Biennale Teatro 2015, Pascal Rambert spiega il suo metodo di scrittura
Quest’anno a Biennale College, il campus internazionale organizzato da Biennale Teatro già da alcuni anni, non ci sono solo workshop e master class dedicati alla regia e in generale al lavoro con gli attori, ma anche tre laboratori di scrittura con alcuni dei più interessanti drammaturghi contemporanei come Yasmina Reza, Mark Ravenhill e Pascal Rambert.
Abbiamo incontrato Rambert, autore e regista dello spettacolo “Clôture de l'amour”, un vero e proprio “cult show” che da due anni a questa parte ha riscosso un successo mondiale ed è stato tradotto in moltissime lingue. Qui in Italia è stato portato in scena (prodotto da Ert) dallo stesso Rambert con Luca Lazzareschi e Anna Della Rosa. Noi lo andammo a vedere e realizzammo una videointervista a Lazzareschi (vedi qui). Stavolta però abbiamo incontrato l’autore in persona per farci spiegare innanzitutto qual è la sua idea di drammaturgia, poi per capire il suo “metodo” e cosa insegna agli allievi e infine per farci dire da lui qual è il teatro del futuro… la risposta a quest’ultima domanda è davvero sorprendente e inaspettata.
Chi è Pascal Rambert?
Ha raggiunto la notorietà come drammaturgo, ma Rambert è anche un regista, coreografo e direttore artistico e poi poeta, scrittore e cineasta: quello che si dice un artista a tutto tondo! Dirige dal 2007 il T2G – Théâtre de Gennevilliers, in Francia, un centro di creazione che accoglie artisti di ogni tipo e filosofi. Nella short-bio del catalogo di Biennale Teatro viene definito “un profondo osservatore del contemporaneo […] che attinge a piene mani dal mondo circostante […] restituendo un montaggio armonioso di corpi, voci, parole profondamente radicati nella realtà”. In effetti, stando a quanto ci ha raccontato nella videointervista è esattamente questo il suo scopo come autore: raccontare la realtà, inseguire il ritmo e il suono della lingua parlata attraverso una scrittura fluida e potente. Il laboratorio che tiene quest’anno a Biennale è fondato sulla scrittura in tempo reale, legata al corpo e allo spazio. Nel bando invita i partecipanti a iscriversi solo se “si sentono come nella ‘Lettera a un giovane poeta’ di Rilke, e cioè che se non scrivono potrebbero morire”.
Il metodo Rambert
Abbiamo chiesto a Rambert di spiegarci l’obiettivo del suo laboratorio e la metodologia di lavoro che, proprio in questi giorni, sta adottando con i suoi allievi. “Cerco di trasmettere a dei giovani artisti che sono scrittori, coreografi o aspiranti tali, il gusto per l’invenzione partendo da ciò che hanno davanti agli occhi, la capacità di guardare la realtà e dargli una forma e un linguaggio. Qui a Biennale stiamo lavorando sulla relazione tra il corpo e lo spazio attraverso testi scritti in tempo reale, per dar vita a un ‘movimento segreto’ che tiene insieme ciò che è successo ieri, ciò che sta succedendo oggi e ciò che succederà domani. Il fine è di creare un mondo, una realtà altra che comunemente definiamo teatro, dove niente è previsto, tutto si inventa e che deve risultare appassionante per chi ascolta o legge. È un atto creativo individuale e allo stesso tempo collettivo".
Il successo mondiale di “Clôture de l'amour”
Rambert, come si diceva prima, ha ottenuto con “Clôture de l'amour”, che ha debuttato ad Avignone nel 2011, un successo mondiale: in Italia è stato tradotto da Bruna Filippi e portato in scena con la regia dello stesso Rambert da Anna Della Rosa e Luca Lazzareschi. “Credo che il successo di “Clôture” – ci ha raccontato Rambert – sia arrivato nel momento giusto, in una fase del mio lavoro e della mia ricerca in cui mi sentivo pronto ad affrontare una sfida di livello mondiale. È stata una soddisfazione enorme per me poiché si tratta di un testo completamente mio, non è una riscrittura da Molière o da Shakespeare… è il risultato di anni e anni di lavoro per raggiungere una certa idea di teatro. Clôture è un lavoro che ha come obiettivo la ricerca della verità, cioè la verità dell’attore che sta sul palcoscenico, il che potrà sembrare retorico ma non è così. Penso che raggiungere questa verità sia l’obiettivo di qualsiasi artista: in uno spettacolo puoi aggiungere video, scene, costumi, luci, ma anche senza tutto questo ciò che conta è la verità dell’essere, dell’individuo”.
Il nuovo spettacolo “Répétition”
Rambert ci ha anche annunciato in anteprima il suo prossimo progetto dal titolo “Répétition” (Prova), scritto per Emmanuelle Béart, Audrey Bonnet e Denis Podalydes, attori della Comédie-Française. In Italia ritornerà con una formula simile a quella di “Clôture” e cioè prodotto da Ert – lo spettacolo debutterà il prossimo inverno all’Arena del Sole di Bologna – con la regia dello stesso Rambert e lo stesso cast, Anna Della Rosa e Luca Lazzareschi con l’aggiunta di Laura Marinoni. Rambert a questo proposito ci ha anche detto che pur non ritenendo i suoi dei “testi perfetti” questi però necessitano di attori formidabili, proprio come Luca e Anna.
Il teatro del futuro è: Romeo Castellucci
Alla domanda: “Qual è, per te, il teatro del futuro?”, Rambert risponde convinto, “Il teatro del futuro è già qui, in ogni atto di Romeo Castellucci. È il più grande artista vivente, ho un’ammirazione assoluta per lui, raramente ho visto una tale continuità e coerenza nel gesto artistico. Vedere uno spettacolo di Romeo mi dà una speranza meravigliosa e consiglio sempre a chiunque di seguire il suo lavoro”. Wow! Chissà cosa ne pensa Castellucci…