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Amici di Maria De Filippi 2024/2025

Amici 2024, le pagelle di domenica 26 gennaio: Antonia canta Gino Paoli ed è tutto ciò che serve

Domenica 26 gennaio è andata in onda la sedicesima puntata del Pomeridiano di Amici 2024. Antonia strega tutti con Che Cosa C’è di Gino Paoli e Nicolò si trasforma in una superstar con Training Season di Dua Lipa. Qui le pagelle.
A cura di Vincenzo Nasto
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Antonia, Amici 2024
Antonia, Amici 2024
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Domenica 26 gennaio è andata in onda la sedicesima puntata del Pomeridiano di Amici 24, dove si sfidano gli allievi del talent di Maria De Filippi. La giuria è composta in questa puntata da Enrico Nigiotti e Fred De Palma, mentre Benji & Fede hanno presentato il singolo XXX. La gara inediti viene vinta ancora una volta da Antonia con Che cosa c'è di Gino Paoli. È la terza vittoria consecutiva per Antonia che regala una delle migliori esibizioni di quest'edizione con Che Cosa C'è di Gino Paoli. Nicolò si trasforma in una superstar con Training Season di Dua Lipa. Ancora male Mollenbeck, compito sbagliato con Hey Jude dei Beatles. Qui le pagelle.

Antonia, voto 7,5

Si fa fatica a ricordare una concorrente che riuscisse ad autodeterminare la sua posizione in poche settimane. Ciò che accade con Che Cosa C'è di Gino Paoli è una cartolina per il futuro, un'esibizione che ritornerà tra gli highlights di quest'edizione: la voce, forte e tremante, in equilibrio, è tutto ciò che serve.

Nicolò, voto 7:

Ha tenuto il palco da superstar, anche attraverso una regia generosa nei suoi confronti: dopo gli acuti su Somebody To Love della scorsa settimana, serviva qualcosa di diverso e gli riesce con Training Season di Dua Lipa. Molto più presente nelle strofe e una delle sue migliori interpretazioni in lingua inglese.

TrigNO, voto 6,5:

Il Mare D'Inverno appare un tentativo azzardato, soprattutto il tentativo di replicare l'energia donatagli da Loredana Bertè, ma TrigNO sembra replicarla. Anche attraverso la mimica facciale e il richiamo con le mani al pubblico. Per adesso il concorrente con il miglior percorso all'interno del talent, aiuta anche il primo posto nella classifica degli streaming con l'inedito Maledetta Milano.

Vybes, voto 6,5:

Sembra naturale quel filo rosso che segue il suo viso bianco, quasi contrito, appena si avvicina il microfono e il click, appena partono le note di Le Chiavi In Borsa di Willie Peyote e Dutch Nazari. Ma non è banale che tutto questo resista in un testo che accenna ai rapporti tossici senza scadere nei soliti cliché. Un'ingenua verità dopo l'altra sta aiutando Vybes a scoprirsi, anche delle sue paure.

Luk3, voto 6:

Difficile non farsi conquistare da una delle più belle ballad pop italiane degli ultimi anni, che sembra cadere perfettamente a pennello su Luk3. Il torbido, destato dai dubbi sulle sue capacità autoriali, sembrano aggiungersi ai pensieri intrusivi che lo stavano portando fuori da quest'edizione di Amici. Il tutto sembra trasformarsi nell'interpretazione dell'inedito Piangi, tra i brani più "veri" proposti da Luk3 in questo percorso.

Jacopo Sol, voto 6:

Hotel California degli Eagles, insieme a una selezione di arrangiamenti nelle ultime settimane, hanno mostrato un'identità chiara nelle qualità di Jacopo. Una consapevolezza che forse non permette forse di allontanarsi dalla sua zona di comfort: una pecca che condivideva con Antonia, fino alla scorsa settimana.

SenzaCri, voto 5,5:

Un'esibizione debole ma ricercata non le fa spiccare il volo in alcuni momenti intensi di Amarsi un po' di Lucio Battisti: era mancata SenzaCri in questa classe cantanti e la prossima settimana sarà sicuramente meglio.

Chiamamifaro, voto 5,5:

Poetica o meno, la forza di Chiamamifaro appare con la sua estrema caparbia nell'approcciare mondi diversi in un percorso come quello ad Amici. Scoprire lati di sè stessa più leggeri, musicalmente parlando, sembrano averla un po' scottata, facendola ritornare sul cantautorato italiano. E Kurt Cobain di Brunori Sas la abbraccia, soprattutto nella parte finale della canzone.

Mollenbeck, voto 4:

Se la scorsa settimana, la scarsa delivery della sua esibizione, anche dettato dalla confusione nelle strofe, era stato un malus, ciò che è accaduto con Hey Jude dei Beatles appare una scelta autoescludente. Dal tentativo quasi amatoriale nella prima strofa del brano, all'impassibilità in risposta all'intera esibizione. Compito sbagliato.

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