Boris Godunov alla prima della Scala: la trama dell’opera di Musorgskij
Quest'anno per la Prima del Teatro alla Scala di Milano andrà in scena Boris Godunov di Modest Petrovič Mussorgsky diretto da Riccardo Chailly per la regia di Kasper Holten, nella versione definita Ur-Boris, ovvero la prima delle due versioni del compositore, quella in sette scene, che non venne accettata per essere rappresentata e in scena andò solo 50 anni dopo la morte del suo autore. L'opera è basata sul dramma omonimo di Aleksandr Sergeevič Puškin e sulla Storia dello Stato Russo di Nikolaj Michajlovič Karamzin e nella versione del 1869 è stata suggerita al direttore Chailly da Ildar Abdrazakov, interprete principale dell'opera che divide la scena, tra glia altri con Ain Anger come Pimen, Stanislav Trofimov come Varlaam, Dmitry Golovnin come Grigory Otrepev. Raccontando la storia del trono di Boris Godunov e della sua follia dalla dopo la morte dello zar di Russia Fëdor I fino alla sua scomparsa, l'interpretazione dell'opera proposta da Kasper Holten è incentrata sui temi della coscienza contro il potere e della verità contro la censura.
La trama di Boris Godunov, lo spietato zar russo
Siamo nel 1598 quando dopo la morte dello zar di Russia Fëdor I, guardie e sacerdoti costringono la folla a implorare Godunov di prendere il suo posto. L'incoronazione avviene nella piazza della cattedrale del Cremlino in una cerimonia imponente turbata, però, da alcuni disordini. In una cella del monastero di Chudov, l'anziano monaco Pimen sta per finire la sua cronaca della storia russa in cui racconta la verità sull'assassinio di Dmitrij Ivanovič, figlio di Ivan il Terribile, ovvero il legittimo erede al trono, perpetrato per ordine di Boris. Pimen racconta al novizio Grigorij gli eventi dell'omicidio di Dmitrij e afferma che lo zar avrebbe avuto la sua età così questi decide di fingere di essere Dmitry per guidare una rivolta contro Boris e impadronirsi del trono. Grigorij si rifugia in Polonia, evitando l'arresto attraversando il confine con la Lituania. Le ultime scene narrano eventi accaduti nel 1604: i figli di Boris, Xenia e Fëdor, sono cresciuti, lo zar ora governa un paese stremato dalla carestia, dove il malcontento dilaga tra la gente e si moltiplicano le voci di regicidio, mentre le forze ribelli guidate da Grigorij premono sui confini. Perseguitato dal fantasma dello zar Dmitrij, Boris Godunov perde la testa e muore dopo un'ultima supplica a suo figlio Fëdor.
La versione scelta per la prima della scala: l'opinione dei critici
Per questa Prima del Teatro alla Scala di Milano, il Maestro Riccardo Chailly ha scelto di dirigere Boris Godunov nella prima versione del 1869, quella denominata Ur_Boris, divisa in sette quadri e presentata da Mussorgsky ai Teatri Imperiali di San Pietroburgo nel 1869. Godunov è la sua prima opera, in grado di rompere con le convenzioni del teatro musicale dell'epoca. L'opera, però, fu considerata troppo radicale per l'epoca e in quella versione fu bocciata. Densa e oscura, questa versione divisa in sette scene, fu considerata troppo insolita: non aveva numeri chiusi, nessuna trama sentimentale, nessuna parte femminile importante e nessun tenore eroico o amoroso e per questo fu respinta con sei voti contro uno.
Successivamente l'opera fu riscritta assieme a Rimskij-Korsakov, che contribuì a farne a una revisione radicale (la cosiddetta "versione originale") che prevedeva l'aggiunta di tre nuove scene. Come si legge nella presentazione dell'opera: "La sopravvivenza del titolo sul palcoscenico è in gran parte dovuta alla revisione completata da Nikolai Rimsky-Korsakov nel 1896, che reinventò l'opera rivestendola di un'orchestrazione lussureggiante di immensa seduzione, ma in netto contrasto con le tinte ruvide e severe volute da Mussorgsky".