Il consumismo è un fenomeno esploso negli ultimi decenni, e fare acquisti di ogni genere non è mai stato così facile come nella nostra epoca. Ma sarebbe un errore pensare che l'impulso smanioso e incontrollato a fare compere sia parimenti recente: è ‘solo' più diffuso. Diffuso, agevolato, premiato.
Il termine ‘oniomania' fu coniato nella seconda metà dell'Ottocento da uno psichiatra tedesco, Emil Kraepelin, proprio per descrivere tale incontrollabile impulso, oggetto del suo studio. Studio che sarebbe stato ripreso pochi decenni più tardi dallo psichiatra svizzero Eugen Bleuler, per conoscere infine una più diffusa attenzione alla fine del XX secolo. Si tratta quindi di una parola del lessico scientifico, e come molte parole scientifiche è composta modernamente con elementi greci. In particolare è unione del tema del verbo greco onéomai ‘comprare' e –mania ‘follia'.
Come molte ‘manie', anche l'oniomania può essere intesa in un senso più propriamente psichiatrico oppure in un senso più comune e profano.
Tecnicamente è un disturbo del controllo degli impulsi, e ricorre spesso in comorbilità con disturbi dell'umore, di ansia, con problemi di dipendenze. Chi soffre di oniomania ha quindi una morbosa inclinazione agli acquisti, accompagnati da una tensione che si scioglie solo con l'atto del comprare, non importa che cosa. Acquisti non necessari, spesso vissuti con vergogna: ciò che l'oniomaniaco compra può essere regalato o nascosto. Come già osservava Kraepelin, questo porta in molti casi a un indebitamento ingestibile.
Psichiatria a parte (non è mai saggio addentrarsi troppo da profani in ambiti scientifici), oggi viviamo l'oniomania come un fenomeno di massa. Non sarà puntualmente patologico, ma il modo in cui la febbre degli acquisti incide sul tempo e sul patrimonio delle persone rende l'oniomania una tendenza di primo piano. Anche per i modi sempre nuovi che il mercato trova per incentivarla. Come nel caso del black friday.
La scopriamo nel traffico di corrieri che recapitano moli enormi di acquisti online, nei centri commerciali ingorgati da torme di persone in cerca di bottini molte volte insensati, nei centralini intasati dei programmi di televendita, nell'adesione convulsa a offerte imperdibili: modi in cui molti di noi cercano un centro di gravità, nel profilo di conferme sociali, di sicurezza, di controllo sui mutamenti e le difficoltà della vita. Modi facili, modi vani.
Come molti demoni, anche l'oniomania ha un nome difficile. Ma conoscere il nome del demone è il primo passo per neutralizzarlo, il primo passo di consapevolezza. Che magari ci porterà a ricercare quelle conferme e quelle sicurezze di cui tutti abbiamo naturalmente bisogno in atti più autentici e fertili del comprare, comprare, comprare.