Alla GAM di Torino arriva l’arte dei Macchiaioli: “I primi a raccontare la lotta e il lavoro”
Arrivano i macchiaioli. Alla GAM di Torino, Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea sarà aperta fino al 24 marzo 2019 la mostra con circa 80 opere, dalle origini al 1870, che raccontano una delle fasi più significative dell'arte italiana. Le tele ritraggono i soggetti tipici dei macchiaioli, le donne che cuciono le camicie dei garibaldini nel salotto di casa, le giovani che si esercitano nel canto, nel cucito e al pianoforte, i soldati che scrivono alle fidanzate nei momenti di tregua o che nelle retrovie cercano di trovare un momento di quotidianità. Non gli eroi o i vincitori che entreranno nei libri di storia, ma di certo sono gli uomini che la storia l'hanno scritta (e vinta o persa) con la lotta, con il lavoro, con la fatica. È il mondo che abitano e che conoscono quello che dipingono, senza idealizzazioni, senza pregiudizi e, soprattutto senza giudizi.
Chi erano i Macchiaioli?
Quello dei Macchiaioli è stato il movimento artistico italiano più impegnato e costruttivo dell’Ottocento. Formatosi nella Firenze a partire dal 1855, nasce come reazione all’inerzia formale delle Accademie tenendosi anche in rapporto con i fermenti ideologici del Risorgimento nazionale. Il movimento macchiaiolo afferma la teoria della ‘’macchia’’ sostenendo che la visione delle forme è creata dalla luce come macchie di colore, distinte, accostate o sovrapposte ad altre macchie di colore. Consapevole di questa affermazione e svincolato da formalismi accademici, l’artista è così libero di rendere con immediatezza verista ciò che il suo occhio percepisce nel presente. Teorici e critici dei Macchiaioli furono Diego Martellied Adriano Cecioni che dettarono le regole basilari dello "stile".
A tessere un proficuo dialogo con la pittura macchiaiola è anche la bella collezione ottocentesca della GAM, in particolare le opere di Antonio Fontanesi, ma anche quelle degli artisti piemontesi della Scuola di Rivara (Carlo Pittara, Ernesto Bertea, Federico Pastoris e Alfredo D’Andrade) e dei liguri della Scuola dei Grigi (Serafino De Avendaño, Ernesto Rayper).