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Buon compleanno a Kurt Jooss, il coreografo essenzialista del ‘900

Centoquindici anni fa è nato il coreografo Kurt Jooss. Ricordato per il suo balletto Il Tavolo verde del 1932, fu esiliato dal Regime nazista per averne deriso e disobbedito più volte la politica culturale. E’ poi scomparso il 22 maggio del 1979.
A cura di Massimiliano Craus
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Il Tavolo verde di Kurt Jooss
Il Tavolo verde di Kurt Jooss

L'Europa della danza ha una sua precisa identità coreografica grazie anche al contributo di Kurt Jooss, figlio legittimo della danza cosiddetta libera e del credo di Rudolf Laban, mentore del giovanissimo Kurt Jooss nelle scuole di Stoccarda, Mannheim ed Amburgo. Nato a Wasseralfingen, nei pressi di Stoccarda, il 12 gennaio del 1901, a soli ventitre anni viene ingaggiato come coreografo stabile dal Teatro municipale di Munster. In questo teatro Jooss forma la sua prima compagnia di danza, la Neue Tanzbuhne, di cui fanno parte la danzatrice Aino Siimola, sua futura moglie, il danzatore di scuola labaniana Sigurd Leeder, che diventerà il suo massimo collaboratore, ed il compositore Fritz Cohen. Per la sua compagnia Kurt Jooss compone titoli musicati da Paul Hindemith, Jean-Philippe Rameau ed ovviamente Fritz Cohen delineando da subito il suo personale mondo espressionista. Da lì il passo è breve per nuovi viaggi ed altrettanti incarichi, scoprendo e facendosi scoprire ad Essen dove si conquista la fiducia con la direzione della sezione danza e, successivamente, della Compagnia di Balletto del Teatro di Essen. Siamo esattamente nel 1932, anno della prima rappresentazione parigina de Il Tavolo verde, capolavoro di Kurt Jooss e manifesto delle concezioni coreografiche ed intellettualoidi dell'uomo ed artista di Wasseralfingen. Quel Tavolo verde, rappresentato dalla compagine Ballet Jooss sorta sempre in quel 1932, ha segnato anche il confine della tolleranza nazionalsocialista nei confronti del coreografo ormai considerato indesiderato al Regime. La fuga a Dartington Hall, in Inghilterra, aprirà una nuova proficua parentesi di Kurt Jooss, avvicinandolo a nuovi compositori e nuovi palcoscenici, ferma restando la storica collaborazione con Sigurd Leeder. Serge Prokofiev, Ludwig van Beethoven, Henry Purcell e Johann Strauss affiancheranno i propri spartiti a quelli del fedelissimo Fritz Cohen per un repertorio più vasto, comprese alcune rivisitazioni di classici, per il ritorno a casa dopo la guerra e la fine del Nazismo. La terza fase della carriera di Kurt Jooss in Germania ha messo in luce il coreografo nelle vesti di teorico ed ospite nelle maggiori compagnie del mondo, esportando il capolavoro del 1932 Il Tavolo verde quale vessillo dell'essenzialismo espressionista tipico di Kurt Jooss. Scomparso il 22 maggio del 1979 nella città tedesca di Heilbronn, solo nel 2001il nome di Kurt Jooss ha risalito la china dall'oblio, riprendendo vita nel concorso triennale per coreografi Kurt Jooss Prize, con un montepremi di diecimila euro, giunto quest'anno alla sesta edizione con la cerimonia di premiazione prevista  il prossimo 14 maggio presso il Centro Coreografico PACT Zollverein/NRW.

Il Tavolo verde, manifesto dell'essenzialismo espressionista di Kurt Jooss

Kurt Jooss
Kurt Jooss

Il Tavolo verde è stato rappresentato per la prima volta al Teatro des Champs Elysees di Parigi nel 1932, nell'ambito del concorso di coreografia Jean Borlin, organizzato dagli Archives internationales de la danse. Primo balletto politicamente impegnato, Il Tavolo verde ha un sottotitolo ancor più emblematico: danse macabre en 8 tableaux et 16 danseurs, proprio a significare la premonizione coreutica del Nazismo, del Terzo Reich e della seconda Guerra Mondiale. Intorno ad un tavolo verde, dieci uomini discutono con violenza delle loro rispettive prerogative finendo per scatenare la guerra a forza di pistolettate. La Morte diventa la figura centrale ed inghiotte le sue vittime une dopo l'altra, eccetto un trafficante arricchito. Finalmente il negoziato riprende intorno al tavolo annunciando una prossima guerra, come una nuova mano di un gioco fra potenti. I personaggi sono messi in scena nella maniera più cruda e veritiera possibile, non a caso è stato il maestro di una giovane Pina Bausch. Così teorizzava Kurt Jooss:

nel principio dell'essenzialismo, ovvero nel senso di una sintesi significativa di idee e di sentimenti attraverso tutte le loro gradazioni. Soltanto grazie alla concentrazione sull'essenziale è possibile ottenere un'autentica forma danzante. Ogni balletto deve comporsi di una serie di immagini forti e concise, profondamente teatrali, atte ad esprimere il massimo grado d'intensità drammatica. Compito del coreografo, quindi, è rivolgersi costantemente alla ricerca di un nucleo di realtà più denso, più atto a comunicare della realtà quotidiana stessa. La danza dev'essere innanzitutto teatro, rappresentazione delle verità più profonde di un' epoca; e a questo scopo qualsiasi movimento, qualsiasi sequenza di danza non può nascere se non con un senso teatrale preciso e profondamente significante, escludendo a priori ogni stratagemma calligrafico o formalistico.

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