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Aquileia: affiorato il primo villaggio dell’età del bronzo

Risale a 3.500 anni fa, il villaggio emerso ad Aquileia dall’ultima campagna di scavi: per tre secoli fu coacervo commerciale tra le regioni alpine, orientali e quelle costiere padano-venete negli scambi del bronzo. Sono stati recuperati frammenti delle strutture abitative, molti focolari, di cui uno associato a un forno, vasellame, strumenti e suppellettili di uso domestico.
A cura di Silvia Buffo
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Gli scavi di Aquileia.
Gli scavi di Aquileia.

Il villaggio affiorato ad Aquileia in seguito all'ultima campagna di scavi è sito in una posizione geografica strategica, tra la bassa pianura e il mare, dislocato al margine della laguna, su un dosso formato da un antico alveo del fiume Torre. Elisabetta Borgna, docente di archeologia egea e preistoria e protostoria all’ateneo friulano e coordinatrice della campagna di scavi illustra così l'esito della campagna:

Reperti preziosi che forniscono informazioni sui modi di vita e di aggregazione della comunità durante le fasi evolute dell’età del bronzo.

L'attività di ricerca ha un seguito nel laboratorio di preistoria e protostoria dell’Università di Udine, qui sono esaminati i vari resti organici raccolti per conoscere quali erano le abitudini alimentari della popolazione. Gli esami si estenderanno alla ceramica recuperata utile per la datazione dei materiali e  la comprensione più approfondita circa gli scambi culturali della comunità che risiedeva negli spazi del villaggio prima che divenisse colonia di Roma.

L'imponenza delle costruzioni rivelano molto della tarda età del bronzo intorno al 1300 a. C., come spiega la Brogna:

la consistenza demografica, il grado di coesione e le capacità di cooperazione della comunità che abitò la prima Aquileia l’intera area venne bonificata e il livello ne fu rialzato con la realizzazione di consistenti riporti di terreno sterile e muri d’impasto di limo crudo, secondo una tecnica praticata anche nel comprensorio dei castellieri friulani dell’età del bronzo.

I ricercatori dell’Università di Udine hanno ben delineato le caratteristiche del villaggio e della vita che conducevano i suoi abitanti. A margine del villaggio in prossimità del fiume, è stata individuata un’area specializzata all'arte del fuoco, utile per la preparazione e il consumo del cibo proprio grazie a al rinvenimento di ampie piattaforme di limo, residui dei focolari all’aperto.

Una grande fossa con molti vasi impilati è venuta alla luce: probabilmente erano destinati all'edificazione degli spazi adibiti all'accensione del fuoco. Ma avanza inoltre l'ipotesi delle attività cerimoniali durante le festività come fanno pensare le strutture, gli utensili e il vasellame. L'archeologa Borgna ritiene che i membri della comunità di Canale Anfora si riunissero in occasioni conviviali con gruppi provenienti da villaggi limitrofi, per agevolare le attività di scambio e commercio.

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