Alle Terme di Caracalla si celebra il mito di Rudolf Nureyev
Al Teatro dell'Opera di Roma si guarda al passato ed al futuro con la disinvoltura delle direzioni artistiche più in voga di questi tempi. Eleonora Abbagnato, madrina dell'ensemble capitolino del balletto, propone in queste tre serate d'amarcord alle Terme di Caracalla il grande repertorio firmato da Rudolf Nureyev in persona. Eh sì, l'etoile del Teatro dell'Opéra di Parigi Eleonora Abbagnato, nonché direttrice artistica della compagine di balletto del Teatro dell'Opera di Roma, ha messo in scena tre estratti di altrettanti titoli coreografati dal tartaro volante, ridando fiato all'intero terzo atto di Raymonda, ad Il Lago dei cigni nelle scene de La Polonaise del primo atto e del pas de trois del cigno nero del terzo atto per finire con il terzo atto de La Bayadere. Giusto per ribadire a caratteri cubitali l'appartenenza di Rudolf Nureyev al novero dei grandi coreografi quali Marius Petipa, padre padrone di gran parte del repertorio di balletto ottocentesco tra i quali, per l'appunto, i tre proposti alle Terme di Caracalla.
Ecco uno sguardo al futuro del Teatro dell'Opera di Roma
La Serata Nureyev è uno degli appuntamenti salienti per la messinscena del repertorio ottocentesco, soprattutto per la predilezione del grande ballerino per i titoli di Marius Petipa. E proprio dal coreografo marsigliese si ripartirà al di là dell'estate, con la rappresentazione al Costanzi de Il Lago dei cigni, seppur nella coreografia del giovane Christopher Wheeldon in scena dal 27 settembre. Seguiranno il natalizio e campione d'incassi Lo Schiaccianoci di Giuliano Peparini al Costanzi dal 18 dicembre, nel tentativo di ripetere le imprese da sold out dello scorso Natale. Dal 2017 la ribalta sarà dedicata da subito a Roland Petit con il Pipistrello, giusto prima dell'ennesimo titolo firmato da Marius Petipa nel 1890, ovvero quella Bella Addormentata ripresa per l'occasione da Jean-Guillaume Bart. La primavera del 2017 sarà invece appannaggio di un trittico del Novecento composto da brani scelti dell'immenso repertorio di Jerome Robbins, Angelin Preljocaj ed Alexander Ekman. La prossima stagione si chiuderà con un altro omaggio, stavolta al genio coreografico di Roland Petit, antipasto del grande repertorio romantico della Giselle di Jean Coralli e Jules Perrot ripresa da Patricia Ruanne, musa ispiratrice di Eleonora Abbagnato importata forse troppe volte al di qua delle Alpi.
La doppia faccia della stessa medaglia di Eleonora Abbagnato
Etoile a Parigi e direttrice artistica a Roma, Eleonora Abbagnato ricopre i due ruoli contemporaneamente da un bel po' di tempo ormai, scompaginando di fatto una tradizione nostrana che vede raramente i due piedi in una sola scarpa. La siciliana è da anni sulla cresta dell'onda parigina, interpretando il repertorio classico e soprattutto contemporaneo con un sorriso sornione e consensi qua e là lungo la Senna. Fino alla chiamata alle armi capitoline sul palcoscenico del Teatro Costanzi nel bel mezzo di una crisi economica, sindacale ed artistica fronteggiata dal pompiere sovrintendente Carlo Fuortes, divenuto poi protagonista dell'altro caso italiano della danza morente dell'Arena di Verona. Si era sul filo di rasoio, in un confine labilissimo tra la bancarotta di Tersicore ed il rilancio in pompa magna con il pompiere che si guarda intorno e si immagina un rilancio addirittura internazionale, agganciandosi al treno in corso dell'Opéra di Parigi. Da quei giorni Eleonora Abbagnato ha preso le redini romane della danza, trainata da quelle più solide e ben pagate parigine, accogliendone a piè pari ballerini, coreografi, assistenti e compagnia bella tutta. Fino a confondere gli euro dell'Opéra con quelli dell'Opera in una mera questione di accenti.