Antonello Saiz, libraio indipendente: “La nostra missione è dare una proposta culturale valida”
Non un semplice libraio, ma un vero e proprio animatore culturale del mondo dell’editoria indipendente. Un amico dei libri e un lettore prima di tutto, anche intransigente. La sua libreria a Parma sembra il Ghirigoro, quella dove Harry Potter acquista i suoi libri di magia: una struttura a tunnel piena di volumi, grande e piccola letteratura di qualità. È Antonello Saiz, proprietario con Alice Pisu di Diari di bordo.
Sono tante le librerie indipendenti in Italia, ma Antonello Saiz e Alice Pisu hanno compiuto una scelta di campo radicale: chiudere i rapporti con qualsiasi distributore e scegliere i libri interagendo direttamente con le case editrici indipendenti. “Nel 2014 leggevamo quello che accadeva in America, con i grandi scrittori che finanziavano realtà come le nostre. Quando abbiamo aperto, dicevano che in due mesi avremmo chiusi. E invece eccoci qua”.
Antonello Saiz, come sei diventato libraio?
Il mio percorso scolastico è lontanissimo dai libri. Dalla Basilicata sono andato a studiare Farmacia a Bologna. Ero molto povero, studiavo grazie alle borse di studio. La passione per la letteratura però è venuta grazie a mio fratello e alla mia insegnante di lettere – Camilla Schiavo – con cui ho stretto un’amicizia molto forte, durata fino a pochi anni fa quando lei è scomparsa. È stato uno stimolo incredibile per scoprire la letteratura. Ho cominciato a trafficare con i libri e con il mercato dell’editoria con l’uomo che è diventato poi il marito di mia sorella. Poi, per 23 anni ho avuto un compagno straordinario accanto. Studiava anche lui Farmacia e mi è stato vicino nelle scelte che ho fatto, mi ha sostenuto anche economicamente e sono partito cominciando a gestire una libreria all’interno della stazione di Parma, proprio insieme ad Alice Pisu.
E poi cosa è successo?
Dal 2013 ci hanno licenziato e da quel momento abbiamo pensato di non disperdere le nostre conoscenze, la capacità di interagire con i libri e il nostro patrimonio umano. Sono otto anni, forse qualcosina in più. Abbiamo attraversato momenti belli e meno belli. Ho perso il mio compagno di leucemia nel 2016 e se non avessi avuto la libreria, sarebbe stata una botta tremenda.
I libri ti hanno salvato.
Se non avessi avuto i libri, Alice, la mia famiglia, sarebbe stata davvero una tragedia irrisolvibile. Per me la memoria è importante, lui era parte attiva della libreria e allora mi sono impegnato moltissimo. Sono arrivati mano a mano i riconoscimenti per le nostre attività legate alla libreria: nel 2018 siamo stati gli unici a essere stati premiati dalla Camera dei Deputati, l’unica azienda dell’Emilia Romagna e l’unica libreria in Italia ad avere questo riconoscimento.
Come si gestisce una libreria come la vostra? Come si interagisce con i lettori?
Noi vogliamo dare una proposta culturale valida al lettore, pescando nella vera letteratura. È la nostra missione. Guardiamo al lettore seriale, abituato a tenere le pile di libri sul comodino, quel lettore che se gli regali una bella storia, dopo ti ringrazia e ti torna pure a trovare. Abbiamo per questo fatto la scelta di non avere distributori ma affidarci direttamente alle case editrici, selezionando dal catalogo quello che pensiamo ci interessi e possiamo sentire di consigliare ai lettori.
Un buon libraio può essere il motivo del successo di un libro?
Nell’editoria indipendente è difficile che tutto questo accada. Per le major, meno che mai. Si fa molta fatica a influenzare il gusto dei lettori. Avere il fiuto è una cosa intuitiva. Posso fare un esempio?
Prego.
Remo Rapino. Lo ospitammo quando non aveva ricevuto alcun tipo di riscontro per "Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio". Dopo la lettura, siamo rimasti sconcertati per la bellezza di quel libro. Siamo stati i primi a ospitarlo. Ora, non siamo particolarmente geniali, però sappiamo leggere. Questo sì.
Tra le case editrici indipendenti, quali ti hanno colpito particolarmente in quest’ultimo periodo?
C’è una bella casa editrice che è readerforblind che sta facendo un grande recupero di titoli del passato. Esistono capolavori che non si trovano più e loro li stanno riscoprendo: “I superflui” di Dante Arfelli, “Zebio Còtal” di Guido Cavani. Sono vere e proprie epifanie. Libri che ti fanno riscoprire la bellezza della lettura. Andare a pescare quel tipo di libri e proporre quel tipo di libri, è una cosa che non si usa molto spesso. Poi la Miraggi di Torino. All’interno del loro catalogo hanno una collana di narrativa ceca di un livello e di una qualità incredibile. Le traduzioni sono di Alessandro De Vito, che ha sua madre cecoslovacca, e Laura Angeloni, che è una delle principali traduttrici dal ceco. Sono delle chicche incredibili, non c’è un titolo brutto. Penso, per esempio, a "La perlina sul fondo" di Hrabal. Ora chi è chi si va a leggere la narrativa contemporanea ceca? Il lettore forte, quello educato alle storie. E infatti, i libri della loro collana sono già alle tredicesima, alla quattordicesima pubblicazione. Poi ce ne sono ancora tante di case che lavorano bene, penso a Exorma e a "Un metro due metri" di Mauro Orletti, che di recente è passato anche a Propaganda Live. Penso a Wojtek. Sono da pochissimi anni e fanno delle cose straordinarie. Alfredo Zucchi, Lucio Leone e Eduardo Savarese hanno la capacità di esplorare e sperimentare un linguaggio nuovo, destabilizzante. Come il nuovo libro di Alfredo Palomba, per esempio.
Ecco, a proposito di Alfredo Palomba e di Eduardo Savarese. Dentro ci metto anche Alessio Forgione. Tutti e tre proposti per il Premio Strega, tutti e tre passati per la tua libreria.
Alessio, Eduardo e Alfredo hanno in comune il fatto di essere pieni di talento. Sulla lunga di distanza paga sempre la capacità di scrivere belle storie, regalare belle sensazioni al lettore. Il lettore può essere fregato una volta o due, poi se non c’è consistenza come un budino si sgonfia tutto. Eduardo, per esempio, ha un percorso lunghissimo e da anni è lì senza sgomitare, mantenendo una cifra di signorilità e di lontananza da certi salottini che determinano spesso il successo o meno di un libro. Alfredo Palomba ha scritto un libro davvero potente, che regala sensazioni nuove a chi legge. Alessio Forgione, invece, è uno che tra dieci anni lo ritroveremo tra le antologie letterarie. Siamo ad alti e altri livelli.
Un altro libro tra quelli proposti allo Strega che ti è piaciuto?
Mi è piaciuto molto "Randagi" di Marco Amerighi.
E con i libri brutti che rapporto hai?
Se un libro non mi piace, non lo consiglio. E allo scrittore parlo chiaro: "Hai scritto un libro brutto".