Bronzi di Riace, dalle profondità marine all’attesa di un museo
Bellissime e preziose, talmente particolari ed uniche da fare invidia persino al Museo Archeologico di Atene, immagini e simbolo di una città e di un intero paese che inciampa casualmente, di tanto in tanto, in tesori ricchissimi ed inaspettati: la meraviglia e lo stupore dinanzi a quei due magnifici bronzi, una delle poche testimonianze sopravvissute di sculture originali in metallo dal momento che la statuaria greca ci è nota principalmente grazie alle riproduzioni in marmo realizzate in epoca romana, restano intatti ed invariati a distanza di decenni dal loro incredibile ritrovamento. Una di quelle scoperte dovute al caso che, chiunque abbia fantasticato almeno una volta nella propria vita di vivere l'emozione di trovare un tesoro, non avrebbe potuto non invidiare profondamente.
Dagli abissi del Mar Ionio… – Era l'estate del 1972 quando un sub nel corso di un'immersione al largo delle coste di Riace, in Calabria, vide tra la sabbia un braccio bronzeo spuntare dal fondale: l'immediata segnalazione e il lavoro dei carabinieri sommozzatori portò al recupero delle due statue che lasciarono stupefatti non solo archeologi ed esperti ma, senza dubbio, tutta l'Italia che, per una volta in più, si rendeva conto di possedere un patrimonio di inestimabile valore. Non soltanto opere forgiate proprio dalle mani dei nostri illustrissimi avi greci in un soddisfacente stato di conservazione, ma anche capolavori dall'elevatissimo valore artistico: con le labbra e le areole dei capezzoli realizzate in rame, i capelli e le barbe accuratamente rifinite, occhi più chiari, a richiamare il bianco naturale, per una delle due in marmo, per l'altra, che presenta anche i denti in lamina d'argento, in avorio. Corpi perfetti di divinità, eroi mitici o atleti, impossibile saperlo, così come numerose ipotesi sono state avanzate sulla provenienza e sull'attribuzione; difficile a dirsi anche se facessero parte di un medesimo gruppo scultoreo, se avessero semplicemente identica destinazione, magari in un tempio o tra le strade di qualche antica città, o se furono accomunate solo da quel trasporto sul mare, evidentemente non andato a buon fine.
… All'androne del consiglio regionale – Un viaggio ricominciato nel 1975 che li avrebbe portati prima a Firenze, dove gli uomini di bronzo necessitando di accurati ed attenti lavori di restauro furono «ospitati» per cinque anni dall'Opificio delle Pietre dure, poi a Roma dove i due astri nascenti del patrimonio archeologico italiani consacrarono il proprio definitivo successo. Poi lo sfruttamento d'immagine in spot e celebrazioni e l'attesa di una sala che sarebbe stata destinata solo ai due magnifici guerrieri, con le migliori condizioni ambientali possibili in grado di preservarne l'integrità da agenti di ogni tipo che potrebbero intaccare i materiali, all'interno del Museo Archeologico di Reggio Calabria in attesa di una ristrutturazione che, tuttavia, è ormai bloccata da tempo: e così i bronzi di Riace giacciono da più di due anni su due «lettini ambulatoriali» allestiti nell'androne di Palazzo Campanella, laddove ha sede il Consiglio Regionale della Calabria. In attesa di riprendere possesso delle mura a loro destinate e della propria personale sala che, forse, ora arriverà.
Finalmente i lavori saranno completati? – L'annuncio di ieri del Presidente della Regione Giuseppe Scoppelliti della valutazione da parte del CIPE dell'assegnazione di 6 milioni di euro «che si aggiungeranno ai 5 milioni già previsti dalla Regione Calabria per il completamento dei lavori dell’opera» da una parte avrà fatto tirare un sospiro di sollievo a chi vorrebbe la degna esposizione per le sculture bronzee e per tutto quel ricchissimo tesoro, dono della Magna Grecia, restituito al presente dalla terra di Calabria; dall'altra, in considerazione del fatto che lo stesso comunicato della regione afferma che «L'opera di ristrutturazione del Museo Nazionale di Reggio Calabria, per l’alta valenza del patrimonio artistico, è stata inserita nell'Unità di Missione per le celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia e per carenza di fondi non è stata completata nei tempi previsti» lascia comunque tutto lo spazio possibile al timore che, anche questa volta, ci potrebbe essere l'ennesima lunga attesa per i poveri bronzi per i quali tutti vorremmo il miglior trattamento possibile ed immaginabile.