Banksy è Robert Del Naja? Basta con le rivelazioni, non ce ne frega nulla sapere chi è
Un giorno è Tizio, un altro è Caio, il giorno dopo ancora è Robert Del Naja dei Massive Attack. Da anni si mormora che il fondatore della band musicale che ha inventato il trip hop sia, in realtà, il Clark Kent del più noto street artist del mondo, quel Banksy che da tempo, troppo tempo, è sotto l'attenzione dei media più per l'anonimato della sua identità che per i graffiti continuamente esposti in questo o quell'angolo del mondo. O almeno, questa è l'ultima notizia rimbalzata dal Regno Unito, dopo che la gaffe del produttore di musica drum and bass Goldie, in un'intervista radiofonica avrebbe commesso parlando di Banksy, lasciandosi sfuggire il suo vero nome:
Non per mancare di rispetto a Robert, che è un grande artista…
Questo il passaggio incriminato che svelerebbe l'identità dell'artista inglese, da sempre accostato a Robert Del Naja dei Massive Attack. Accidenti, che rivelazione da fine del mondo! Quanto a discussioni suscitate dall'arte di Bansky, tranne le chiacchierate campagne contro Theresa May o il murale sulla Brexit, sempre meno. Forse è questo l'elemento più preoccupante. Tra tentativi di musealizzare le sue opere, leofilizzandone il messaggio politico, libri e film di successo, oltre all'accerchiamento glam e gli endorsement sempre più vip alla sua arte, la primula rossa dei graffitari sta lentamente trasformandosi – suo malgrado – in un fenomeno da circo mediatico in cui di dibattito artistico non c'è più nemmeno l'ombra.
Evidentemente la colpa di tutto ciò non è di Banksy o di chiunque si celi dietro di lui, ma del meccanismo innescato dalla bulimica tendenza a voler smascherare chi c'è davvero in carne e ossa dietro il Superman della street art. Tutto ciò sta lentamente e inesorabilmente svuotando di senso "artistico", "poetico" e "politico" l'azione del writer, che per sua natura dovrebbe restare anonimo. La verità è che non frega a nessuno sapere il nome all'anagrafe dell'artista che si fa chiamare Banksy. E che l'ennesima rivelazione rischia di cancellare la sua arte dal nostro ricordo ben più degli agenti atmosferici sui graffiti presenti nelle diverse città del mondo dove sono stati realizzati.