Biennale 2024, migliaia di artisti chiedono l’esclusione di Israele: “A Gaza è genocidio”
Un gruppo di artisti ha chiesto ufficialmente alla Biennale di Venezia di escludere Israele dall'edizione di quest'anno che si terrà da sabato 20 aprile a domenica 24 novembre 2024 con il titolo "Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere", a cura di Adriano Pedrosa, direttore artistico del Museo d'Arte di San Paolo del Brasile. Con una lettera, infatti, il neonato collettivo "Art Not Genocide Alliance" (Anga) ha scritto una lettera in cui chiede l'esclusione a causa di quello che sta succedendo a Gaza: "Mentre il mondo dell’arte si prepara a visitare il diorama degli stati-nazione ai Giardini, affermiamo che offrire un palcoscenico a uno Stato impegnato in continui massacri contro il popolo palestinese a Gaza è inaccettabile. No al Padiglione Genocidio alla Biennale di Venezia".
A rispondere immediatamente alla protesta dell'Anga arriva il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano che in una nota ufficiale dice di ritenere "inaccettabile, oltre che vergognoso, il diktat di chi ritiene di essere il depositario della verità e con arroganza e odio pensa di minacciare la libertà di pensiero e di espressione creativa in una Nazione democratica e libera come l’Italia. Israele non solo ha il diritto di esprimere la sua arte ma ha il dovere di dare testimonianza al suo popolo proprio in un momento come questo in cui è stato duramente colpito a freddo da terroristi senza pietà" e conclude dicendo che "La Biennale d’arte di Venezia sarà sempre uno spazio di libertà, di incontro e di dialogo e non uno spazio di censura e intolleranza. La cultura è un ponte tra le persone e le nazioni, non un muro di divisione".
Al momento la Biennale preferisce non commentare come riporta l'Ansa che spiega che gli organizzatori si sono limitati a sottolineare le differenze con altre prese di posizione come quelle del Sudafrica che fu un boicottaggio internazionale, mentre la Russia non fu boicottato ma decise di ritirarsi spontaneamente. Eppure gli artisti hanno deciso di ricordare come ci furono prese di posizione pubbliche a difesa dell'Ucraina, per questo. li accusano di doppio standard: "La Biennale è rimasta in silenzio davanti alle atrocità commesse da Israele contro il popolo palestinese. Siamo sconcertatə da questo doppio standard. L'assalto di Israele su Gaza costituisce uno dei bombardamenti più intensi della storia. Alla fine di ottobre, Israele aveva già scaricato tonnellate di esplosivo su Gaza, con una forza pari a quella della bomba nucleare sganciata su Hiroshima, in Giappone, nel 1945. A gennaio è stato riferito che il tasso di mortalità giornaliero a Gaza supera quello di qualsiasi altro grande conflitto del XXI secolo. Le curatrici e l’artista del padiglione israeliano hanno rilasciato una dichiarazione superficiale che sostiene la necessità dell’arte in tempi bui, insistendo su una ‘bolla di libera espressione e creazione in mezzo a tutto ciò che sta accadendo'. Un altro doppio standard".
Il collettivo ha risposto anche alla risposta del Ministro: "Oltre 13.000 persone si sono impegnate nella campagna per escludere Israele dalla Biennale di Venezia. La Biennale non può essere uno "spazio di libertà, incontro e dialogo" quando fornisce un palcoscenico a Israele, uno stato che esercita un regime di apartheid e che sta commettendo un genocidio contro il popolo palestinese a Gaza. La cultura non può essere un "ponte tra le persone e le nazioni" se una nazione è coinvolta nello sterminio di un'altra (…). Ci opponiamo al genocidio a Gaza e all'uccisione della Palestinesi nella Cisgiordania occupata, e richiediamo che venga applicato a Israele lo stesso standard che viene applicato alle altre nazioni". Tra i firmatari anche Jesse Darling, il vincitore del Turner Prize dello scorso anno, Carolina Caycedo, Meriem Bennani, Naeem Mohaiemen, Frieda Toranzo Jaeger, Ahmed Morsi e Katja Novitskova.
La lettera si chiude così: "Mentre il padiglione israeliano prende vita, il bilancio delle vittime del genocidio a Gaza e in Cisgiordania aumenta ogni giorno. Mentre il team curatoriale israeliano progetta il cosiddetto ‘Padiglione della fertilità' riflettendo sulla maternità contemporanea, Israele ha ucciso più di 12.000 bambinə, distrutto strutture mediche e reso impossibile l‘accesso alle cure riproduttive. Di conseguenza, le donne palestinesi subiscono cesarei senza anestesia e sono costrette a partorire per strada. Qualsiasi rappresentanza ufficiale di Israele sulla scena culturale internazionale è una legittimazione delle sue politiche e del genocidio a Gaza. La Biennale sta promuovendo uno Stato di apartheid genocida. Niente morte a Venezia. No all’ordinaria amministrazione durante il massacro".