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Bronzi di Riace a rischio “cancro”, per scongiurarlo servono controlli costanti

Su entrambi i Bronzi di Riace è stata riscontrata la presenza di una patina ‘azzurrina’ che preoccupa gli esperti. L’ipotesi del danno è quella del cosidetto “cancro del bronzo”.
A cura di Silvia Buffo
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Il ritrovamento delle statue il 16 agosto 1972
Il ritrovamento delle statue il 16 agosto 1972

Bronzi di Riace. Secondo la ‘diagnosi' promossa dall'Associazione Italiana di Archeometria (AIAr) e condotta dall'Università del Salento e dall’Istituto superiore per la conservazione e il restauro (Iscr) di Roma, le statue presenterebbero la comparsa di una malattia corrosiva, conosciuta comunemente come "cancro del bronzo". Si è subito provveduto ad informare il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, dove le celebri sculture sono custodite. Per scongiurare il rischio effettivo del danno occorrerebbero controlli costanti.

La patina celeste che preoccupa gli esperti

Entrambe le sculture, furono rinvenute nel 1972 sui fondale delle acque del Mar Mediterraneo nei pressi di Riace Marina, in provincia di Reggio Calabria, quando un giovane sub Stefano Mariottini, romano e dilettante, si immerse nel Mar Ionio a 200 metri dalle coste e rinvenne a 8 metri di profondità le statue dei due guerrieri. Oggi appare evidente su diversi punti la comparsa di una patina celeste, indubbiamente formatasi in seguito alla permanenza di residui del cloro durante il lungo periodo in mare. Quella patina preoccupa gli esperti poiché potrebbe essere una vera e propria minaccia della lega metallica di cui i bronzi sono composti.

I raggi X individuano una mappa del danno

Una mappa delle macchie è emersa in seguito a fluorescenza a raggi X: sono state individuate due patine superficiali: una rossastra, causata dall’ossidazione naturale del rame, e una nera, una sorta di pellicola protettiva, depositata di proposito per proteggere le statue e composta da solfuro di rame. La patina è visibile ad occhio nudo oggi sul bronzo A, detto "Il giovane", invece sul bronzo B, conosciuto come "Il vecchio", risulta parzialmente rimossa, in seguito ad un'importante operazione di restauro eseguita a Firenze negli anni Settanta. In quell'occasione l'intervento fu abbastanza invasivo come attesta la presenza di residui di zinco rilasciati dalle spazzole in ottone durante la pulitura meccanica.

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