sua melanconica rievocazione, ma è sempre un tempo soggettivo, dalla durata interiore e di bergsoniana memoria.
2. Il romanzo più lungo del mondo, 3724 pagine in una struttura circolare: la metafora di un tempo nuovo
Una narratività che possiamo definire circolare. Le tremila pagine del romanzo,in realtà quasi quattromila, aprono il cerchio con queste emblematiche parole «Longtemps, je me suis couché» e lo chiudono con queste altre «dans le Temps». Proust ha sempre affermato che l'inizio e la fine dell'opera sarebbero stati scritti in simultanea e così si legano in maniera del tutto complementare legati come un cerchio che si chiude su se stesso. La circolarità non è altro che la metafora di una nuova dimensione temporale, un tempo che con uno slancio erotico possiamo governare, ma questo accadde anche in Nietzsche nello Zarathustra. La concezione metafisica del tempo, ereditata da Platone a Hegel, poi cristianizzata dalla patristica in poi, si rivoluziona e con Bergson diventa tempo interiore. Questa nuova concezione del tempo sarà proprio una grande promessa di felicità.
3. La ricerca del tempo è promessa di felicità
La ricerca di Proust è insieme speranza e promessa di felicità: ritrovare il tempo non è impossibile, ma si può fare solo in una dimensione temporale, mistica, letteraria, non con i soli mezzi materiali della vita reale. Memoria e tempo devono legarsi in un nesso, che altro non è che quello di un indissolubile e dicotomico binomio Tempo perduto – Tempo ritrovato. Ad aiutarci in questa complessa operazione esistenziale è il riaffiorare di un ricordo involontario, una sensazione del passato che ci accingiamo a vivere nel presente.
4. Il valore dell'eternità attraverso l'esperienza extra-temporale
Possiamo salvare la sensazione che ci sfugge, il tempo che ci sfugge, trasformandola in un'esperienza extratemporale. Nulla di più liberatorio che liberarsi così, con questo ingegnoso giochino interiore, dall'infelice sensazione della perdita del tempo. Proprio così possiamo uscire dalla soffocante e angusta dimensione del tempo reale e riscoprire la pura essenza di un momento. Dobbiamo coltivare il valore di eternità e vittoria sul tempo, di fede nell'assoluto che vive nell'intimo di ogni interiorità umana. La sinuosità delle pagine di Proust tocca insieme la complessità del mondo e la profondità dell'anima.
5. L'arte come specchio di una realtà che abbiamo dimenticato
Per Proust l'arte è sempre portatrice di una rivelazione, quella di una vita vera che riemerge dalle tenebre e la vita vera coincide sempre con la letteratura. Essa, insieme all'arte, è sempre l'invito più promettente alla partecipazione tra gli uomini della terra che, se vogliono un'esistenza degna di esser vissuta, devono muoversi verso i valori ideali, assoluti, verso la verità che come la vita e il tempo può durare in eterno. La realtà che abbiamo dimenticato coincide con la verità, si trova lontano dalla compiutezza della materia, sta piuttosto nell'incompiutezza dello spirito e solo all'artista è dato catturarla, conoscerne i segreti per poi renderla accessibile.