Buon compleanno a Peppino De Filippo: nasceva oggi il genio che teneva testa a Totò
Era il 24 agosto del 1903 quando all’anagrafe di Napoli venne registrata la nascita – avvenuta in via Bausan 28 e non, come si è creduto per anni, in via Ascensione dove tuttora c’è una targa – di Giuseppe De Filippo, figlio naturale del commediografo Eduardo Scarpetta e di Luisa De Filippo. Anni dopo diventerà famoso con il diminutivo “Peppino” e segnerà in modo indelebile la storia del teatro e del cinema comico italiano.
Oscurato prima dall’ingombrante presenza del fratello Eduardo, di cui si ricorda in particolare il primo litigio avvenuto nel 1944 che pose fine all’esperienza della “Compagnia Teatro Umoristico: i De Filippo”, e poi dall’essere stato la “spalla” (sebbene sia davvero riduttivo chiamarlo così) del grande Totò, la stella di Peppino è sempre stata meno luminosa di quanto avrebbe meritato. Questo però vale più per i posteri, per la storia, che per il pubblico degli anni ’40, ’50, ’60 e oltre che lo amavano per i suoi straordinari ruoli cinematografici, che gli diedero grandissima fama, ma anche televisivi. A differenza del fratello Eduardo, Peppino aveva una vena più leggera e popolare, ma la sua cifra era senza dubbio la versatilità. Peppino infatti è riuscito a vestire i panni di personaggi come l’Arpagone di Molière o, per contrasto, di Pappagone, celeberrima maschera inventata per la trasmissione “Scala Reale” i cui tic verbali sono entrati nella lingua parlata e mai più dimenticati: “Piriché?”, “la carta d’indindirindà!”… tanto per fare qualche esempio.
A testimonianza però del suo inarrivabile talento, non solo come attore comico, e della sua tecnica sopraffina che ne fanno, a nostro avviso, uno degli attori italiani più significativi del ‘900, ci sono due collaborazioni non di poco conto con Federico Fellini che, infatti, lo apprezzava enormemente fin dai tempi del “Teatro Umoristico”. La prima in un film poco ricordato, ma fondamentale per il Maestro riminese proprio perché segna il suo esordio alla regia al fianco di Alberto Lattuada, che è “Luci del varietà” (1951) in cui Peppino interpreta il capocomico di una sgangherata compagnia di giro e dove emerge già quel sentimento comico/malinconico dei clown felliniani. E poi l’indimenticabile episodio di "Boccaccio ’70" dal titolo “Le tentazioni del Dottor Antonio”, forse più conosciuto per il jingle “Bevete più latte!”, in cui Peppino interpreta il personaggio di Antonio Mazzuolo, un moralista intransigente turbato dal corpo femminile – nello specifico dalle forme prorompenti di Anita Ekberg – e dalle provocazioni dei mass-media e della pubblicità. Due occasioni, alternative ai duetti con Totò (e di cui però si fa sempre a tempo a ripassarsi la scena della "lettera" in "Totò, Peppino e la Malafemmena") per scoprire o riscoprire il grande talento dell’immenso Peppino.