Banksy a Venezia, archiviata l’accusa di imbrattamento, la Procura: “È arte”
L'artista fantasma più famoso al mondo, il lo street artist Banksy, sarà assolto. Accusato di aver imbrattato un muro di Venezia con una sua opera lo scorso maggio, con l'apertura di un fascicolo da parte della Procura della città lagunare, la posizione dell'artista sarà archiviata. In realtà, già all'epoca l'esposto della Soprintendenza era stato fatto più per formalità che per altro. Fu frutto della pressione mediatica, dovuta alla polemica che l'oggetto del murale rappresentava, cioè un piccolo profugo che tiene in mano una torcia per segnalare la sua presenza al mondo. Come luogo dove eseguire la sua opera, Banksy scelse la parete di un palazzo, affacciato su Rio Novo, a San Pantalon, a due passi da campo Santa Margherita. Un palazzo disabitato e privato, che ha visto schizzare alle stelle il prezzo dell’edificio, già in vendita con Engel & Völkers. Nel murales è ritratto un profugo con un giubbotto salvagente che tiene in mano un razzo segnaletico da cui esce fumo rosa.
Banksy a Venezia. La Soprintendenza: "È arte"
Il fascicolo aperto contro ignoti per violazione, restando nel campo delle leggi, del decreto 42/2004, imponeva alla Soprintendenza la richiesta di un'autorizzazione per intervenire, con decorazioni pittoriche, sulle pareti dei palazzi vincolati. Eppure la stessa Istituzione evidenziava, nel suo esposto, che quel profugo non autorizzato e con la torcia in mano, era "indiscutibilmente un'opera d'arte." In conseguenza di ciò, alla luce della valutazione dell'opera, che non può essere considerata frutto di un'azione di imbrattamento, oltre all'impossibilità di risalire a un nome e cognome per l'individuazione di chi sia stato manualmente a realizzare l'opera, visto l'anonimato di Banksy, il pm Federica Baccaglini, della procura di Venezia, ha chiesto l'archiviazione, anche se naturalmente spetterà al Gip decide in un'ultima istanza.