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Aspettando “vice versa”, il Padiglione Italia della Biennale di Venezia 2013

Lavori in corso per il Padiglione Italia alla 55. Esposizione Internazionale d’Arte. Ultimi aggiornamenti sul progetto espositivo: gli artisti partecipanti e i nuovi metodi di finanziamento tramite il crowdfunding.
A cura di Gabriella Valente
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Mancano esattamente due mesi all’apertura del Padiglione Italia della Biennale di Venezia. Il mistero che aleggiava sui nomi degli artisti invitati è stato sciolto già da tempo; eppure si freme, incuriositi, per vedere realizzato il progetto espositivo di quest’anno, che, a detta del curatore Bartolomeo Pietromarchi, sarà “un viaggio ideale nell’arte italiana di oggi e di ieri, un itinerario che racconta identità e paesaggi – reali e immaginari – esplorando la complessità e le stratificazioni della vicenda artistica e antropologica del paese”.

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La 55. Esposizione Internazionale d’Arte si svolgerà dal 1° giugno al 24 novembre 2013. “Il Palazzo Enciclopedico” è il titolo che Massimiliano Gioni, curatore di questa edizione della Biennale, ha voluto dare alla ‘sua’ Mostra Internazionale. Il Padiglione italiano, invece, è stato affidato a Bartolomeo Pietromarchi, a seguito della presentazione di un progetto espositivo che ha convinto la commissione ministeriale perché “rappresenta in modo significativo il ruolo dell’arte italiana contemporanea nel quadro dei cambiamenti estesi e profondi che caratterizzano questa fase storica del Paese”. In effetti, il progetto presentato per gli spazi delle Tese delle Vergini all’Arsenale non appare privo di coerenza e anzi sembra consolare dell’anarchia e riparare al caos del Padiglione Italia messo su (dire “curato” sarebbe forse troppo) da Vittorio Sgarbi nel 2011.

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Partendo dall’idea di Agamben, teorizzata nel volume “Categorie italiane. Studi di Poetica”, secondo cui per interpretare la cultura italiana va individuata “una serie di concetti polarmente coniugati”, Pietromarchi evidenzia l’attitudine dialettica tipica dell’arte italiana contemporanea, abituata a riflettere sui concetti di doppio e di polarità opposte, e dunque a far dialogare e fondere idee antitetiche: per tutto il Novecento gli artisti italiani elaborano visioni basate sulla contrapposizione tra ordine e disordine, io e altro da me, visibile e invisibile, realtà e finzione, etc., dimostrando appunto un’impostazione dialettica, lontana da un atteggiamento esclusivamente documentario o descrittivo. Posto quindi che l’impianto bipolare sia una struttura concettuale in cui inserire la nostra cultura, Pietromarchi elabora una mostra di confronti a due, di dialoghi, di reciproche riflessioni e la intitola “vice versa”, a suggerire l’idea di reciprocità e di corrispondenze.

Gli artisti invitati sono 14: Francesco Arena, Massimo Bartolini, Gianfranco Baruchello, Elisabetta Benassi, Flavio Favelli, Luigi Ghirri, Piero Golia, Francesca Grilli, Marcello Maloberti, Fabio Mauri, Giulio Paolini, Marco Tirelli, Luca Vitone, Sislej Xhafa. Se la selezione di artisti non ha destato troppe sorprese – sono tutti autori con cui Pietromarchi, attuale direttore del MACRO di Roma, ha già lavorato in un passato più o meno recente -, si tratta comunque un eccellente brano di arte italiana degli ultimi 60 anni, con i nomi storici di Baruchello, Paolini, Mauri e Ghirri, insieme ad artisti mid career o più giovani già noti a livello internazionale. Inoltre, probabilmente è proprio grazie alla approfondita conoscenza dei lavori dei ‘suoi’ artisti che Pietromarchi ha potuto elaborare un progetto espositivo fondato e ben motivato: individuando nella poetica dei 14 artisti assonanze tematiche e di sensibilità, il curatore ha abbinato gli autori e costruito un percorso espositivo di 7 ambienti in cui gli artisti in coppia dialogheranno su un tema comune, un tema che, lo ribadiamo, non è stato imposto, ma ricavato dall’analisi della produzione dei vari artisti, che, coetanei o di generazioni diverse, si scoprono vicini per attitudini e ricerche.

