Berlino, alla Biennale d’Arte una Rihanna senza testa: una critica alla “società dei miti”
È stata inaugurata il 4 giugno, e andrà avanti fino al prossimo 18 settembre, la nona edizione della Biennale d'arte contemporanea di Berlino. Fra i partecipanti della kermesse ideata nel 1997, anche il colombiano Juan Sebastián Peláez, con un'installazione molto particolare: una gigantesca Rihanna di cartone in bikini e senza testa, posta nel cortile del Kunst Werke Institute for Contemporary Art. La grande pop star acefala accoglie migliaia di visitatori affascinati, e l'opera sta già facendo il giro del mondo, spopolando sul web. Ma è proprio sul web, sui social media e sul culto sfrenato dell'immagine che l'opera dell'artista colombiano vuole far riflettere, in maniera diretta e semplice, ma non per questo meno critica.
"Ewaipanoma (Rihanna)", questo il titolo della gigantesca installazione, non è la prima opera acefala di Peláez: il gigantesco cartonato è l'ultimo di una serie di sagome che ritraggono corpi umani senza testa, immortalati in pose atletiche, in bikini sportivi, o mentre si lasciano fotografare in lussuosi abiti da sera coi riflettori puntati. Si tratta di figure surreali, con la faccia stranamente posizionata sul torace, ispirate alle pop star o alle stelle del calcio dell'America latina: quelle che Juan Sebastián Peláez definisce "l'élite del Nuovo Mondo".
Una scultura bidimensionale che in realtà nasconde una riflessione profonda e attuale sui ‘miti d'oggi', e sui modi di rappresentazione contemporanei dell'alterità: Peláez è infatti convinto che esista un rapporto particolare fra rappresentazione di sè e social media, che crea quello che si potrebbe definire un vero e proprio "culto dell'immagine". Questo approccio viene definito dall'artista stesso come "post-post-coloniale": la circolazione sfrenata e divistica delle immagini, secondo il colombiano, si è configurata in maniera tale da riproporre gli stessi meccanismi di sfruttamento e repressione attuati dai colonialisti del passato nell'America latina.
A questa particolare idea si deve il titolo dell'opera, "Ewaipanoma": il riferimento è a una mitica specie di esseri umani privi di testa che l'esploratore inglese Walter Raleigh raccontava di aver scoperto in Venezuela verso la fine del XVI secolo. Se, quindi, apparentemente il lavoro di Peláez appare semplice dal punto di vista stilistico, essendo realizzato in cartone, esso nasconde una radice di profonda consapevolezza politica e culturale: il recupero dei racconti degli esploratori del Nuovo Mondo, per rileggere in chiave contemporanea un meccanismo di distorsione dell'alterità mai esauritosi nel corso dei secoli. Peláez ci suggerisce in questo modo, attraverso una bellissima Rihanna acefala, che anche se non ci si trova più dinanzi a racconti favolistici dell'altro e del diverso, il modo distorto in cui esso viene percepito e raccontato non è molto cambiato.