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Boris Akunin, scrittore dissidente in Russia: “Mi definiscono terrorista ma non ho paura, Putin cadrà presto”

Boris Akunin è uno scrittore russo dissidente, odiato da Putin e messo in una lista di terroristi. Mondadori ha pubblicato il libro L’avvocato del Diavolo, allegoria del regime russo: Fanpage lo ha intervistato per farsi raccontare cosa voglia dire essere uno scrittore russo, oggi.
A cura di Francesco Raiola
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Boris Akunin
Boris Akunin

Boris Akunin – pseudonimo di Grigorij Šalvovič Čhartišvili – è uno degli scrittori più letti in Russia, Paese in cui non può più mettere piede. A causa delle sue esternazioni sul regime di Putin, infatti, è stato dichiarato "agente straniero" e inserito in una lista di persone indesiderate, e nel frattempo è stato accusato di altri crimini, considerato terrorista ed estremista. Pochi giorni faMondadori ha pubblicato un libro intitolato L'avvocato del diavolo (traduzione di Erin Beretta, Francesco De Nigris e Mariangela Ferosi, illustrazioni di Sergej Ëlkin, pp. 120 euro 17.50), un'allegoria della Russia contemporanea in cui a uno scrittore dissidente – qual è Akunin – viene chiesto di difendere in un'aula di Tribunale il braccio destro del dittatore appena caduto. Una richiesta che inizialmente viene rifiutata, ma di cui si farà carico per il principio che chiunque abbia diritto a un giusto processo. Così di sviluppa un lungo dialogo tra lo scrittore e questo personaggio soprannominato Diavolo.

Akunin è anche uno dei protagonisti di Libri come che si terrà oggi, domenica 23 marzo alle 15 nello Spazio risonanze all'Auditorium parco della Musica Ennio Morricone di Roma dove parlerà assieme a Paolo Nori, che ha scritto anche un'introduzione al libro, dando un contesto di quello che leggeremo e della Russia contemporanea che ha più volte visitato negli ultimi anni e di cui è tra gli studiosi più apprezzati d'Italia. Abbiamo chiesto allo scrittore russo di parlarci del libro, ma soprattutto di cosa voglia dire essere uno scrittore nella Russia contemporanea, cosa ne pensa della guerra in Ucraina e se è vero che tutto cambierà affinché nulla cambi, come presagiva Tomasi di Lampedusa nel suo Gattopardo.

Cosa significa essere un intellettuale russo, oggi?

Io non sono sicuro di essere un intellettuale, non tutti gli scrittori sono degli intellettuali e non tutti gli intellettuali sono degli scrittori, però sicuramente oggi essere uno scrittore russo è qualcosa di molto difficile, essere russo oggi è qualcosa di molto difficile e di molto pesante, si ha la sensazione di appartenere a una nazione tossica e questa sensazione è molto forte e ci viene ricordato costantemente, a giusto titolo, è un bel fardello da portare sulle spalle. Questa cosa, inoltre, si accompagna anche a una buona dose di senso di colpa, tutti quelli che come me hanno la capacità di riflettere e di pensare a quello che sta succedendo si sentono in parte responsabili.

Anche se vi muovete contro il regime, pagandone le conseguenze?

Sì, questo senso di responsabilità e questo senso di colpa sono forti anche fra quelli come me che non hanno mai votato Putin, anzi sono sempre stati degli oppositori del regime e non hanno mai voluto che si arrivasse a questo. Forse ti senti così proprio perché hai la capacità di pensare e di ragionare, senti come se non avessi fatto abbastanza, ti dici che forse sei stato debole, che sei stato troppo egoista, hai pensato soltanto a te stesso. C'è questo senso di spostamento del senso di colpa, non si dà soltanto la colpa ai politici come Putin o a quelli che lo sostengono, ma anche alla Cultura che potrebbe aver avuto una responsabilità in quello che sta succedendo. Io ricevo tantissime lettere dai miei lettori in Ucraina e molti mi dicono che è come se la cultura russa soffrisse un po' di questo retaggio imperialistico che non riguarda soltanto la politica, ma anche la letteratura e la cultura in genere. Tutto questo è un po' difficile da elaborare.