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In una mostra che sarà “molto fisica”, “molto ambientale”, e che presenterà opere realizzate ad hoc (eccetto nei casi in cui gli autori non ci sono più, come per Fabio Mauri e Luigi Ghirri), ecco i nuclei tematici dei vice versa veneziani: per la coppia Mauri (1926-2009) / Arena (1978) la comune indagine sulla storia e sulle ideologie, sul rapporto dell’individuo con gli eventi storici irrisolti e la cronaca recente si concretizza in forme scultoree o performative. Baruchello (1924) e Benassi (1966), in un continuo sperimentare di nuove modalità espressive, conducono studi sul concetto di raccolta e catalogazione, dimostrando “la tensione tra frammento e sistema in cui l’umana ambizione ad archiviare e a classificare si scontra con l’impossibilità e il fallimento”. Il tema del paesaggio, inteso come luogo segnato dall’uomo, vissuto o abbandonato, vede in dialogo Ghirri (1943-1992) e Vitone (1964). Un’arte più metafisica, che insinua il dubbio tra realtà e finzione e parla dell’illusorietà delle apparenze, si esprime nella poetica della coppia Paolini (1940) / Tirelli (1956). Golia (1974) e Xhafa (1970), con ironia, sarcasmo e acutezza, affrontano temi economici, sociali, politici, in una continua tensione tra tragedia e commedia. Rispondenze tra autobiografia e immaginario collettivo, sconfinamenti tra cultura alta e tradizioni popolari, mettono a confronto Favelli (1967) e Maloberti (1966). Bartolini (1962) e Grilli (1978), tra le diverse ricerche condotte, sviluppano punti comuni nell’esplorazione del suono, del suo rapporto con lo spazio e con il pubblico, e nella contrapposizione tra rumore e silenzio, che è anche quella tra libertà di parola e censura. Da questi dialoghi incrociati di corrispondenze, derivazioni e differenze, dovrà nascere, per Pietromarchi, “un ritratto dell’arte recente non più letta come contrapposizione tra movimenti e generazioni, ma come un atlante di temi e di attitudini, riconducibili alla storia e alla cultura nazionali”.

Trattando del Padiglione Italia della prossima Biennale non possiamo tralasciare il progetto di crowdfunding, che ultimamente è stato oggetto di discussione anche più della mostra stessa. Il crowdfunding è un sistema alternativo di reperimento fondi, che utilizza il web come piattaforma privilegiata, richiedendo e permettendo la partecipazione dal basso, a sottoscrizione aperta, di chiunque voglia supportare finanziariamente un evento. Necessario, a questo punto, soffermarsi sulle cifre: con un budget già ridotto rispetto alle edizioni precedenti della Biennale, il Padiglione Italia ha ricevuto dal Ministero 600.000 euro; di questi, 200.000 vanno alla Fondazione Biennale per costi strutturali, e i 400.000 restanti diventano 320.000 netti, cui vanno sottratte le spese ministeriali. “Vice versa” ha quindi a disposizione 280.000 euro, una cifra che, sebbene in assoluto e per i non addetti ai lavori può sembrare elevata, è insufficiente per produrre una mostra di questa rilevanza e coprire tutte le spese collaterali. E non perché l’arte contemporanea richieda ingiustificatamente cifre esorbitanti, ma perché per prodotti culturali del genere, che siano esposizioni, film, concerti, si viaggia necessariamente su cifre molto alte.

Louvre

Considerata la difficile situazione economica del tessuto aziendale italiano, il ricorso alle tradizionali sponsorizzazioni è limitato, perciò Pietromarchi ha scelto di seguire l’esempio di molte esperienze internazionali (prima fra tutte l’iniziativa ben riuscita “Tous Mécènes” del Louvre, che ha raccolto 800.000 euro per acquistare da un collezionista due statuette d’avorio a completamento di un gruppo scultoreo del XIII secolo con “La Descente de Croix”) e promuovere la campagna di crowdfunding a favore di “vice versa”, pur consapevole del fatto che, a differenza di quanto accade all’estero, in Italia non vi sono defiscalizzazioni per questo tipo di donazioni. Con contributi che vanno dai 5 euro ai 10.000 euro, si raccoglieranno fondi per supportare le spese di produzione delle opere, la promozione e la comunicazione, l’organizzazione di incontri con artisti, il convegno finale sui temi del Padiglione. Il sostegno al progetto espositivo sarà riconosciuto con una serie di benefit corrispondenti ai target di supporto, tra cui la menzione del sostenitore nel colophon d’ingresso, sul catalogo e sul sito della mostra, inviti alla preview, visite guidate, incontri con gli artisti, cataloghi, stampe a tiratura limitata.

La cosa importante che sottolineo sempre – afferma il curatore – è che non si tratta di una questione esclusivamente economica, ma anche della volontà di lavorare sul coinvolgimento e sulla partecipazione del pubblico. Questo per dare visibilità e riconoscibilità a tutto quel tessuto di realtà private che vanno dai collezionisti alle gallerie, agli appassionati di arte, che hanno ora la possibilità di essere riconosciuti, a seconda delle loro possibilità e volontà

La raccolta fondi ha una durata di 90 giorni, iniziata il 12 febbraio si chiuderà due settimane prima dell’apertura della Biennale. Sul sito viceversa2013.org, che è il mezzo per effettuare le donazioni, è possibile seguire i risultati del crowdfunding visualizzando il budget aggiornato che al momento ha raggiunto gli 85.000 euro, provenienti, spiega Pietromarchi, soprattutto dalle fasce più alte di contributo, quelle che vanno da 2.500 a 10.000 euro: per ora “un risultato che riflette gli interessi di un pubblico specializzato di collezionisti più che di semplici appassionati”.

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