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Banksy, Abramović e le mostre non autorizzate: “Basta tradire la volontà degli artisti”

Fa discutere l’abitudine sempre più in voga di allestire mostre “non autorizzate” di famosi artisti di arte contemporanea. Da Banksy a Marina Abramović, visitatori, esperti d’arte e scrittori, puntano il dito contro delle operazioni che non hanno “fini conoscitivi, ma esclusivamente commerciali”.
A cura di Redazione Cultura
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"Tre video e una guida con una voce stridente che li spiegava e commentava, sono scappato dopo 60 secondi", "Non ha senso vedere i suoi murales staccati dal luogo in cui li ha concepiti". Sono alcuni dei commenti rintracciabili in rete da parte dei visitatori, opposti a quelli di tono invece entusiastico. Al di là di giudizi soggettivi, e come tale insindacabili, la questione sul senso di allestire mostre "contro" la volontà di artisti come Banksy e Abramović (rispettivamente in mostra al Chiostro del Bramante di Roma e al Castel dell'Ovo di Napoli) comincia a prendere piede nel dibattito pubblico. Di recente, due interventi autorevoli, hanno spiegato bene il senso della questione, che hanno sollevato la replica degli organizzatori della mostra.

Le opere di Banksy nei musei, la critica

Il primo è di Vincenzo Trione sul Corriere della Sera di oggi. Nel suo editoriale, il neo presidente della Scuola del Patrimonio del MiBact, scrive di come queste due mostre rappresentino una sorta di tradimento dell'opera originaria di questi due artisti, puntando il dito contro la "brutta abitudine di mostre che tradiscono la volontà degli artisti". Qual è il senso, si chiede il preside della Facoltà di Arti e Turismo alla IULM, di operazioni in cui si staccano dei murales dal luogo dove sono stati realizzati e si finisce "per museificarli"?

Dedicate al alcune celebrities dell'arte, sono ordinate da furbi produttore con la complicità di critici conniventi. Hanno fini non conoscitivi, ma esclusivamente commerciali.

Il riferimento qui è decisamente rivolto alle opere dello street artist più famoso al mondo dall'identità misteriosa, che animano diverse mostre in ogni angolo del mondo. Attualmente, nel nostro Paese, è attiva la mostra “Banksy A visual protest” al Chiostro del Bramante di Roma che fino ad aprile 2021 racconta, attraverso 100 opere, la ricerca del misterioso street artist e il modo in cui l’artista britannico ha affrontato con ironia e intelligenza temi politici e di denuncia.

La mostra "Estasi" di Marina Abramović a Napoli

Stesso discorso, ma a condizioni differenti, pare emergere dalla mostra “Estasi”, allestita a Napoli nel Castel dell’Ovo fino al 17 gennaio 2021 dedicata a Marina Abramović. A scriverne, in maniera decisamente polemica, è la scrittrice Valeria Parrella su Robinson di Repubblica, secondo cui gli organizzatori:

hanno pensato di poter fare ad Abramović quello che a volte viene inferto a Caravaggio o ad Antonello, ovvero prendere opere in sé magnifiche, individuare uno spazio utile e abbandonarvi lì l’artista al suo destino con annunci a gran voce vaghi ed equivochi.

Così l'esperienza dell'opera di una delle artiste più rivoluzionarie dell'arte contemporanea, dedicata a Santa Teresa, per la scrittrice partenopea, diventa impossibile da godere, anche perché:

la guida obbligatoria declama notizie sulla realizzazione dei video e propone piccoli compendii d’arte, poi chiosa che a voler comprare un catalogo, costa dieci euro e si trova lì. Fa il suo lavoro. Ma era questo il lavoro di cui incaricarla?

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