Perché?

Perché io ho un profondissimo amore per quella che è la Cultura e la Letteratura russa, quindi sentirla così attaccata e messa in discussione o anche come fosse parte integrante di quello che sta succedendo è difficile, però mi sono fatto una mia opinione. Come sai l'emblema russo è quest'aquila a due teste e questo per me rappresenta un po' anche quelle che sono le due teste della Cultura: da una parte una delle tue teste ha sempre avuto come punto di riferimento lo Stato e quindi è stata un po' al suo servizio, però c'è l'altra testa della cultura che è quella che invece ha guardato sempre verso la luce, ha guardato sempre nella direzione opposta allo Stato, che si è opposta alla guerra e che è sempre andata in cerca della dignità e quindi secondo me questa è la testa della cultura che conta, questa è quella che fa la differenza e alla fine credo – e lo dico anche con un certo orgoglio – che da questo punto di vista la Cultura russa abbia superato questo test, perché sicuramente possiamo dire che Putin ha vinto politicamente, ma non ha vinto culturalmente.

Insomma, la Cultura russa non segue il suo zar, dice?

Tutti gli intellettuali, gli scrittori, sono sicuramente per la luce, sono contro Putin, sono contro la guerra in Ucraina e questo per me è un motivo di grande sollievo. Sicuramente molti miei amici scrittori la pensano come me. Quelli che hanno potuto sono andati via dalla Russia, mentre quelli che non potevano andare via a causa di circostanze familiari, o altro, preferiscono comunque tacere perché protestare oggigiorno in Russia ti porterebbe in prigione molto rapidamente. Quindi non partecipano a questa diavoleria, cercano di non avere nessuna parte in tutto questo.

Lei è stato inserito in una lista di terroristi ed estremisti e vive lontano dal suo Paese. Cosa ha significato questo per lei e in che modo ha influenzato la sua vita?

Il regime di Putin ha creato un servizio governativo che divide le persone che non sono apprezzate in diverse categorie. Ci sono quelle che gli dispiacciono, ma non tantissimo, che vengono dichiarate agenti stranieri, poi ci sono quelli che non gli piacciono per niente contro cui aprono dei procedimenti penali e quelli che proprio odiano che vengono dichiarati terroristi, estremisti. Io ho avuto il privilegio di appartenere a tutte e tre le categorie, perché sono stato dichiarato prima agente straniero, poi ci sono tre procedimenti penali contro di me: sono nella lista di terroristi ed estremisti, nella lista dei ricercati internazionali e ho un mandato di cattura che dice che potrei anche essere arrestato in assenza anche se questo non è ancora avvenuto. Quindi, in pratica, cosa significa? Significa che i miei avvocati mi danno una lista di paesi in cui è sconsigliabile per me viaggiare, ma tanto in nessuno di questi paesi mi farebbe davvero piacere viaggiare.

Ha mai avuto paura?

No, non ho paura, diciamo che prima di tutto non sono una persona che si spaventa facilmente, poi sono una persona che segue un procedimento logico: penso che can che abbaia non morde, quindi quando ce l'hanno con te e ti minacciano così apertamente, in maniera così eclatante, sicuramente è perché non fanno sul serio. Sappiamo quello che succede in Russia, se vogliono ammazzarti lo fanno silenziosamente e senza avvisarti.

A sx la copertina de L'avvocato del diavolo, a dx Paolo Nori
A sx la copertina de L'avvocato del diavolo, a dx Paolo Nori

C’è una frase del suo libro che recita: “Il potere autocratico non è un velocista, ma un maratoneta (…) pianifica per il secolo a venire”. Mi pare un presagio per ciò che sta avvenendo in Europa in questo anni e ricorda ciò che è avvenuto un secolo fa.

Beh, no, non è un presagio, sono cavolate che ho attribuito a questo personaggio. Questo romanzo breve è pieno, appunto, di indizi e allusioni che sono evidenti a tutti i lettori russi e so che Paolo Nori ha scritto un'introduzione e un commento al libro spiegando tutti questi codici. Qui mi riferisco al manifesto ideologico di uno degli assistenti di Putin, Vladislav Surkov, che è uno dei demoni, colui che ama considerarsi un filosofo, quindi dice queste cose come se fossero perle di saggezza, ma in realtà sono tutte cavolate perché tutti questi personaggi si considerano come i grandi eredi della grande tradizione imperialista russa, quando in realtà sono una banda di criminali che avranno vita breve e fra un po' soccomberanno.

