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Bill Viola a Mantova: la videoarte inonda Palazzo Te

A Mantova, fino al 20 febbraio, Palazzo Te ospita il gigante della videoarte: Bill Viola espone The Raft, videoinstallazione sconvolgente che oggi dialoga con gli affreschi cinquecenteschi di Giulio Romano.
A cura di Gabriella Valente
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Bill Viola torna in Italia, a Mantova per la precisione, nella magnificente cornice di Palazzo Te. Il campione della videoarte torna ad emozionare, spaventare e illuminare il suo ampio pubblico con The Raft (2004), una delle sue videoinstallazioni più famose, grandi e potenti.

Bill Viola
Bill Viola

Il video The Raft da oggi, e fino al 20 febbraio, è allestito nell’ala napoleonica di Palazzo Te, a dialogare incredibilmente con gli spazi dell’antica dimora di Federico Gonzaga, progettata dall’inventiva geniale di Giulio Romano nei primi decenni del ‘500. L’evento rientra nel ciclo La casa degli dei, un progetto del Comune di Mantova con cui si invitano artisti contemporanei a ricontestualizzare una propria opera negli spazi fastosi del palazzo cinquecentesco. Il primo intervento del ciclo è stato commissionato a Fabrizio Plessi; i prossimi vedranno protagonisti personaggi di spicco come Ai Weiwei, Giuseppe Penone, Candida Höfer.

A Bill Viola è affidato il secondo appuntamento del progetto mantovano, occasione per vedere uno dei suoi lavori più stravolgenti, inserito oltretutto in un contesto d’eccezione. Chi infatti pensa di aver già visto tutto del videoartista americano, che negli ultimi anni è stato in Italia con mostre imponenti – come quella al Palazzo delle Esposizioni di Roma (2008), al Museo di Capodimonte di Napoli (2010) o quella a Villa Panza a Varese (2012) -, rimarrà sorpreso dalla nuova temporanea collocazione dell’opera che acquisisce ora sensi e valori aggiunti grazie al particolare contesto.

Bill Viola, The Raft, May 2004, Video/sound installation © Bill Viola
Bill Viola, The Raft, May 2004, Video/sound installation © Bill Viola

Inquadratura fissa, alta definizione e riproduzione a velocità rallentata, The Raft, che in inglese significa zattera, è una grande installazione video-sonora che racconta di un singolare, metaforico e reale naufragio: un gruppo di 19 persone, collocato in uno spazio indefinito, aspetta; persone di età diverse, uomini e donne di etnie diverse, tutti in abiti dei nostri giorni, ciascuno in attesa di non si sa cosa. Sembra la fermata di un autobus, tra chi legge, chi ascolta musica, chi si annoia; ma sono tutti molto vicini tra loro, stranamente a contatto l’uno con l’altro, come a preannunciare che qualcosa di strano sta per succedere. Eppure sono lunghi i minuti in cui sembra non accadere nulla, sono minuti in cui cresce la suspense per lo spettatore. D’improvviso un getto d’acqua laterale, poi un secondo getto dall’altro lato, colpiscono il gruppo violentemente: tutti colti di sorpresa, terrorizzati, qualcuno cade sotto la forza dell’acqua, qualcuno scivola, in pochi riescono a fatica a rimanere in piedi. Quando i getti d’acqua interrompono la loro ‘aggressione’, il gruppo è stravolto, atterrito dall’insolito cataclisma. Poco alla volta ci si riprende, ci si aiuta, si ricomincia. Nella gallery in fondo alla pagina alcuni fotogrammi del video mostrano ‘il dramma della zattera‘ di Viola.

La Caduta dei Giganti, Sala dei Giganti, Palazzo Te, Mantova
La Caduta dei Giganti, Sala dei Giganti, Palazzo Te, Mantova

Corredata eccezionalmente da schizzi preparatori, scene di backstage e appunti dell’artista esposti in una stanza vicina, la videoinstallazione è proposta al visitatore subito dopo la strabiliante Sala dei Giganti di Giulio Romano, con l’originalissima sperimentazione pittorica del continuum di immagini che affrescano il soffitto e le pareti (e che un tempo ricoprivano anche il pavimento), narrando l’episodio ovidiano della Caduta dei Giganti: negli affreschi cinquecenteschi i Giganti, avendo tentato di sostituirsi agli dei, sono puniti da Giove che scatena contro di loro la furia degli elementi con venti, fulmini e inondazioni travolgenti.

Nella progettazione della propria opera Bill Viola si è ispirato al Giudizio universale di Signorelli e alla Zattera della Medusa di Géricault, ma, come l’artista stesso afferma, è decisamente appropriato il parallelo tra i personaggi di The Raft e i Giganti di Palazzo Te, le cui cadute sono drammatiche metafore di un’umanità fragile ma anche della sua forza.

Bill Viola, The Raft, May 2004, Video/sound installation © Bill Viola
Bill Viola, The Raft, May 2004, Video/sound installation © Bill Viola

The Raft contiene tutti gli elementi caratterizzanti il lavoro di Viola: come in moltissime sue videoinstallazioni, in cui dà vita a iconografie tipiche della tradizione cristiana e della storia dell’arte, anche qui l’artista crea uno speciale tableau vivant, dove la scena, dai magnifici effetti pittorici, si fa dinamica; il video però è proiettato a rallentatore, come spesso accade nei lavori di Viola, per cui l’azione avvenuta in pochi secondi diviene evento di 10 minuti circa. La slow motion, insieme alle altre sofisticate tecnologie multimediali – come l’alta definizione delle immagini, lo schermo piatto e il sonoro elaboratissimo – permette di cogliere tutta l’intensità semantica ed estetica della scena: le espressioni facciali dei protagonisti, sgomenti e spaventati; i loro movimenti scomposti e drammatici; i colori degli abiti, gli effetti di luce dei getti d’acqua. Dunque, l’estremo ralenti e la brillantezza delle immagini riescono a calamitare l’attenzione dello spettatore che viene coinvolto emotivamente dalla bellezza e dalla potenza del video e si ritrova, con timore e piacere, a vivere empaticamente la scena che osserva.

Immagine principale: Bill Viola, The Raft, May 2004, Video/sound installation © Bill Viola

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