Beni culturali: se sul terremoto Montanari ha ragione, il ministro deve dimettersi
La polemica infuria da tempo ma è destinata ad andare avanti, mescolando diversi piani. Da quello eminentemente culturale a quello politico, passando per la questione (non secondaria) dell'esito del referendum sulle scelte di governo e, di conseguenza, sulla linea che il Ministero dei Beni Culturali adotterà per adempiere all'obbligo costituzionale di tutelare il patrimonio artistico, minacciato negli ultimi mesi dai terremoti che stanno devastando l'Italia centrale.
Come è noto, uno dei più strenui oppositori all'azione politica del ministro Dario Franceschini è lo storico dell'arte Tomaso Montanari, il quale l'altro giorno sull'Huffington ha denunciato la lentezza, dopo il sisma del 24 agosto scorso, con cui il Mibact avrebbe predisposto (o meglio, non predisposto, secondo Montanari) gli interventi di consolidamento dei beni culturali danneggiati in seguito all'onda sismica.
Ieri ho ricordato queste banali verità, chiedendomi cosa sarebbe successo se l'abbazia di Sant'Eutizio o la chiesa di San Salvatore a Campi (e moltissimi altri monumenti) fossero stati puntellati e messi in sicurezza dopo il sisma di agosto.
Come è ovvio che sia, all'indomani del crollo della millenaria Basilica di Norcia, le parole dello storico dell'arte fanno ancora più riflettere, considerando che la stessa chiesa era stata danneggiata dal terremoto dello scorso agosto. Peraltro, secondo gli esperti, se fosse stata puntellata e messa in sicurezza, avrebbe avuto buone probabilità di non cadere giù.
Ma c'è dell'altro, ancor più inquietante, nelle parole di Tomaso Montanari, che tende a intrecciare le questioni relative al referendum del 4 dicembre a quanto sta accadendo in questi giorni.
Da tempo, ormai, al Mibact si dice che a Franceschini dei Beni Culturali importi assai poco: tutto preso com'è dalle trame politiche del dopo referendum. D'altro canto a Firenze si sussurra insistentemente che il sindaco Dario Nardella, in caso di vittoria del Sì, prenderà proprio il posto di Franceschini, destinato agli Esteri. Benissimo: giocate pure al risiko delle poltrone, ma ora il terremoto ci richiama brutalmente alla realtà.
Se ci sono stati ritardi del Mibact e se, come sostiene lo storico dell'arte, una larga parte di responsabilità dei recenti crolli possa essere attribuita a quest'incapacità di attivarsi con rapidità per mettere in sicurezza beni come la Basilica di Norcia, è lecito farsi venire più di un dubbio sull'azione ministeriale. Nel suo articolo, inoltre, Montanari riporta alcuni passaggi della denuncia che Alessandro Delpriori, sindaco di Matelia ma anche storico dell'arte, ha inviato al quotidiano Repubblica:
C'è però una ferita che fa male. Sono anche uno storico dell'arte che da anni si occupa dell'arte tra Umbria e Marche. Dopo le prime scosse di Amatrice e Arquata ci siamo subito accorti che la situazione per il patrimonio storico artistico era molto difficile, nella zona tra Fabriano e Ascoli Piceno erano centinaia le chiese inagibili, migliaia le opere d'arte in pericolo. Di fronte a tutto questo le soprintendenze erano in stallo totale, non per cattiva volontà dei funzionari sul territorio che invece sono sensibili e molto attivi, ma nella sostanza non si è fatto nulla.
Nel suo articolo, Montanari definisce questa situazione "il frutto avvelenato dello smantellamento delle soprintendenze voluto da Renzi e attuato da Franceschini, che ha investito tutto sulla (pessima, peraltro) riforma commerciale dei supermusei."
Se tutto questo fosse vero, e Montanari avesse ragione sul fatto che il patrimonio culturale del centro Italia danneggiato dal sisma è stato abbandonato dal nostro governo, con il ministro Dario Franceschini responsabile di tutto ciò, ce ne sarebbe abbastanza, in qualsiasi paese civile, per chiedere e ottenere le dimissioni di chi avrebbe procurato al paese un danno di tale portata.