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Boris Mikhailov in mostra al Madre di Napoli, in tremila all’apertura

Inaugurata venerdì 13 novembre, la mostra “Io non sono io” dedicata al fotografo ucraino Boris Mikhailov resterà al Madre fino al 1 febbraio. Record d’affluenza per la prima giornata: oltre 3 mila persone hanno partecipato all’opening di questo percorso espositivo dedicato ad uno dei fotografi più importanti della contemporaneità.
A cura di Federica D'Alfonso
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Venerdì 13 novembre il museo Madre di Napoli ha aperto al pubblico la mostra dedicata al fotografo ucraino Boris Mikhailov, "Io non sono io", che resterà nelle sale del palazzo di via Settembrini fino al 1 febbraio 2016. Record d'ingressi, oltre 3 mila persone hanno partecipato alla presentazione, alla quale sono intervenuti anche il direttore del Madre Andrea Viliani e il presidente della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee Pierpaolo Forte: oltre ad essere una delle più importanti retrospettive dedicate al fotografo ucraino, l'esposizione inaugura un percorso di collaborazione tra la Fondazione Donnaregina, il Polo museale della Campania/Villa Pignatell-Casa della Fotografia e Incontri Internazionali d'Arte, una partnership che intende promuovere e sostenere, attraverso svariati progetti, la ricerca fotografica contemporanea. "Io non sono io", attraverso 149 scatti, ripercorre la ricerca artistica di Boris Mikhailov indagando principalmente il genere del ritratto e dell'autoritratto, restituendo uno sguardo estremamente intimo e autobiografico di uno dei più autorevoli fotografi della contemporaneità.

Il filo che lega le opere esposte è l'Ucraina, il paese d'origine di Mikhailov, che lui ha raccontato, instancabilmente, a partire dagli anni Sessanta fino ad arrivare ai recenti scontri tra esercito ucraino e separatisti filo-russi, utilizzando linguaggi sempre differenti: dai ritagli di immagini fotografiche con strati di pittura superficie fino all'accostamento di immagini e testi, arrivando al più asciutto ma altrettanto forte stile documentario.

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Al Madre di Napoli sono raccolte 149 opere appartenenti a diverse serie fotografiche, fra le quali "I am not I" del 1992, che dà il titolo all'intera rassegna, "Yesterday Sandwich", risalente agli anni '70, "By the Ground" del '91 e "The Wedding" del 2005. Nel suo insieme, il racconto fotografato di Mikhailov è costruito intorno a due nuclei fondamentali: attraverso un linguaggio che si pone a metà strada fra arte concettuale e fotografia documentaria, la riflessione del fotografo ucraino intende ripercorrere i profondi cambiamenti che hanno investito il suo paese, cambiamenti traumatici, riguardanti tanto la socialità che l'individuo, e parallelamente configurarsi come uno sguardo generale sulla stessa identità contemporanea, un'identità frammentata, dissolta, in perenne ricerca delle sue radici. La mostra, a cura di Andrea Viliani ed Eugenio Viola, sceglie di raccontare il percorso di Boris Mikhailov, iniziato negli anni Sessanta durante il regime sovietico, attraverso la particolarità del ritratto, trasformando l'approccio alla sua fotografia in senso profondamente intimo e autobiografico.

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Attraverso il particolare genere del ritratto, Mikhailov riesce ad indagare allo stesso tempo sia la soggettività che la collettività: un processo che trascende spazio e tempo. Il Madre ha scelto, a tal proposito, di accostare alle fotografie di Mikhailov alcune tele del grande pittore seicentesco Jusepe de Ribera, rendendo possibile un dialogo inaspettato ma estremamente significativo fra tradizione e contemporaneità, unite nella comune ricerca senza tempo sull'uomo, la sua identità e le sue profonde contraddizioni.

Sant'Andrea, Jusepe de Ribeira (XVII secolo)
Sant'Andrea, Jusepe de Ribeira (XVII secolo)

L'esposizione dedicata a Mikhailov a Napoli è complementare alla retrospettiva inaugurata a fine settembre presso il Centro Italiano per la Fotografia di Torino: riallacciandosi alle tematiche evidenziate a Torino, l'esposizione del Madre completa il ritratto di uno dei più importanti artisti della contemporaneità. Nel suo insieme, la ricerca di Mikhailov ha costruito negli anni una narrazione intensa, vissuta sempre con uno sguardo ambivalente, che alla bruttura della guerra e della Storia ha opposto una resistenza ideale fatta di storie individuali, esperienze soggettive, a volte positive, altre volte traumatiche. Attraverso i ritratti del Madre, l'umanità disgregata dalla guerra e dai grandi processi storici inizia ad avere un volto, diventa veramente umana, racconta una storia di dignità sia personale che collettiva. "La ricerca della verità umana attraverso le pieghe del reale": questo lo scopo dei volti fotografati da Mikhailov. Restituire un significato alla parola "umanità" attraverso volti diversi e uguali allo stesso tempo: da qui il titolo, "Io non sono io".

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