Auguri a Roberto De Simone. Oggi il Maestro compie 80 anni
Ottant'anni per un'intelligenza così fervida e vigile, per una creatività così produttiva e una verve di polemista sempre lucida e tagliente, suonano male intonati, accordati per eccesso a quel suo spirito armonioso e giovanile, come una viola un po' crescente rispetto a un violino impeccabile nella celebre Sinfonia concertante di Mozart. Ci verrebbe da dire che il Maestro De Simone oggi compie i suoi vent'anni per la quarta volta, o quantomeno che l'età per lui è solo il conto, e l'intelletto suo è invece il Cunto di tutti i cunti della sua grande arte.
Sono passati quasi quarant'anni da quel prodigio che lo rese famoso sui palcoscenici di tutto il mondo, da quella "Gatta Cenerentola" (oggi trasmessa in Rai per l'occasione) presentata al Festival di Spoleto per intercessione di Eduardo De Filippo, lo stesso da cui De Simone volle subito perendere le distanze, rifuggendo il teatro naturalistico in favore del mitico, del fiabesco, del travestimento e del canto. Un'opera complessa, di difficile catalogazione, come tutto il suo teatro, ma che, pur nascendo nell'epoca degli snobismi e delle avanguardie intransigenti e bigotte, avrebbe inequivocabilmente segnato il secondo ‘900.
Nella "Gatta" c'erano già molti degli elementi che il Maestro avrebbe sviluppato successivamente: la sospensione del tempo e l'elemento magico, mutuati dalla tradizione popolare e poi stilizzati in un linguaggio colto, la ricerca etno-musicologica sulla scia di De Martino, Carpitella (e Bartòk) e il grande debito verso l'opera buffa del Settecento napoletano e in generale nei confronti della Scuola Napoletana tutta. Ma grandi passioni di De Simone sono stati anche Gesualdo da Venosa, Stravinsky, il jazz e non ultimo il rap, a comprova di una sperimentazione instancabile, varia, che è sempre andata oltre le barriere di genere e al di là dei gusti del momento.
Il suo teatro ha raccontato costantemente il sommerso, l'ancestrale, il religioso e i punti di contatto tra questa dimensione metafisica e il "basso", il comico, il faceto: insomma il Sacro e il suo "contrario", come in una "Cantata dei Pastori" d'altri tempi, tempi d'oggi, tempi in cui il commediare dell'Arte non è più da contrapporsi al Divino, ma bensì da esaltare come sua espressione più compiuta.
Scrittore, regista teatrale, pianista e compositore, nel '67 De Simone fonda la Nuova Compagnia di Canto Popolare con i talentuosi Giovanni Mauriello, Eugenio Bennato e Carlo d'Angiò, ai quali presto si aggiungono Patrizia Schettino, Peppe Barra, Patrizio Trampetti e Fausta Vetere.
Attingendo ai repertori popolari e teatrali del Sud e riscrivendoli in chiave colta con la NCCP gira in tournèe mondiali, inscena "La Cantata dei Pastori" del Perrucci al San Ferdinando di Napoli e approda al Festival dei Due Mondi con la "Gatta Cenerentola". Successivamente, prendendo le distanze dal folk revival e incentrando la sua ricerca su una rilettura aristocratica dei materiali tradizionali ormai scomparsi allestisce "L'Opera Buffa del Giovedì Santo" (1980), "Masaniello" (1975), "Mistero Napolitano" (1977), "La Festa di Piedigrotta" (1978), "Li Zite ‘ngalera" (1978), "Eden Teatro" di Viviani (1981), e così via fino al più recente "Lo vommero a Duello" (2008).
Da compositore omaggia Pasolini con il suo "Requiem" (1985), scrive "Festa Teatralecomposta" per il 250º anniversario del Teatro di San Carlo (di cui è direttore artistico dall'81 all'87), la cantata "Populorum Progressio" (1994), "Il Canto de li Cunti" (1990), "Eleonora", per il bicentenario della rivoluzione napoletana, e più recentemente "Là ci darem la mano" (2008) e “El Diego-Concerto n.10″ (2010).
Nel 1995 viene nominato direttore ad honorem del Conservatorio di Napoli San Pietro a Majella, del quale recupera la preziosissima Biblioteca abbandonata, forziere di tesori inestimabili come gli autografi di Alessandro e Domenico Scarlatti, Pergolesi, Paisiello, Cimarosa, Rossini, Bellini, Donizetti e il Quartetto di Giuseppe Verdi. Scrittore di pregio, ha all'attivo numerose pubblicazioni da studioso, critico e prosatore. Senz'altro da citare la recente riedizione aggiornata di "Canti e tradizioni popolari in Campania"sotto il titolo "Son sei sorelle. Rituali e canti nella tradizione in Campania" (Squilibri editore), con 7 CD in cofanetto in sostituizione degli storici 7 microsolchi.
E proprio questa sua dedizione per il repertorio e gli strumenti della tradizione popolare ha portato De Simone a raccogliere negli anni un enorme patrimonio di oggetti e cimeli che per il momento non ha trovato una collocazione nonostante i suoi numerosi appelli al Sindaco e alle istituzioni. Il più bel regalo che oggi la città di Napoli potrebbe farsi e fare al Maestro per i suoi ottant'anni sarebbe proprio questo: dare finalmente vita al Museo delle Tradizioni Popolari tanto desiderato dal Maestro, ricolmo di tutte le sue scoperte musicali e delle acquisizioni di una vita di ricerche e passione etno-musicologica, nella consapevolezza che artisti e intellettuali come De Simone (che già si contano sulle dita di una mano) ne nascono uno ogni secolo e mezzo. Lunga vita al Maestro De Simone…
…e aggio ritto buono!