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Andrea Pazienza in mostra a Genova

Dal 25 luglio al Museo Luzzati, la grande antologica di Andrea Pazienza: cento tavole originali, tra fumetti e dipinti, di uno degli autori italiani più popolari e irriverenti del secondo dopoguerra.
A cura di Gabriella Valente
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25 luglio – 7 ottobre: per tutta l’estate, e oltre, il capoluogo ligure sarà animato da un’importante mostra, all’interno del Museo Luzzati nella zona del Porto Antico. Un’ampia antologica racconterà il genio ribelle e ironico di Andrea Pazienza, “disegnatore ecletto-sfaticato” dalla vita piena e sregolata, morto prematuramente nel 1988, a soli 32 anni.

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È la più grande mostra degli ultimi 15 anni dedicata al fumettista e pittore: da vignette a dipinti su tela, cento tavole originali ripercorrono la carriera di questo artista poliedrico, ne mostrano l’esaltante qualità artistica e la profondità del pensiero anticonformista, raccontando la complicata storia dell’Italia tra gli anni ’70 e ’80 attraverso gli occhi e le vicende di una generazione di giovani tanto appassionati quanto disperati. Quei giovani che vissero anni bui, gli anni di piombo, gli anni del craxismo, quei giovani bisognosi di rottura, ma immersi nel disagio di una società turbata e in tensione, e che si sentirono costretti da quella stessa società malata a scegliere la droga, il vuoto, l’immobilità.

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La ricca selezione di opere esposte ha attinto dalle tante serie e dai tanti personaggi – alter ego e specchio della sua personalità – creati da Pazienza nel corso della sua vulcanica carriera: dal disilluso, urlante e autodistruttivo Pentothal al perfido e cinico Zanardi, dalla poesia di Pompeo all’ironia di Pert, includendo i disegni per Astarte, Tanino Liberatore, Campofame ed altri lavori per spettacoli teatrali, locandine o ancora vignette e tavole, sempre a metà strada tra il comico e il graffiante, il sublime e l’underground.

Un continuatore della grande tradizione pittorica europea e, in particolare, italiana. Dietro di lui c’è il nostro Rinascimento, ma anche la Pop Art e Disney. Non se li studiava: era un confusionario che impastava tutto e lo rovesciava sulla carta, con l’occhio del narratore”

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Come scrive Roberto Benigni, che a Paz, suo grande amico, ha dedicato il film Il piccolo diavolo, Andrea aveva “lo spirito fanciullesco dello scugnizzo, dell'intelligenza pura in tutti i sensi”.

Attraverso i numerosi lavori in mostra a Genova si potrà vedere come, in perfetto accordo con la sua epoca, Paz ha infranto i canonici modelli del fumetto tradizionale a favore di un linguaggio figurativo e di una scrittura nuovi e accattivanti per il “continuo e travolgente cambiamento di registri, di stile, di grafia e di tecniche”. Il tratto grafico stravagante, divertente, ma anche rigoroso; i testi sapientemente elaborati mescolando parlato, slang, neologismi ed errori ortografici; la verve, l’aggressività, l’incisività dei contenuti e delle forme: è così che Andrea Pazienza ha rivoluzionato la storia del fumetto, diventando uno degli artisti più amati e mitizzati del secondo dopoguerra.

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