All’Opera di Roma torna il fortunato “Rigoletto” di Leo Muscato
Il "Rigoletto" di Giuseppe Verdi e Francesco Maria Piave, librettista ispirato al dramma "Le roi s'amuse" di Victor Hugo, è secondo titolo della stagione in corso del Teatro dell’Opera di Roma ed andrà in scena fino a sabato 10, in simultanea con il capolavoro wagneriano "Tristano e Isotta" per un anticipo d'invero davvero esaltante per i melomani capitolini e non solo. Per la prima volta dal podio del Teatro Costanzi, inoltre, dirigerà l’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma il maestro Michele Gamba, che lo scorso anno ha debuttato al Teatro Alla Scala di Milano alla direzione dell'altro verdiano "I due Foscari", sostituendo l'allora direttore titolare improvvisamente indisposto. Il fortunatissimo allestimento di Giuseppe Verdi torna dopo i successi delle scorse stagioni (prima assoluta nel 2013/2014, ripreso poi nel 2014/2015) per la regia di Leo Muscato che spiega brevemente il filo conduttore dell'intero dramma:
Il travestimento è ciò che lega i personaggi: tutti fingono di essere ciò che non sono, e la bella faccia del Ducato di Mantova è solo la maschera di un mondo in disfacimento. È proprio a partire da questa idea di disfacimento, degenerazione, sfrenatezza, che abbiamo cominciato a ragionare sulla nostra messa in scena. Le tinte forti tratteggiate da Giuseppe Verdi ci hanno suggerito un mondo astratto, pieno di chiaroscuri: ombre, luci dal sapore espressionista e al contempo fortemente evocative.
Nel ruolo del buffone della corte di Mantova vedremo Luca Salsi (baritono di fama internazionale che quest’estate ha trionfato sul palco delle Terme di Caracalla nel ruolo del titolo del "Nabucco" ancora di Giuseppe Verdi) che ci racconta i suoi obiettivi di queste rappresentazioni verdiane:
spero di riuscire a rendere tutti gli aspetti di un personaggio che cambia molto nel corso dello spettacolo, dalla cattiveria iniziale alle tinte tragiche della conclusione. Penso che proprio per questa varietà di stati d’animo "Rigoletto" sia uno dei drammi più riusciti di Giuseppe Verdi e che racchiuda in sé tutte le caratteristiche del suo stile.
Nel ruolo del Duca di Mantova canteranno Piero Pretti e Ivan Magrì, Gilda sarà interpretata da Lisette Oropesa, Sparafucile da Dario Russo, Monterone da Fabrizio Beggi. Completano il cast alcuni dei giovani talenti del progetto “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma: Erika Beretti (Maddalena), Reut Ventorero (Giovanna), Timofei Baranov (Marullo), Aleandro Mariani (Matteo Borsa) e Sara Rocchi (Contessa di Ceprano). Le scene sono di Federica Parolini, i costumi di Silvia Aymonino e le luci di Alessandro Verazzi.
La vita e la disperazione del buffone Rigoletto
Nel primo atto siamo nella Mantova del XVI secolo ed al Palazzo Ducale vive il buffone di corte Rigoletto, gobbo e deforme, unico in grado a prendersi gioco di tutti i protagonisti e gli antagonisti. Fin quando in un intrigo di donne, in cui sono coinvolti il Duca stesso ed il suo acerrimo nemico Conte di Monterone, il povero buffone rischia di avere la peggio. Tra i ricatti e le promesse di vendette dei libertini, infatti, si vuole punire anche l'irriverente ed irrispettoso Rigoletto rapendogli la presunta amante nascosta in casa. In realtà quell'amante è la figlia Gilda che il buffone tiene sotto la stretta sorveglianza di Giovanna. Il Duca tuttavia riesce ad eluderla e, fingendosi il povero studente Gualtier Maldè, riesce a malapena a dichiararle il suo amore prima di essere costretto a fuggire. Intanto Rigoletto è tratto in inganno da alcuni cortigiani convinti di poterne rapire l'amante e ci riescono senza colpo ferir.
Il secondo atto è interamente ambientato al Palazzo Ducale dove Gilda è stata condotta dai cortigiani, all'insaputa del disperato Duca (nel frattempo sinceramente innamorato della giovane Gilda) e dell'addolorato Rigoletto. Sia il Duca che il buffone vengono a sapere della presenza di Gilda proprio nel palazzo così il Duca può possederla e Rigoletto consolarla, dopo che la figlia ha raccontato di essere stata disonorata con l'inganno delle mentite spoglie di Gualtier Maldè. Qui il buffone decide di vendicarsi con la morte del Duca.
Il terzo atto sprigiona tutta la drammaticità scritta da Victor Hugo prima e Francesco Maria Piave poi. Rigoletto prende accordi con il sicario Sparafucile per uccidere il Duca e conduce Gilda in una locanda a mostrargli le vere sembianze del suo amato Gualtier Maldè. Qui il Duca si diverte a corteggiare le donne del posto,ivi compresa la sorella del sicario Maddalena che chiede a Sparafucile di risparmiare il Duca e si accordano ad uccidere il primo uomo a bussare alla porta della locanda per consegnarlo a Rigoletto. Nel frattempo il buffone aveva ordinato alla figlia di fuggire per Verona travestita da uomo così da passare inosservata ma lei, ancora perdutamente innamorata del Duca, torna sui suoi passi, bussa alla porta della locanda e viene freddata dal sicario. Nascosta in un sacco, viene consegnata a Rigoletto che la getta in un fiume ma, al sentir la voce del Duca in lontananza, recupera il sacco e trova il corpo in fin di vita di Gilda che gli chiede perdono. Da qui la disperazione di Rigoletto e del suo amore paterno e popolare, proprio come voleva Giuseppe Verdi.