Biennale Teatro 2017: la scommessa vinta di Antonio Latella
Si sta per chiudere la 45esima edizione di Biennale Teatro, la prima diretta dal regista campano Antonio Latella. Siamo andati per qualche giorno a Venezia per vedere da vicino le differenze e le novità apportate dal nuovo direttore rispetto alle quattro edizioni precedenti ben dirette da Alex Rigola.
Quello che salta subito agli occhi del progetto Latella è una sorta di continuità-discontinua che, da un lato, conferma Biennale Teatro come un polo di alta formazione rivolto ad attori e performer provenienti da ogni parte nel mondo. Va detto che per un festival così fatto non c’era personalità più adatta in Italia di quella di Antonio Latella che oltre a essere un regista di chiara fama, è per certi versi, soprattutto, uno dei più bravi pedagoghi del teatro italiano. Basta confrontare il recente successo al Festival di Avignone del progetto “Santa Estasi”, realizzato con gli allievi della scuola di formazione di Ert – Emilia Romagna Teatro.
Dall’altro però c’è la discontinuità. Se la formula di questi anni era, grossomodo, quella di individuare dei Maestri sia per condurre i laboratori sia per mostrare un loro lavoro, con l’aggiunta di altre proposte destinate a un pubblico più ampio e trasversale; l’approccio Latella ha invece – almeno questa è la nostra impressione – chiuso un po’ col passato e radicalizzato la proposta.
L’“imprinting” di scuola di formazione resta solido, ma si completa, forse chiudendo il cerchio, con una proposta di spettacoli che trasformano il festival in un momento di aggiornamento e formazione anche per noi commentatori. La scelta dei Leoni d’oro è spesso stata spiazzante e sorprendente in questi anni, ma è anche vero che le cose più belle a cui abbiamo assistito sono stati i lavori dei già conosciuti Marthaler, Ostermeier, Castellucci.
Latella e i suoi collaboratori (di cui vorrei citare almeno Federico Bellini e Brunella Giolivo) hanno confezionato una Biennale Teatro che assomiglia di più a un prezioso festival di cinema, fatto di piccole retrospettive di artisti, in questo caso artiste donne, che normalmente è impossibile vedere altrove. In questo modo il progetto “College” iniziato anni fa con grande lungimiranza trova probabilmente la quadratura del cerchio.
La proposta di Latella in sostanza punta a individuare una più ampia comunità di appassionati, fatta di artisti, operatori, commentatori e portatori di interesse di questo settore mettendoli nella stessa posizione ed elaborando una proposta didattica inedita di alto livello scientifico. Un compito che ci sembra molto in linea con quello di una grande istituzione culturale pubblica come Biennale.
In altre parole Biennale Teatro può e deve diventare un grande workshop sulle performing art aperto e partecipato. Vedremo come si dipanerà il progetto nelle prossime tre edizioni e quali saranno le scommesse vinte e quelle perse. Ciò che conta è provarci, conoscere il proprio tempo e raccontarlo con gli occhi del ventunesimo secolo e Latella in questo senso è l’uomo giusto al posto giusto.