Ne è sicuro?

C'è un uomo, un dittatore, che ha perso totalmente il contatto con la realtà, che ha la testa da un'altra parte, un megalomane circondato da una corte di diavoli che lo adulano, cercano di farlo contento e col tempo cercano di rubare il più possibile attingendo a tutto quello che possono attingere. Quindi sicuramente la figura di Putin è una figura molto fragile perché dipende da tutta questa corte che lo circonda, così come la struttura che ha messo in piedi è molto fragile, non c'è alcuna possibilità che possa resistere come ha fatto il Bolscevismo che andato avanti per 70 anni perché aveva dietro di sé un'ideologia, c'erano delle idee. Qua non ci sono assolutamente idee, cercano solo di rubare il più possibile e di adulare questo megalomane, ma sicuramente non c'è la base ideologica affinché durino a lungo.

Non le chiedo di fare il veggente, però conosce meglio di me la Storia russa e i suoi personaggi: come vede il futuro per quello che succede in Ucraina?

Io credo che l'Ucraina abbia fatto tutto quello che era in suo potere, ma in questo momento si sta dissanguando, è ormai arrivata quasi allo stremo. Soprattutto ora che l'America si sta ritirando da questo campo di battaglia, se l'Unione Europa non farà del tutto per sostenere l'Ucraina fino in fondo, poi dovrà vedersela faccia a faccia proprio con Putin. Questa è la mia opinione.

Il libro si chiude come il Gattopardo: tutto cambia affinché nulla cambi. E un ruolo lo giocano anche i cittadini, che dimenticano facilmente e su questa dimenticanza gioca il Potere. Nonostante prima parlasse con positività mi pare che il libro si chiuda senza troppa speranza.

Beh, quello che hai letto è un libro contro l'utopia, però ho anche scritto un romanzo che invece è utopico, si chiama Happy Russia. In questo libro c'è la descrizione di ciò che potrebbe essere la Russia del futuro, una Russia che è una vera federazione di Stati che sono completamente autonomi, che quindi decidono e gestiscono anche il potere in maniera totalmente autonoma, che sono però insieme in quanto federazione non per paura, ma per vantaggio, e questo potrebbe essere il futuro del del paese. Stanno insieme non perché hanno paura di Mosca, ma perché stare insieme è redditizio, non sono una minaccia per nessuno al mondo ed è un paese totalmente libero.

E nella realtà questa cosa ha qualche seme?

Ok, abbandoniamo i romanzi di finzione e parliamo della realtà: tutti i partiti di opposizione al momento hanno nel loro programma la federalizzazione della Russia, cioè l'abbandono di quello che è il sistema imperialistico. Questo è un po' al centro di tutti i programmi dell'opposizione.

Pensa che dovrebbe esserci un giusto processo per Putin, come avviene nel suo libro per il suo braccio destro?

Io credo che ci saranno e ci dovranno essere tantissimi processi in Russia, non solo contro Putin, ma anche contro tutti i servi di regime, anche perché i crimini che sono stati commessi sono tantissimi e credo che ci sia necessità di processi individuali, processi giusti ed equi contro tutti, perché secondo me, anche se ci vorranno decenni, è giusto che la gente sappia di che cosa si sono macchiate queste persone. Deve venir fuori tutta la verità, bisognerà fare processi singoli e giusti, non soltanto un grande processo unico in cui si accomunano tutti quanti. Mi ricordo, una volta, parlando con una mia amica, intellettuale e scrittrice, Ludmilla Ulizkaya, parlavamo proprio della difesa di alcuni prigionieri politici e a un certo punto le ho detto: "Immagina un incubo, uno scenario da incubo: crolla il regime, Putin va a processo e chiama te per difenderlo. Ti chiamano per motivi umanitari, visto che tutti hanno diritto a un processo" lei rispose: "No, no, non ptrei mai, assolutamente".

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