Non è detto che un sublime giallista sia anche un buon assassino. Anche se, come rivelò nella sua ultima intervista ai microfoni di Fanpage.it, citando Philip Roth, Andrea Camilleri definiva se stesso un "perfetto assassino", che non "avrebbe lasciato tracce dietro di sé". Per fortuna – la nostra – non è andata così. Perché le tracce che colui che troppo sbrigativamente chiamiamo "papà" di Montalbano sono dei solchi profondi, che affondano le radici in epoche lontane e dense, ben prima che l'invenzione del commissario più famoso della letteratura e della Tv italiana arrivassero al grande pubblico. Tracce che, probabilmente, andranno più in là in futuro, quando libri come "Il re di Girgenti" e altri della produzione appartenenti al filone in siciliano e storico dello scrittore di Porto Empedocle, di cui oggi si celebrano i funerali, troveranno la diffusione che meritano.
Andrea Camilleri, scrittore delle "interferenze"
Prima l'uomo, il marito, il compagno, il papà, il nonno, con le sue virtù e i suoi vizi (nella sopracitata intervista, si rimproverava il fumo e il whisky), agitato da correnti profonde sotto la superficie che ha contribuito a limare l'immagine, con lo scorrere del tempo, di un affabile vecchietto amato da tutti, l'icona del meridionale senza macchia e pieno d'onore, il meglio dell'italianità nel campo delle arti. Romanzi, racconti, pièce teatrali, biografie, documentari radiofonici, programmi televisivi, il filone dialettale, quello storico, l'insegnante di teatro: Andrea Camilleri è stato l'autore per eccellenza delle "interferenze", di linguaggi diversi, a suo modo il più pop tra gli intellettuali italiani, che fondava la sua popolarità su una cultura immensa ma di altissimo livello. La dimensione planetaria raggiunta dai suoi libri non deve trarre in inganno, anzi, ne ha rafforzato la capacità di penetrazione. Per rendere testimonianza di questa complessità, ho voluto ascoltare il parere di alcune personalità dei diversi campi in cui Camilleri si è esercitato, e che lo hanno conosciuto di persona. Iniziamo dove, per sua stessa ammissione, tutto è iniziato: la radio.
"Camilleri sperimentatore in radio" per Lorenzo Pavolini
Per lo scrittore ed esperto radiofonico Lorenzo Pavolini, che più volte lo ha intervistato per Radio3, Andrea Camilleri è stato lo "scrittore dell'ascolto." Tutto il suo immaginario si è costruito alla radio, sulla sua dimensione orale" ha dichiarato l'autore de "L'invenzione del vento", già finalista al Premio Strega 2010 con "Accando alla tigre":
Il suo lavoro alla radio tra gli anni Sessanta e Settanta è stato fondamentale. Fu tra i primi a registrare in esterna dei radiodrammi. Tra il 1974 e il 1975 fu regista dello storico programma "Le interviste impossibili", ma in particolare fu autore e in questa veste realizzò il documentario sperimentale "Outis Topos", registrato tra le case e gli abitanti del quartiere Barriera di Torino, dove la Rai si piazzò con i suoi registratori e consentì alla popolazione del quartiere di auto-raccontarsi.
Fu in quel contesto, continua Pavolini, che Andrea Camilleri ascoltò, e a lungo, tantissimi operai di origine meridionale e "sono certo che da lì lui trasse quell'impasto linguistico e la lingua reinventata che avrebbe reso celebre nei suoi romanzi successivi."
"Maestro di libertà" a teatro per Davide Iodice
Ricordi intimi e aneddoti sul "maestro di teatro" Camilleri, si mischiano nella testimonianza di Davide Iodice, regista, vincitore dell'Ubu nel 1999 e di recente in scena al NTFI con "La luna", che dell'inventore di Montalbano è stato allievo quand'era docente di regia teatrale, ma anche grande amico:
Da un punto di vista personale, è stato come un secondo padre. Mi ha sostenuto sempre, anche nei momenti di maggiore difficoltà. Ma è stato soprattutto uno straordinario "maestro di libertà". Nel mio percorso teatrale gli devo tantissimo, le sue lezioni teoriche che ancora conservo gelosamente sono dei capolavori. Come maestro mi ha insegnato la libertà, mi chiamava l'anarchico campano-vesuviano, ma anche lui lo era: non facevamo lezioni in classe, le sue erano delle narrazioni…
Narrazioni che, ricorda Iodice, a volte si svolgevano sulla terrazza di casa sua: "Una volta, ai tempi in cui la sua prima nipotina scorrazzava per casa, le prendeva il frontino e se lo metteva tra i capelli, poi mi leggeva brani di quelli che in seguito sarebbero diventati parte dei suoi libri più famosi…"
Tra Sicilia e oralità: il Camilleri di Paolo Di Paolo
Per Paolo Di Paolo, scrittore e drammaturgo, non bisogna sottovalutare la dimensione della popolarità di Camilleri, che "probabilmente, come ha scritto Mariarosa Mancuso su Il Foglio, ha fatto leggere libri agli italiani più di quanto non siano riusciti a fare festival, reading e iniziative del genere". Per Di Paolo, classe 1983, il più giovane tra gli interpellati, Camilleri ha qualche tratto di similitudine con Giovannino Guareschi:
Uno scrittore dal sostrato letterario profondo che è riuscito a traghettare l'oralità siciliana in narrazioni di grande freschezza e libertà emotiva. Eppure sbaglieremmo a pensare che è stato solo il migliore esponente italiano del noir mediterraneo, alla Markarīs, Izzo e Montalbàn, perché Camilleri teneva molto alla sua dimensione da narratore storico, dove ha disegnato una sorta di controstoria della Sicilia. O come nella biografia, per me stupenda, di Pirandello, "Biografia del figlio cambiato".
Nel rapporto con Pirandello, ma anche con Sciascia, Bufalino, Consolo, Andrea Camilleri ha mostrato, secondo Paolo Di Paolo "una solarità e affabilità dietro la quale c'era una tensione intellettuale notevolissima. Eppure era quella solarità, avvolta dalla sua nube di fumo, a rendere più incisive le sue posizioni, anche di carattere politico. Come uomo, sapeva stare al mondo, probabilmente perché aveva raggiunto tardi il successo e non se n'era lasciato travolgere. Di sicuro, tra cinquant'anni, nessuno sarà come lui."
Per Michele Rossi "un uomo e scrittore accogliente"
Andrea Camilleri è stato uno scrittore di successo, anche molto prolifico. Per questa ragione, ha affidato a diverse casa editrici le sue opere. Oltre lo storico editore Sellerio, che detiene il catalogo con le storie del commissario Montalbano, diverse perle preziose di Camilleri sono state pubblicate da Giunti, Mondadori e, in particolare, da Rizzoli, con cui il maestro siciliano ha intrattenuto un rapporto privilegiato. Libri come "Biografia del figlio cambiato" (la biografia su Pirandello citata da Di Paolo) e gli straordinari "memoir", tra cui spiccano l'ultimo "Esercizi di memoria" e "Donne", costituiscono una parte fondamentale della sua produzione. Per Michele Rossi, responsabile della narrativa italiana della Rizzoli, Camilleri:
ti accoglieva. In casa ti sentivi ospite importante. Poi iniziava a parlare e tu perdevi il contatto con il mondo perché il mondo diventava ciò che ti stava raccontando. Come nei suoi libri, in cui ogni lettore si sentiva accolto come un ospite importante. Per me è stato un autentico privilegio, conoscerlo e pubblicarlo.