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Bruciati dipinti di Monet, Picasso, Gauguin

Svolta nelle indagini sul furto dei 7 dipinti del Kunsthal di Rotterdam. Dal valore di circa 200 milioni di euro, i capolavori sarebbero stati messi in un forno e distrutti per cancellare ogni prova del reato.
A cura di Gabriella Valente
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Sono probabilmente stati bruciati i sette dipinti rubati l’anno scorso dal Kunsthal di Rotterdam. All’epoca nel museo era in corso la mostra Avanguardie per la quale la collezione privata della Triton Foundation aveva concesso in prestito circa 150 prestigiose tele.

Pablo Picasso, Testa di Arlecchino, 1971 - AP Photo
Pablo Picasso, Testa di Arlecchino, 1971 – AP Photo

Nella notte tra il 15 e il 16 ottobre 2012, in uno dei furti più gravi degli ultimi anni, erano stati trafugati sette dipinti, per un valore che si aggira intorno ai 200 milioni di euro, trattandosi di opere di Pablo Picasso (Testa di Arlecchino), Henri Matisse (La lettrice in bianco e giallo), Claude Monet (Waterloo Bridge e Charing Cross Bridge), Paul Gauguin (Donna davanti una finestra aperta), Meijer de Haan (Autoritratto) e Lucien Freud (Donna con gli occhi chiusi). I presunti ladri, provenienti dalla Romania, erano stati fermati all’inizio di quest’anno, ma la refurtiva non era stata trovata.

La svolta nelle indagini è avvenuta pochi giorni fa e si rivela terribile: Olga Dogaru, madre di uno dei 6 sospettati – e imputata lei stessa –, avrebbe incenerito le sette tele rubate, bruciandole in forno. Nella sua ammissione, la donna ha raccontato il movente e la dinamica dei fatti: dopo l’arresto del figlio, nel febbraio 2013, avrebbe cercato di eliminare ogni traccia del furto distruggendo i dipinti, che intanto erano stati nascosti in un cimitero perché difficili da immettere sul mercato nero. "Ho messo la valigia contenente i dipinti nella stufa”, spiega, “Ho inserito anche dei pezzi di legno, pantofole e scarpe di gomma e ho aspettato che tutto fosse completamente incenerito".

Claude Monet, Charing Cross Bridge, 1901 - AP Photo
Claude Monet, Charing Cross Bridge, 1901 – AP Photo

Secondo il racconto, le ceneri dei capolavori sarebbero state gettate in un burrone, ma le autorità e gli specialisti stanno analizzando i pochi resti ritrovati nel forno dell’imputata, dove per ora sono state individuate tracce di vernice, tela e chiodi in rame e acciaio databili a inizio ‘900, che attestano tristemente la veridicità della confessione.

Il danno è tale, sostiene Ernest Oberlander-Tarnoveanu, direttore del Museo Nazionale di Storia della Romania, che, se tutto venisse confermato, l’azione della donna sarebbe “un crimine contro l’umanità”.

L’inizio del processo è fissato per il 13 agosto. Olga Dogaru sarà giudicata separatamente dagli altri imputati per il suo gesto assurdo, azione irreversibile che cancella preziosi pezzi di storia dell’arte europea.

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