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“Ascoltatori” di Susanna Tartaro: il libro che racconta le vite dentro e oltre la radio

La radio è parte della vita di ognuno di noi. Si tratta di un mezzo profondamente attuale: questo perché dietro ogni voce si nasconde una storia, ed ogni storia può portare qualcosa di nuovo. Susanna Tartaro ha trasformato questa idea in un libro, pubblicato da Add Editore, in cui le vite di chi ama la radio si intrecciano grazie ad una semplice operazione: ascoltare. L’autrice ci ha spiegato cosa ha significato nel suo lavoro alla radio, e nel libro, questa parola.
A cura di Federica D'Alfonso
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"Ascoltatori. Le vite di chi ama la radio", di Susanna Tartaro, è stato pubblicato da Add Editore nel settembre 2019.
"Ascoltatori. Le vite di chi ama la radio", di Susanna Tartaro, è stato pubblicato da Add Editore nel settembre 2019.

Nell'epoca del social e del web 3.0 l’ascolto della radio potrebbe sembrare un’operazione antiquata, riservata a pochi nostalgici. Qualcuno l’ha addirittura definita “la nonna” delle telecomunicazioni. Ma, più che una candida vecchina attaccata ai ricordi, essa è piuttosto una teenager, più che mai attuale e pronta ad aggiornarsi: è questa l’idea di Susanna Tartaro, curatrice di Radio 3 Fahrenheit e autrice di “Ascoltatori. Le vite di chi ama la radio” (Add Editore). Susanna ha spiegato a Fanpage.it questa idea, raccontando ciò che l’ha spinta a raccogliere le storie che compongono il libro: con lei abbiamo parlato della radio, delle voci che la fanno vivere ogni giorno e delle persone che vi si nascondono dietro, con le loro vite uniche.

Le vite di chi ama la radio, in un libro

Susanna Tartaro.
Susanna Tartaro.

Il volume è uscito nelle librerie nel settembre 2019 per Add, e racconta numerose storie, tutte diversissime fra loro, ma con un dettaglio in comune: tutti i protagonisti ascoltano la radio. Incontriamo Stefano, ex prete, Valeria, operatrice di pet therapy, Adriano, operaio disoccupato: tante persone, che Susanna Tartaro ha incontrato dopo aver ascoltato le loro voci in trasmissione. È l’operazione stessa dell’ascolto che sta al centro di questo mosaico di vite umane: ad un certo punto, ci racconta, “queste non potevano restare ‘solo’ voci, ma dovevano diventare ‘corpi’”.

“Dopo tanti anni passati ad immaginare una comunità astratta, ho provato a dare corpo all'orecchio. Ho provato ad uscire dalla radio, girando l’Italia, cercando di conoscere le storie delle persone che partecipavano a Fahrenheit. A mettermi in ascolto di quello che loro avevano da dire”, racconta Susanna. L’idea di parlare in modo così particolare della radio le è venuta un giorno, preparando una delle tante telefonate dei tanti ascoltatori: “Michele. Chiamare subito che cade la linea. Pastore”. Era mai possibile che dietro la cornetta ci fosse davvero un uomo che portava al pascolo le greggi mentre ascoltava e interagiva con la trasmissione?

Ed era effettivamente così. “Ebbi un’epifania di una vita dall'altra parte, con cui evidentemente avevamo parlato tanto intensamente da indurla a richiamare e a partecipare alla trasmissione; mi ha scosso dentro, e allora ho pensato ‘voglio andare a conoscerlo’”. “Chi fa il mio mestiere immagina la comunità degli ascoltatori come una cosa astratta, quando invece è fatta di persone in carne ed ossa con le loro storie, con le loro vite, con i loro affetti, con le loro disperazioni e tutto quello che attiene la vita normale: che è sempre esemplare e straordinaria”.

Le persone che ascoltano la radio, racconta Susanna, sono persone affini. Come affini a noi possono essere le vite delle persone più diverse: “ognuno, se si ha la pazienza di ascoltare quello che dice, ti dice una cosa straordinaria che non potevi immaginare”. Questo è ciò che, scrivendo il libro e lavorando ogni giorno in radio, Susanna ha compreso e cerca di raccontare nel suo libro: parlando non dell’ascolto meditativo, o di quello autoreferenziale verso se stessi che oggi giorno si mette in scena sui social, ma quello verso l’Altro.

“Semplicemente ascoltare un altro che sta parlando: questa è una cosa che è passata completamente di moda. Tutti sono pronti a straparlare e dire la loro, ma è raro trovare una persona che si metta nella prossemica di ascolto, che sia accogliente quando parli. Siamo presi dal ‘fare altro’, guardiamo il telefonino, incombiamo costantemente su quello che ci sta dicendo qualcun altro. L’ascolto invece per me è una disciplina quasi marziale, zen”, che rende possibile vedere chi c’è oltre la voce. Il libro fa spesso questo esercizio:

Tra le loro cose, in quella dimensione so­spesa e intima che si creava ogni volta tra di noi, mi sono sempre sentita a casa. In un mondo di parlatori, gli ascolta­tori sono una categoria umana sempre più rara. Riflettono, aspettano, lasciano che la radio li raggiunga dove sono. Io ho provato a farlo fisicamente. E sono stata fortunata. Li ho visti correre ad appuntarsi il titolo di un libro citato, abban­donarsi alla musica con gli occhi socchiusi.

“Tutte le persone incidono nella nostra vita, proprio come su un nastro”, e “non esiste una voce bella o una voce brutta. Esiste cosa dici e come lo dici. E la radio ha una particolarità: dice sempre la verità”. Ed è per questo che, Susanna ci tiene, la radio non può essere una “nonna”, ma è, semmai, una nipote: si tratta di un media, spiega, prontissimo a recepire tutto quello che cambia. “Ci accompagna, mettendosi in ascolto del tempo che attraversa, e non può essere assolutamente considerata vetusta o da ospizio, perché ognuno può metterci dentro qualcosa di suo”. Susanna, di suo, ci ha messo la straordinaria passione verso il suo lavoro e la vivace curiosità di non relegarlo ad un qualcosa di separato dalla vita: la radio, in questo libro, è nella vita.

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