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Attaccare Marta Donà dopo Sanremo dimostra che non perdoniamo il successo, soprattutto se sei donna

Marta Donà ha dovuto affrontare accuse e cattiverie in seguito alla quarta vittoria negli ultimi cinque Festival di Sanremo. Sintomo, forse, di un Paese che non sopporta che una donna di potere possa essere più brava di altri.
A cura di Francesco Raiola
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Marta Donà e Olly
Marta Donà e Olly

Marta Donà ha vinto quattro degli ultimi cinque Sanremo, compreso un Eurovision con i Maneskin (e un quarto posto con Mengoni), e forse questa è una colpa. Negli ultimi giorni il nome di Donà – e della sua società, LaTarma – ha girato molto, sia in positivo, ma tanto pure in negativo con complottismi e dietrologie che l'hanno usata per sfogare un po' di frustrazioni. Siamo sempre alle solite, quando una donna di successo, di potere, riesce a vincere qualcosa, senza stare un passo dietro a un uomo, c'è qualcosa che non quadra. E così hanno cominciato a girare voci che si chiedevano come fosse possibile che vincesse sempre lei al festival.

Nessuno, ovviamente, portava qualche pezza d'appoggio a queste accuse dietrologhe, come al solito era tutto un "si dice", "secondo me", "immagino che", insomma, il solito schema complottista, di causa/effetto irrisorio. In generale, sembra sempre che difficilmente perdoniamo il successo, figurarsi quando questo successo arriva in un mondo che è prevalentemente maschile da parte di una donna che negli anni è riuscita a costruire una realtà forte e solida, costruendo una squadra (composta nella quasi totalità da donne), allargando i propri confini (agli eventi, per esempio),crescendo sempre di più, riuscendo a inserire nel proprio roster quelli che erano considerati i migliori nuovi talenti degli ultimi anni, come Angelina Mango, come era Olly e anche Holden, riuscendo a mantenere una coerenza di fondo e lavorando evidentemente bene alla base.

Non si vincono quattro sanremo su cinque a caso, a meno che non pensiamo che Donà abbia un potere e un ascendente maggiori di quelli di qualsiasi altro/a manager o addirittura delle varie discografiche. Il Festival è senza dubbio un "gioco" enorme di incastri, di compromessi (nella scelta del cast, per esempio) che va al di là del puro gusto personale dei direttori artistici, che devono accontentare un'ampia fascia di pubblico, ma anche mediare con etichette, artisti, manager. Per questo fa sorridere pensare che Donà sia la burattinaia di un evento enorme qual è il Festival. Certo, è molto più semplice che pensare che c'è qualcuno che è stata più brava e fortunata, perché questa componente è fondamentale, basti pensare alla vittoria di Olly.

Il vincitore dell'ultimo Festival, infatti, ha vinto per una manciata di voti rispetto alla sorpresa Lucio Corsi, pochi centesimi di punti percentuali che il cantante ha ottenuto grazie al nuovo metodo di votazione voluto da Conti, quest'anno. Se si fosse votato con lo stesso sistema del 2024, quindi senza portarsi il tesoretto delle tre serate precedenti (o anche solo se semplicemente fosse valso il voto della serata delle cover) Lucio Corsi avrebbe vinto e staremmo tutti pensando ad altro, risparmiandoci cattiverie gratuite sui social.

E a proposito di Sanremo, ben vengano le parole di Matteo Zanobini, manager proprio di Lucio Corsi e Brunori Sas, rispettivamente secondo e terzo classificato, che su Instagram ha voluto esprimere pubblica solidarietà a Marta Donà e soprattutto gettare acqua sul fuoco: "In Italia si perdona tutto tranne il successo. Soprattutto sei sei donna. Supporto a @martalatarma, stimata collega, che non si merita questo trattamento irrispettoso nei riguardi della sua professione. Si cerca sempre la dietrologia a tutti i costi. Basta su, andiamo oltre per favore".

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