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Basilea, la prima retrospettiva dedicata a Dubuffet, il padre dell’Art Brut

A Basilea, la Fondation Beyeler allestirà una mostra dedicata al visionario Jean Dubuffet, ideatore dell’Art Brut, omaggio al genio creativo e alla sua attitudine sperimentale e anticonformista contro ogni stereotipo dei canoni tradizionali, che definiva come inibitori di ispirazione. La retrospettiva, visitabile dal prossimo 31 gennaio fino all’8 maggio, include il Cocou Bazar, nella sua preziosa e affascinante commistione di pittura, scultura, teatro, costumi animati, danza e musica.
A cura di Silvia Buffo
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Jean Dubuffet
Un'opera di Jean Dubuffet.

La retrospettiva svizzera dedicata a Jean Debuffer è la prima dedicata all'artista famoso per la sua attitudine nella fusione di stili e tecniche differenti all'interno dei vari stili artistici, dalla pittura alla scultura. Saranno esposte 100 opere nella mostra che sarà visitabile fino a primavera inoltrata. L'opera che più caratterizza l'esposizione, organizzata da Fondation Beyeler, è la nota "Metamorfosi del paesaggio", il simbolo del genio visionario con i suoi colori e le sue forme intrisi di tutta la sua visionarietà.

Dubuffet è il padre della Art Brut, da non confondere con l'arte popolare, o quella naïf, che ha dato seguito ad una serie di elaborazioni spontanee prodotte da persone senza alcuna formazione artistica, come i bambini o i malati di mente, di cui il pittore aveva esposto molte opere: li amava definire come "artisti loro malgrado", agli esordi dell'Art Brut nel il '45 e ed anche nel '47, quando così si esprimeva nelle consultazioni teoriche che condivideva con artisti dal calibro di André Breton.

L'artista definisce l'Art Brut come quella che genera:

lavori effettuati da persone indenni di cultura artistica, nelle quali il mimetismo, contrariamente a ciò che avviene negli intellettuali, abbia poca o niente parte, in modo che i loro autori traggano tutto (argomenti, scelta dei materiali, messa in opera, mezzi di trasposizione, ritmo, modi di scritture, ecc.) dal loro profondo e non stereotipi dell'arte classica o dell'arte di moda.

A generare arte la personale pulsione emotiva dalla percezione immediata e sintetica. Sin dall'inizio della sua avventura artistica, Jean Dubuffet si è sempre posto in maniera avversa e anticonformista, trovava la cultura castrante e asfissiante, un sostrato che in molti casi poteva compromettere l'ispirazione e il flusso creativo. Il suo obiettivo è quello di liberarsi della tradizione artistica, per avventurarsi nella ricerca di forze artistiche primordiali e tracciare così una nuova via per l'arte. Sulla scia di alcuni pittori dell'avanguardia, come Kandinskij, Mirò o Klee, Dubuffet dedica un'attenzione particolare ai disegni infantili.

Il disegno infantile non costituisce solo un modello estetico ma un vero e proprio approccio filosofico e ideologico. Se si confrontano alcune opere, elaborate da Dubuffet tra gli anni Quaranta e Cinquanta, in rapporto ad opere infantili di suo fortissimo interesse, si rintraccia il filo rosso di una comune linea iconografica e formale, che è la base stessa del suo pensiero filosofico e del suo approccio all'arte spontaneo e ingenuo, ma anche liberatorio dai limitanti modelli tradizionali. Sono questi i motivi per cui ha ideato l'Art Brut, un'arte libera che genera opere libere:

Quei lavori creati dalla solitudine e da impulsi creativi puri ed autentici – dove le preoccupazioni della concorrenza, l'acclamazione e la promozione sociale non interferiscono – sono, proprio a causa di questo, più preziosi delle produzioni dei professionisti.

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